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Perché il licenziamento di James Gunn dai Marvel Studios non va ignorato

Venerdì sera è arrivata a sorpresa una notizia che ha sconvolto il mondo degli appassionati Marvel: James Gunn, regista e sceneggiatore dei due film dedicati ai Guardiani della Galassia, è stato licenziato da Disney e quindi non dirigerà il terzo capitolo della trilogia (di cui ha tuttavia già completato la sceneggiatura). Alla base di questa decisione, una serie di tweet pubblicati dall'autore tra il 2009 e il 2012, contenenti battute piuttosto "forti" su temi controversi come pedofilia e abusi sessuali.

I fan del Marvel Cinematic Universe sono rimasti generalmente molto amareggiati da questa notizia, dato che il lavoro di James Gunn è sempre stato apprezzato e che sembrava essere lanciato verso un ruolo di supervisore di questo franchise, soprattutto per quanto riguarda la sua parte "cosmica". A prescindere da questo però, la decisione di Disney ha delle implicazioni piuttosto importanti (e pericolose), per cui abbiamo voluto prenderci uno spazio per analizzare insieme i pro e i contro di questa decisione, per poi metterli da parte e spiegare perché nessuno di questi conta davvero.
Partiamo dalle basi: Disney non poteva ignorare la faccenda. È risaputo da tempo come la compagnia sia estremamente attenta ad associarsi solo a personalità in linea con i propri valori, imponendo spesso regole ferree nei comportamenti fuori dal set. Era ovvio quindi che una volta portate alla luce quelle dichiarazioni, avrebbero dovuto prendere provvedimenti drastici. Se già normalmente le personalità pubbliche devono prestare molta attenzione alle proprie uscite, tanto più quando sei legato a un brand a target familiare come questo. 
Certo, si trattava di semplici battute, probabilmente non peggiori di quelle che spesso ci è capitato sentire in privato, ma come abbiamo già imparato in questi anni, una figura con un seguito di questo livello deve sempre essere un modello per i suoi fan e la pedofilia è un argomento estremamente delicato, tanto che è raro che le battute al riguardo possano riuscire bene e quindi per molti non è neanche accettabile scherzarci sopra.
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D'altro canto, è giusto sottolineare che sono anni che tutti i tweet incriminati sono presenti sul profilo di Gunn. È improbabile che non ne fossero a conoscenza quando è iniziato il suo rapporto con i Marvel Studios e sembra davvero strano che siano stati ignorati fino a questo momento. Il fatto che, come sottolineato da Gunn stesso nel comunicato che ha rilasciato dopo l'annuncio del suo licenziamento, sia passato così tanto tempo da quel tipo di comportamenti è rappresentativo di come oggi non si riconosca più in quell'atteggiamento (che, tra l'altro era solo un tentativo di provocazione e non una riflessione di chi davvero è il regista, stando alle sue parole).
Si poteva quindi ipotizzare una soluzione diversa, con delle scuse pubbliche da parte di Gunn e una punizione meno drastica rispetto alla completa interruzione dei rapporti, che avrebbe permesso di salvare capra e cavoli. Sul piatto della bilancia, contrapposto al danno di immagine per Disney, va infatti messo il fatto che il franchise di Guardiani della Galassia è legato a doppio filo nella mente degli appassionati a James Gunn, che ha posto le basi per lo sviluppo e il successo dello stesso. Sarà molto difficile per una parte del pubblico assistere a un terzo capitolo che non veda il coinvolgimento del suo autore originale.
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Immaginiamo comunque che questo tipo di considerazioni, al netto della velocità di risposta della compagnia, siano state fatte da persone che hanno molta più esperienza di noi nel campo del marketing e delle pubbliche relazioni ad alti livelli, per cui non possiamo davvero permetterci di giudicare il loro operato. Tuttavia c'è un aspetto fondamentale da tenere in conto, che non è stato sottolineato abbastanza nelle discussioni delle ultime ore e che, a nostro parere, invalida ogni tipo di valutazione in merito: il lato politico della vicenda.
James Gunn è infatti da tempo politicamente attivo sui social e in particolare su Twitter, dove quasi quotidianamente critica l'operato del Presidente Trump ed è questa l'origine della vicenda. I tweet incriminati sono stati infatti portati alla luce durante un'inchiesta di un network conservatore, con lo specifico obiettivo di attaccare il regista e altri personaggi che pubblicamente si sono esposti contro l'attuale amministrazione, come Patton Oswalt, ora sotto il mirino.
Questa è la ragione per cui tutte le riflessioni su quanto sia "giusto" il provvedimento preso da Disney in relazione alla gravità dei comportamenti di Gunn, sono ininfluenti. Questa decisione fissa infatti un pericolosissimo precedente, con un licenziamento (e potenzialmente una carriera rovinata) come conseguenza di una presa di posizione politica. 
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La scelta di Disney, che come abbiamo visto potrebbe essere giustificata in altre circostanze, certifica la possibilità che una persona possa vedere la propria vita stravolta in seguito alla decisione di schierarsi su temi rilevanti, a prescindere dal fronte selezionato. Le dichiarazioni di Gunn sono sicuramente gravi, ma il fatto che siano riemerse per ragioni politiche getta un'ombra terrificante su tutta la vicenda. Tutti hanno scheletri più o meno grossi nell'armadio, ma non possono essere un ostacolo alla decisione di aprirsi alla discussione politica.
Gli sviluppi nei prossimi giorni saranno molto importanti e li seguiremo con attenzione. Probabilmente però prima di criticare l'amministrazione, il Governo o in generale un pensiero politico, qualsiasi figura pubblica ci penserà molto a lungo, ricontrollando ogni possibilità di essere attaccato, scegliendo spesso il silenzio rispetto a possibili pericoli. E questo non può che farci molta paura.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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