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Doctor Strange: la magia di Scott Derrickson

I rumors sulla possibile realizzazione di Doctor Strange iniziano a diffondersi già nei primi anni dalla nascita del Marvel Cinematic Universe, ancora prima dell'uscita di Avengers. Poi arriva una prima conferma non ufficiale quando Jasper Sitwell in Captain America: The Winter Soldier su un tetto pronuncia il nome del personaggio (causando quasi uno svenimento in sala per chi scrive), fino all'annuncio definitivo del titolo insieme a tutta la Fase 3. Poi da lì le prime notizie sul casting, i rumors su Cumberbatch, la quasi firma di Joaquin Phoenix, il ritorno definitivo di Benedict, l'entrata di Tilda Swinton, Chiwetel Eijofor, Rachel McAdams, i trailer e così via fino all'uscita del film. Ma perché c'era tutta questa attesa per un film sul Dottor Strange? La risposta è che questo personaggio è completamente diverso da tutti gli altri visti, non solo nel Marvel Cinematic Universe, ma nel cinema supereroistico in generale. L'entrata in gioco della magia, contrapposta alla (fanta)scienza di Iron Man e Cap, il carattere a volte difficile e altero, i capelli bianchi, il costume eccentrico anche per un eroe dei fumetti… Il rischio di un fallimento totale era molto alto, non era facile realizzare qualcosa che cogliesse tutti questi elementi ed incastrarlo nel complesso universo cinematografico Marvel, risultando credibile e al contempo fornendo un buon intrattenimento. Fortunatamente Doctor Strange è riuscito a fare anche questa magia. 

Partiamo analizzando uno degli aspetti che più interessa al grande pubblico, visto il coinvolgimento di uno degli attori più quotati al momento, ovvero il cast. Benedict Cumberbatch si dimostra assolutamente all'altezza del personaggio, riuscendo senza problemi a passare dallo Strange arrogante a quello più umile, da quello scettico al saggio, risultando sempre credibile. Altrettanto memorabili le prestazioni di Chiwetel Eijofor e soprattutto Tilda Swinton: nonostante le mille polemiche sul suo casting, nessuno sarebbe riuscito a dare vita all'Antico meglio di lei. Ottimi anche Rachel McAdams e Mads Mikkelsen, anche se su quest'ultimo (o meglio, sul suo personaggio) ci sarà da fare un discorso più tardi. Il vero punto di forza di Doctor Strange però, come già vi avevamo preannunciato dopo aver visto l'anteprima in IMAX è la regia di Scott Derrickson. La costruzione delle scene in cui la realtà viene distorta grazie all'uso della magia è quanto di più creativo si sia visto in un cinecomics da anni e anni a questa parte. La prospettiva viene continuamente modificata, ribaltata, stravolta, distrutta e ricostruita in un gioco degno del migliore M.C. Escher. Più di una volta verranno sfruttati pattern di diverso tipo, dalle decorazioni del pavimento alle finestre dei palazzi, per creare ambienti in cui lo spettatore riesce al contempo a sentirsi disorientato e tuttavia avere un'ottima comprensione della scena, ordine e caos insieme, sensazioni amplificate dalle ripetute modifiche alla gravità che rovesceranno in ogni modo i personaggi, creando combattimenti impressionanti e incredibilmente innovativi. Assolutamente indimenticabile la sequenza in cui Stephen Strange per la prima volta si ritrova ad esplorare la realtà al di là delle proprie percezioni, una vera e propria festa per gli occhi, che andrebbe analizzata fotogramma per fotogramma per coglierne a pieno l'essenza e comprendere l'eccezionale lavoro di preparazione necessario per realizzare una scena di questo tipo.
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Per dovere di cronaca, è giusto sottolineare alcuni aspetti del film che purtroppo gli fanno perdere alcuni punti nella valutazione finale. Il problema più grave è il solito problema della Marvel; il villain. Nonostante l'ottimo lavoro di Mads Mikkelsen, già citato in precedenza, il personaggio di Kaecilius è ancora una volta poco incisivo, debole e lontano dai livelli del Kingpin di Daredevil o dallo stesso Loki. Le sue motivazioni non sono particolarmente chiare e in generale non risulta molto approfondito, quindi sarà difficile che vi ricordiate di lui una volta usciti dalla sala. Secondariamente, anche se meno terribili, ci sono alcuni difetti nella sceneggiatura. Se si può passare sopra su alcune gag che smorzano la tensione quando non dovrebbero, perché ormai sono una costante nel Marvel Cinematic Universe, e su uno Stephen Strange che spesso si avvicina pericolosamente al confine che lo separa da Tony Stark (senza mai superarlo davvero però), è difficile mandare giù il fatto che Doctor Strange sia a tutti gli effetti una origin story delle più classiche. Dopo aver visto l'ottimo inserimento di Pantera Nera e Spider-Man nell'universo cinematografico a maggio, realizzato senza bisogno della classica struttura, ci si poteva aspettare qualcosina di più originale.
Concludendo, possiamo sicuramente dire che Doctor Strange è un ottimo film, che sarà capace di soddisfare le aspettative altissime dei fan di tutto il mondo e soprattutto apre moltissime vie per il futuro dell'universo cinematografico della Marvel, ben più di quante potevamo immaginare prima della visione. Ma dopotutto, non avevamo ancora aperto il nostro Occhio…

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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