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Capitan Artiglio racconta il suo Kids with Guns

Abbiamo fatto una chiacchierata con l'autore di una delle opere più interessanti del catalogo BAO, ecco come è andata!

Kids with Guns è un fumetto pubblicato da BAO Publishing, arrivato al secondo volume (stiamo attendendo spasmodicamente il terzo, e conclusivo, capitolo). Si tratta di un’opera particolarissima, con uno stile unico e un setting semplicemente folle. E per di più, si tratta del primo fumetto pubblicato dal suo autore, Julien Cittadino, in arte Capitan Artiglio, che in precedenza ha lavorato come illustratore ed è il co-autore del webcomic Sappy. Dopo aver letto i primi due capitoli di Kids with Guns, che ci hanno affascinato e intrigato, abbiamo contattato gli amici di BAO e abbiamo organizzato una chiacchierata con l’autore per soddisfare le nostre molte curiosità.

Kids with Guns: dinosauri, western e magia

kids with guns

Riassumere ciò che c’è da aspettarsi da Kids with Guns è un’impresa. Partiamo col dire che la storia ha tutte le caratteristiche di un western: ci sono banditi e tutori dell’ordine, ci sono pistoleri e saloon, ci sono città di frontiera e vasti deserti, ci sono tradimenti, rapine, vendette, sparatorie, insomma, tutti i clichè che ci si aspetta. Però ci sono anche i dinosauri. Come, i dinosauri? Eh, già, i dinosauri. La storia è ambientata in un mondo popolato da enormi rettili colorati, che sono stati bene o male addomesticati ed ora hanno il ruolo di cavalcature ed animali da soma. Con le dovute differenze, naturalmente: avere un dinosauro particolarmente grosso e cattivo come proprio compagno di viaggio rappresenta un ovvio vantaggio tattico in un mondo comunque dominato dalle violente logiche della frontiera. Non solo: questo mondo è anche attraversato da forze esoteriche, magiche, misteriose, che donano poteri sovrannaturali a pochissimi (s)fortunati individui: immortalità, raggi infuocati, portali verso nuove dimensioni…non c’è davvero limite all’assurdo. Tutti questi elementi sono all’apparenza molto poco mescibili, ma Capitan Artiglio riesce ad amalgamarli insieme in modo perfetto, ottenendo un mondo coerente, interessantissimo, dove i personaggi, pur facendo i conti con tutte le stramberie di questa ambientazione atipica, rimangono comunque assolutamente umani, sono mossi da desideri e paure comprensibili, e risulta facile immedesimarsi e tifare per loro. Con il secondo volume, specialmente, i protagonisti affrontano archi narrativi complessi, che li portano a fare esperienza, evolvere, maturare.

Insomma, Kids with Guns è un’opera sicuramente sopra le righe, ma non lasciatevi trarre in inganno dalla grafica coloratissima o dall’assurdità della premessa: c’è molto di più dietro a questo “western con i dinosauri” di quanto sembri! Capitan Artiglio ha messo insieme una storia complessa, a tratti profonda, mossa da personaggi ben scritti a cui vi affezionerete. Nell’attesa dell’uscita del terzo capitolo, quindi, parola all’autore!

kids with guns

Orgoglio Nerd: Julien, benvenuto su Orgoglio Nerd. Innanzitutto, le dovute presentazioni: parlaci di te! Come ti sei formato? Che lavori hai fatto prima di Kids With Guns?

Capitan Artiglio: Ciao Orgoglio Nerd e grazie per l’ospitata! Ho studiato al liceo Artistico poi all’Accademia Albertina che non ho finito, tuttavia per un anno ho seguito sempre in Accademia un corso di fumetto, che è stato fondamentale per la mia formazione, tenuto da Pierpaolo Rovero. Ho iniziato a lavorare nel 2013 come grafico e illustratore per locandine di concerti e copertine di dischi, fino a disegnare la copertina di S.U.S.H.I.N.E di Rancore & Dj Myke e le copertine di quasi tutti gli album di Murubutu.

ON: Dicci due parole sul tuo nome d’arte, Capitan Artiglio. Desideriamo ardentemente sentirti dire che è una consapevole citazione da un adorabile videogioco degli anni Novanta… ce lo confermi?

CA: Assolutamente sì, come anticipavi, si tratta di una citazione del videogioco anni Novanta della Monolith Productions, Claw, dove il protagonista, Capitan Artiglio appunto, era un gatto pirata in fuga dai cani della marina inglese. Era un gioco con cui da piccoli io e mio fratello giocavamo davvero moltissimo. Certo, se avessi saputo che avrei pubblicato un albo con BAO e Casterman con questo nome forse ci avrei pensato una settimana prima di decidermi, però alla fine sono contento così.

kids with guns

ON: Cosa ci racconti di Kids With Guns? È un’opera complessa da riassumere: un western con i dinosauri? Pistoleri con i superpoteri (e dinosauri)? Come lo descriveresti a chi non ha idea di cosa ha per le mani?

CA: Tutto quello che hai anticipato e aggiungo che è una storia che parla di crescita e di famiglia, è un racconto di formazione, corale e in un mondo, sì estremizzato, con pistoleri, dinosauri e poteri mistici ma per altri aspetti, non troppo diverso dal nostro.

