Intrattenimento

C’era un Castello in Cielo

Finalmente ci siamo, e l'abbiamo visto anche per voi: dopo un travaglio di ventisei anni e un rilascio in DVD di un anno nel 2004, i cinema ci danno l'opportunità di vedere Tenkū no Shiro Rapyuta, o anche solo Laputa.

O meglio Il castello nel cielo, come porta a titolo la distribuzione di Lucky Red. Non siamo stati i soli a soffrire in passato noi dello Stivale, perchè gli stessi problemi ci sono stati in Spagna; e speriamo che anche i fan iberici dell'animazione possano presto godere di una sua comparsa in commercio.

Perché, insomma, non parliamo di poco. Parliamo del lungometraggio che ha inaugurato lo Studio Ghibli, del terzo film di Hayao Miyazaki, c'è dietro il fiore all'occhiello dell'animazione giapponese e portabandiera della sua qualità in Occidente.

E dopo problemi di distribuzione e blasoni, parliamo un po' del film stesso. Parliamo ad esempio del giovane Pazu, figlio di un pilota e legato alla ricerca di Laputa; ma anche di Sheeta, la ragazza che porta con sé il mistero e i segreti che la rendono una fuggiasca inseguita da inquietanti agenti governativi. Parliamo della banda di pirati – energumeni e poco sottili ma legatissimi al loro capo e madre Dola, un'attempata signora da combattimento come non se ne vedono da un po' di tempo. E parliamo di Laputa, l'isola volante che per il nome e l'idea prende spunto da Jonathan Swift, ma se nei Viaggi di Gulliver era la dimora di un'enclave di intellettuali eccellenti nella teoria e un tantino incapaci nella vita pratica di ogni giorno, questa Laputa diventa invece il luogo di custodia di un temibile segreto. Un posto arcano e custodito da antichi automi oblunghi, un posto la cui ricerca può valere la vita di molte persone.

Il castello nel cielo è il luogo dove portano le avventure, i voli rischiosi, i sogni che porteranno due ragazzi ad affrontare non difficoltà ma veri pericoli mortali… per poi crescere. E' una storia di avventura che reca gli inconfondibili marchi dei racconti animati di Miyazaki: c'è una grande predominanza del volo (le navi volanti, l'isola che fluttua, le cadute nel vuoto) e sotto al classico racconto di avventure e di ragazzi che crescono, si avvertono il pacifismo e i temi ambientalisti cari al Maestro giapponese. L'insensatezza della guerra, il robot che su Laputa si prende cura delle piante e animali rimasti, i bellissimi paesaggi aperti sono elementi che continueremo a trovare nel cinema Ghibli, e qui sono al servizio di una storia molto classica a confronto di alcune che troveremo poi nel cinema di Miyazaki – Porco Rosso, ancora incentrato sul volo, le batte tutte in fatto di stravaganza e surrealtà – ma che non cessa di emozionare e riempire di senso di meraviglia. Anche ora, a ventisei anni di distanza.

Altro da dire? Una particolare predilezione per la colonna sonora, per esempio. Ad opera di Joe Hisaishi, fedelissimo di Miyazaki di cui musicherà ogni singolo lungometraggio, è un accompagnamento a volte a piena orchestra e in altri momenti condotto da un pianoforte cristallino carico di malinconia, mistero e visioni di quei cieli sconfinati sopra e sotto Laputa che non mancano di infondere quel carico sottile di poesia che in Ghibli non vengono mai meno. Anzi, Hisaishi è un elemento che riteniamo essere tutt'altro che superfluo nella forza dei film di Miyazaki, i suoi temi sono come una seconda voce per quelle bellissime storie.

Tutte queste parole in più per dirvi che Il castello nel cielo è decisamente un classico e non possiamo che consigliarlo, tanto più ora che lo possiamo vedere anche in italiano e davanti ad un grosso schermo. Che aspettate?

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