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Maus e il giorno della memoria

Leggete Maus di Art Spiegelman. Leggetelo perché è una di quelle storie, uno di quei libri che tutti dovrebbero leggere almeno una volta, e se possibile rileggere più volte in diversi momenti della propria esistenza.
Perché per quanto sia innato cercare di rimuovere le esperienze traumatiche, voler dimenticare cose negative e tragiche, in certi casi è imperativo non farlo.
In certi casi la cosa giusta da fare è ripercorrere strade note per rivederle più volte con occhi diversi. A volte per cercare le motivazioni per quello che è successo, a volte per imparare dal passato e, in una prospettiva universale, non ripetere gli errori della storia, e poi perché lo dobbiamo alle vittime del passato, a tutte le vittime.
Da una prospettiva più umana e individuale ricordare ci serve per cambiare la prospettiva della nostra esistenza, con il fine che un passato così vicino, ma così emotivamente lontano e incredibile, possa essere da noi immagazzinato ed elaborato.
Spesso ci si sente chiedere perché ricordare proprio lo sterminio nei campi nazisti piuttosto che tanti altri genocidi razziali e non. È possibile che la motivazione possa risiedere nel fatto che, mettendo da parte un mero discorso di numero di vittime che ha un’importanza diciamo relativa, l’olocausto in questione è successo in casa nostra, proprio in Europa, in stati europei che venivano da secoli di democrazia e politiche illuminate (rispetto a molte altre realtà).
Luoghi dove la tecnologia e il progresso erano stati utilizzati fino a quel momento per la ricerca della felicità e aumento del benessere, e che improvvisamente diventano strumento di annientamento sistematico e totale.
Maus ha un taglio e una profondità unici, è sì la storia della Shoah, ma è soprattutto una storia, la biografia del padre dell’autore Spiegelman, ebreo polacco che ripercorre soprattutto gli anni dal 1939 al 1944. Ma anche lo sviluppo del rapporto tra un padre e un figlio in tempi certo più pacifici, che però si portano il peso di un passato difficile, dolorosamente inarrivabile per il giovane Art.
Detto con le sue parole: “So che è pazzesco, ma a volte avrei voluto essere ad Auschwitz con i miei per capire veramente cos’hanno passato!…il mio credo sia un senso di colpa per aver avuto una vita più facile della loro
La prospettiva unica del figlio di un sopravvissuto di Auschwitz, non ha solo un interesse documentaristico, una trasposizione dei fatti narrati. Ma è la visione di come il passato possa gettare la propria ombra sulle generazioni nate ben dopo la guerra in modi unici e inaspettati.
Anche per questo è più facile capire Maus per noi, perché è l’anello di congiunzione tra chi ha vissuto la tragedia dei campi nazisti e chi ne ha sentito solo raccontare. Quella di Art è la prospettiva di chi ha vissuto sulla propria pelle il peso del senso di colpa di chi era sopravvissuto e i sensi di colpa hanno le braccia lunghe.
Maus è un’opera intensa e di spessore il cui valore letterario è innegabile indipendentemente dal tema trattato,e vi invitiamo ancora di più a leggerla per quello che ha da offrire e non solo per per non dimenticare ma soprattutto per continuare a riflettere.
Nello specifico nella giornata di oggi 27 gennaio, si celebra l’arrivo delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa e conseguente liberazione dei prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945. Tra il 16 maggio e il 24 maggio 1944 furono gasati 100.000 ebrei ungheresi. Ma una giornata della memoria potrebbe e dovrebbe servire anche per cercare di documentarsi il più possibile sui fatti accaduti e a uno studio per quanto più possibile approfondito della storia, con un'attenzione particolare allo svolgimento di cause ed effetti. Per conoscere.

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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