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Lo chiamavano Jeeg Robot: io non vedo più la realtà

Vediamo in voi la stessa paura che potrebbe afferrare i nostri cuori, anzi la stessa preoccupazione, quasi una certezza, che anche noi avevamo prima di vedere Lo Chiamavano Jeeg Robot.
Pregiudizi forgiati nel fuoco di decadi di delusioni tutte italiane, un letto di chiodi che registi banali, cinepanettoni, drammi giovanili e soubrette hanno costruito negli anni.
E come darvi torto? Il cinema italiano, ai nostri occhi, è un villain ormai da parecchio tempo. L'arrivo degli Youtubers al cinema è solo una delle tante nuove armi che quel supercattivo potrà usare contro di noi.
Eppure ricordate quando era grande? Un Eroe? Il suo costume quasi totalmente bianco e nero, noi lo ricordiamo. In Italia o Muori in Bianco e Nero o vivi abbastanza a lungo da diventare un cinepanettone.
Nessuno può biasimarvi se pensate che il cinema italiano attuale sia un'emozione da poco, quale giuria vi condannerebbe?
Quello che pensate voi adesso è lo stesso che pensavamo noi prima di entrare in sala, prima di Jeeg era tutto un “non c'è più speranza”.
Figuriamoci poi un SuperEroe Italiano, che baggianata. Ecco, la prima cosa che vogliamo dirvi è: Lo chiamavano Jeeg Robot non è un film americano italiano, non è un tentativo di scimmiottare un tipo di cinema che non ci appartiene, Jeeg è una pellicola italiana estremamente contestualizzata e amalgamata alla nostra società.

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Dopo l'enorme delusione de “Il Ragazzo Invisibile” dove avveniva l'esatto contrario, cioè si cercava di fare “l'ammerregano” con addirittura i russi come malvagi, possiamo capirvi se siete ancora poco convinti.
Ma vi chiediamo un atto di fede, vi chiediamo di andare al cinema questo 25 febbraio, cercando di scrollarvi di dosso la cenere del passato. 
Per questo vogliamo dirvi poco della pellicola, per questo ora, qui, non ci dilungheremo sulla fotografia, sul montaggio o sulla colonna sonora.
Perché Lo Chiamavano Jeeg Robot è un'emozione, un'opera, che fa perdere il contatto con la realtà e non a caso stiamo citando Anna Oxa.
Gabriele Mainetti (il Regista), Claudio Santamaria (l'Eroe) e Luca Marinelli (il Villain) trasudano passione a ogni scena, loro hanno creduto nel film, ci hanno messo l'anima e questo si vede, e per vederlo dovete guardarlo.
Sembra una frase ovvia ma non lo è, perché molti, troppi etichetteranno la pellicola come “Italiana” e questo significa molto, troppo per un film che deve essere visto.
Lo Chiamavano Jeeg Robot usa il suo budget in maniera intelligente, amalgamando effetti semplici, essenziali e convincenti a una trama che richiede esattamente un basso livello di azioni straordinarie. Non ci sarà mai un momento fanfarone dove vedremo macchine volanti, personaggi che corrono velocizzati come nelle comiche del 1915 o scenografie caricaturali con sottomarini o strane attrezzature luccicanti.
Ci troviamo di fronte a una pellicola credibile, non credibile perché tutto è veritiero, ma credibile dato il presupposto supereroistico, credibile a livello nostrano e credibile perché alla fine ci renderemo conto che è quello che farebbe un nostro connazionale nella medesima situazione, e questo vale sia per l'Eroe che per il Villain.
Questo articolo è più emotivo che tecnico, ne siamo coscienti, ma abbiamo scelto questa via proprio ispirati dalla pellicola; una pellicola che stupisce per la passione e il trasporto.
Lo Chiamavano Jeeg Robot ci da tutto senza chiedere in cambio niente, forse solo un po' di fiducia.
Dopo averne prese tante, dove ogni commediola sexy è un pugno, possiamo comprendere che la voglia di rialzarvi e tornare al cinema per un film nostrano sia poca, ma non è questo che fanno gli eroi? Vanno al cinema.
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