ON: Come hai creato il mondo di Kids With Guns? Sei partito da un personaggio, dall’ambientazione, da un’immagine…?

CA: Parto di solito dai personaggi, poi dall’ambientazione, negli extra di questo secondo volume “Kids With Guns 2 – Tribe” racconto anche un aneddoto su come sia partito tutto!

ON: Com’è avvenuto il contatto con BAO Publishing e come si è concretizzato il progetto editoriale? È stata dura convincerli?

CA: Il progetto è partito in tempi piuttosto brevi, avevo portato un proposal cartaceo spillato al Salone del Libro di Torino del 2016. Si trattava di una trentina di pagine, venti erano tratte da quello che sarebbe diventato il primo capitolo di Kids With Guns e le restanti erano dedicate alla sinossi e allo studio dei personaggi e dell’ambientazione. Passati circa tre mesi, ho firmato il contratto per il primo volume di quella che, fin da subito avevamo concordato, sarebbe diventata una trilogia.

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ON: Parliamo delle tue influenze artistiche: mettiamo la mano sul fuoco sul nome di Toriyama…

CA: Akira Toriyama è sicuramente la mia influenza più grossa, è una cosa che dico spesso, oltre ai suoi manga in più edizioni ho una quantità spropositata di action figure di Dragon Ball e Arale. In più possiedo diversi rodovetri originali di anime tratti dai suoi lavori: il mio preferito, è tratto dalla scena in cui Gohan bambino scappa da un gigantesco dinosauro, contenuta anche nella prima opening di Dragon Ball Z.

ON: E invece, svelaci un po’ delle tue influenze in generale: le tue tavole sono dense di dettagli, e ci siamo molto divertiti a cogliere le citazioni che hai nascosto ovunque… Pokémon, Dragon Ball, i Daft Punk, Star Wars…

CA: I pupazzi ispirati ai cartoon degli anni Novanta sono un rimando all’infanzia, la storia è in parte incentrata su una ragazzina e, in questi termini, gioco anche un po’ sull’immaginario del lettore che se ha la mia età è cresciuto con le stesse cose. In secondo luogo c’è da dire che è una cosa che mi diverto a fare. Al lettore piace molto questa sorta di seconda/terza lettura in cui potersi perdere tra i vari dettagli e citazioni e vi assicuro che è altrettanto divertente inserirli.
Cerco sempre di fare un mix tra vari riferimenti estetici anche opposti tra loro per creare qualcosa di omogeneo.
Ti faccio un esempio: nella prima parte del secondo volume il cherubino ha un abito a metà tra un costume tradizionale della danza degli scheletri tibetana e la giacca Supreme vanson leather bones, e come in questo caso cerco sempre una via di mezzo tra il tribale e il pop.
In questo volume i riferimenti più palesi al cinema sono Sonatine di Takeshi Kitano, sia per un’inquadratura all’inizio del libro ma soprattutto per la scelta stilistica nel raccontare le vite di gangster che lontani dalla guerra tra bande, anche se imminente, decidono di rilassarsi e divertirsi. Poi, sempre nel cinema, mi ha influenzato anche Tokyo Tribe di Sion Sono per la doppia splash che figura la mappa con le diverse bande criminali nella città e anche per la scelta del sottotitolo del volume.

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ON: Il primo volume introduce dei personaggi favolosi, come i fratelli Doolin, il loro misterioso padre, e naturalmente la “pistolera senza nome”, suggerendo quello che poi il secondo volume rende ancora più chiaro, fin dal sottotitolo “Tribe”: uno dei temi principali dell’opera è la famiglia. Qual è per te il messaggio di fondo?

CA: Non penso mai a un messaggio ultimo perché non credo di avere una morale da insegnare, come dici tu è una storia parla di famiglia. Mi piace molto lavorare su racconti di formazione, e anche lavorare su dei personaggi che inseguono una situazione di comfort, come una famiglia, i parenti, gli amici, gli affetti. I fratelli Doolin in modo differente si costruiscono o ricercano una loro personale famiglia, così come Bill, loro padre, e la bambina senza nome.

ON: Non faremmo il nostro lavoro se non ti chiedessimo qualche anticipazione sul terzo volume! Cosa ci puoi svelare?

CA: I nodi verranno al pettine, ci sarà parecchia azione e farà la sua prima comparsa un personaggio che fin ora è stato nominato più volte nella storia senza comparire mai.

ON: E infine: dopo una partenza così straordinaria, non vediamo l’ora di scoprire cos’altro produrrà la tua mente vulcanica. Stai lavorando ad altri progetti, o hai altre idee che ti piacerebbe sviluppare?

CA: Mi piacerebbe pensare a una serie ambientata nello stesso universo narrativo, ma con altri personaggi e situata in altre zone del pianeta, ci sto ancora pensando. In questo periodo sto continuando anche Sappy il webcomic che ho co-creato con Oscarito e Albhey Longo del quale potete leggere la prima stagione su Wilder.com, dobbiamo ancora chiudere la prima stagione ma abbiamo in testa altre due stagioni che se avremo pubblicazione cartacea ci piacerebbe continuare.

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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