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L’Endurance: una storia di eroi

Oggi, 100 anni fa, intorno al 70esimo parallelo si inabissava l’Endurance. Oggi manderemmo un messaggio con il GPS e ce ne staremmo sul pack antartico ad aspettare l’elicottero dei soccorsi. Questione di qualche ora. Una seccante scocciatura, un dispendio di denaro. Nulla più. 
All’epoca la scelta fu diversa. L’affondamento dell’Endurance significò l’inizio di un’avventura, di un’impresa più grande ancora di quella che già si stava vivendo. Erano diversi mesi (dal 19 gennaio) che la nave era bloccata tra i ghiacci. L’equipaggio, composto da 27 uomini e un clandestino, aveva già dato fondo a tante risorse, trucchi da marinaio, come la stufa improvvisata, il rancio allungato, un cofferdam di fortuna. Si erano affrontate anche decisioni radicali, Mrs. Chippy (il gatto di bordo) i cani da slitta… troppe bocche da sfamare.
Ma l’Endurance era ancora lì, si sarebbe liberata e la situazione si sarebbe risolta… no. Nel buio polare del 21 novembre 1915 il pack si strinse in una morsa definitiva che spezzò lo scafo già malmesso e pose fine all’agonia del veliero.
Ernest Henry Shackleton era a capo della spedizione, spedizione quanto mai controversa. La prima del Regno Unito dopo che Scott venne sconfitto dal norvegese Amundsen nella corsa al Polo Sud. Con i conflitti della Prima Guerra Mondiale alle porte, la sfida posta da Shackleton nell’attraversare l’intero continente antartico non venne accolta con facilità. In questo contesto, con la consapevolezza di essere a decine di migliaia di km di distanza dalla propria patria, a lui il compito di decidere il da farsi.
Opzione uno: perdersi d’animo, abbandonare ogni speranza e morire sul ghiaccio.
Opzione due: stringere i denti, organizzarsi e uscirne vivi.
Si decide di proseguire a piedi alla ricerca di una soluzione per sopravvivere. Un solo comando: “Lasciate ogni zavorra” fanno eccezione i sacchi a pelo, il tabacco, i diari di viaggio. Si fece eccezione anche per Frank Hurley, fotografo ufficiale della spedizione, al quale fu concesso di portare con se la macchina fotografica e una manciata di rullini. I rullini, già. A darvi un misura di quanto questa storia sia incredibilmente sorprendente, nel luglio 2014 su questo stesso portale, riportiamo la notizia che un rullino perduto è stato ritrovato e sviluppato. Un rullino che per quasi 100 anni, protetto dal gelo, ha custodito alcuni istanti di quegli incredibili momenti. Con un Hard Disk non saremmo stati altrettanto fortunati.
Il gruppo di uomini prosegue e prosegue, seguiranno faticose battute di caccia, imprevisti, oltre 1600 km su imbarcazioni di fortuna, montagne da scalare, missioni di soccorso… 
Non vogliamo privarvi del piacere di scoprire questa incredibile storia e per non fare spoiler su come sia andata a finire, anche perché vi sfidiamo a indovinare quanto questo racconto possa complicarsi, vi lasciamo solo alle parole dell’esploratore Raymond Priestley: “Datemi Scott a capo di una spedizione scientifica, Amundsen per un raid rapido ed efficace, ma se siete nelle avversità e non intravedete via d’uscita, inginocchiatevi e pregate Dio che vi mandi Shackleton”.
In questa rubrica dovremmo attenerci a fatti scientifici, verificati, ma questa volta il nostro è un riassunto emozionato e appassionato, in cui l’imprecisione è dovuta alla ricchezza di racconti e versioni che questa avventura ha ispirato. Ma di vera storia si tratta per questo vi invitiamo a cercare il volume edito da Kleiner Flug “L’ultimo viaggio dell’Endurance” di Pierpaolo Putignano e Luca Lenci che qui ci fanno omaggio di una stupenda illustrazione e di una tavola del loro fumetto. Ma potete anche approfondire le vicende e leggere il libro del 1959 di Alfred Lansing, un meticoloso e avvincente saggio composto dall’intreccio dei vari diari dei membri dell’equipaggio.
Quella di Shackleton, la spedizione dell’Endurance, la Spedizione Imperiale Trans-Antartica viene convenzionalmente considerata l’ultimo atto delle spedizioni eroiche. Ma l’epoca degli eroi non è finita, non finirà mai, la conoscenza dell’uomo è sconfinatamente limitata e avremo sempre l’opportunità di partite e cercare, scoprire, imparare. Uomini come Shackleton più nella loro forma così romantica, ma ora abbiamo altri eroi, che vestono in blu, lavorano in assenza di peso e si fanno chiamare Samantha. 
Ci sono eroi per ogni epoca.
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Testi di Jacopo Peretti Cucchi (OrgoglioNerd)
Fumetto di Pierpaolo Putignano e Luca Lenci

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