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Pier Gerlofs Donia: Zweihander e Ammazzadraghi

Vi è mai capitato di pensare, mentre guardavate un film o leggevate un libro, che alcune scene o eventi possono essere possibili solo nel mondo della fantasia? Spesso la realtà che ci circonda è piatta e banale, la società moderna ci stritola nelle sue spire fatte di burocrazia, o tra le ultime mode frivole e di dubbio gusto e un senso di immobilità che tenta continuamente di attentare ai nostri sogni ci opprime. Anche per questo motivo negli ultimi anni le opere di fantasia sono diventate sempre più importanti nell’immaginario collettivo, alcuni possono sostenere che questo boom sia dovuto a una maggior ricerca di evasione dalla vita quotidiana, ma se vogliamo pensarla in modo più romantico possiamo definirla il nostro modo per combattere contro chiunque voglia toglierci la voglia di sognare.
Ma non dimentichiamo che qualsiasi cosa inventata dalla mente umana trae spunto dalla realtà, così come spesso tramite la fantasia si possono raggiungere risultati reali. Oggi vi vogliamo parlare di una figura storica poco conosciuta, una di quelle figure che sembrano uscite da un fumetto, viste le sue grandi imprese: Pier Gerlofs Donia, detto Grutte Pier (tradotto come Grande Pier per la sua stazza).

La sua vicenda è poco conosciuta rispetto ad altri personaggi che hanno fatto la storia, ma non certo meno degna, anzi. Pier nacque intorno al 1480 nella Frisia, oggi tranquilla regione dell’Olanda, ma a quei tempi zona messa a ferro e fuoco da una guerra civile. I Frisoni erano infatti una popolazione che viveva in una zona a metà fra Germania e Olanda, ma che non si riconosceva in nessuna delle due nazioni cercando una propria indipendenza. Pier era un omaccione alto oltre due metri e che pesava all’incirca 130 kg, di origini nobili, ma senza la puzza sotto il naso, anzi era una persona piuttosto tranquilla, infatti si sposò, ebbe due figli e si diede alla vita contadina con la sua famiglia. Purtroppo, nei dintorni del villaggio in cui viveva Pier, risiedeva una delle peggiori bande di Lanzichenecchi che la storia ricordi, la Banda Nera, chiamata così per il colore delle loro bandiere e delle loro armature. Questi si trovavano in quella zona assoldati da Giorgio di Sassonia, che voleva mantenere il dominio degli Asburgo sui Paesi Bassi ancora in preda alla guerra civile fra Schieringers e Vetkopers rispettivamente partigiani e oppositori dell’impero asburgico. La Banda Nera era famosa per la sua violenza e brutalità, e non appena un villaggio tardava nel pagamento a loro dovuto, subito lo saccheggiavano. Nel 1515 successe proprio questo al villaggio di Pier, che vide la moglie violentata e uccisa dai Lanzichenecchi e la sua magione bruciata. 

Pessima mossa. Infatti Grutte Pier, in preda all’ira e alla sete di vendetta, iniziò un’azione di guerriglia contro il dominio asburgico per liberare la sua terra, la Frisia, dal dominio straniero. Presto molti altri, stanchi dei soprusi, si unirono a lui fondando la Arumer Zwarte Hoop (tradotto approssimativamente come la gang nera di Arum) una banda di pirati che saccheggiò molte navi olandesi e inglesi. La sua fama crebbe di giorno in giorno, assalto dopo assalto, infatti la sua ferocia e potenza in battaglia erano leggendarie. Pier usava come arma una Zweihander, spadone enorme di 2,15 metri per oltre 6 kg, e data la sua stazza riusciva a usarla come noi usiamo un coltello per imburrare il pane. Si dice infatti che potesse tagliare in due un uomo con facilità e decapitare persino cinque uomini alla volta. Facile capire il timore che poteva incutere negli avversari. Durante la sua giornata migliore riuscì ad affondare 28 navi olandesi, evento che lo marchiò come “Croce degli Olandesi”. Oltre alle razzie sul mare, attaccò anche diverse città costiere radendole al suolo completamente. Solo la cittadina di Asperen fu risparmiata dall’essere completamente bruciata, ma solo per essere poi usata come base dal suo esercito dopo aver eliminato tutti gli abitanti. Ci vollero molti mesi per scacciarli. Nel 1519 gli olandesi tentarono di contrastarlo istituendo una flotta capitanata da Anthonious Van den Houte. Dopo alcuni successi iniziali, vennero sconfitti e Pier catturò undici navi nemiche. Molte fonti riferiscono che per distinguere un frisone da un olandese, Pier facesse dire a tutti i prigionieri uno scioglilingua “Bûter, brea en griene tsiis, wa’t dat net sizze kin, is gjin oprjochte Fries”  (Burro, pane e formaggio verde, se non sai dirlo non sei un vero frisone). Chiunque non fosse in grado di pronunciarlo correttamente veniva giustiziato da Grutte Pier in persona. Probabilmente stanco delle battaglie e senza molte prospettive di liberare la sua terra dal dominio degli Asburgo, Pier si ritirò a vita privata nel 1519 e morì l’anno successivo, nel 1520. La sua banda venne lasciata al nipote Wijerd Jelckama, ma senza di lui a guidarla iniziò a perdere colpi, fino a quando nel 1523 gli ultimi membri rimasti, compreso Jelckama, vennero catturati e decapitati ponendo fine alla ribellione della Frisia.

Come spesso accade, nella vita di Pier Gerlofs Donia il mito e la realtà si fondono in un personaggio che sicuramente non aveva bisogno di racconti “supereroistici” per passare alla storia. Alcuni dicono arasse il suo campo a mano, senza aver bisogno dell’aiuto di un cavallo, altri che potesse addirittura sollevare e portare in braccio il suddetto cavallo, in un'altra storia avrebbe affrontato da solo, mentre stava arando il suo campo, cinque mercenari inviati ad ucciderlo. Ci sono varie versioni su come li abbia sconfitti: a mani nude, con la sua fida Zweihander o, e questa è la versione più “bad ass”,  uccidendoli a colpi di aratro. Il luogo in cui ciò avvenne esiste ancora oggi e viene chiamato Fivefal (cinque caduti) in ricordo di quegli eventi. Se anche alcune di queste storie siano state gonfiate per mitizzare il personaggio, una cosa che non è affatto falsa è la grossa stazza del guerriero, infatti nel museo frisone di Leeuwarden si trova la sua spada di oltre due metri, mentre nella città di Sneek troviamo il suo elmo, che a sua volta ne fa intuire l’imponenza.
Si dice che una persona non muoia mai veramente finché viene ricordata, destino comune di molti personaggi che hanno lasciato l’impronta nella storia; anche Pier è stato ricordato in diversi dipinti, statue e anche alcune serie tv olandesi. Recentemente è stato fatto un videogioco ispirato alla sua storia chiamato Cross of the Dutchman, sviluppato dai Triangle Studio e da settembre 2015 acquistabile via Steam. Il gioco è una action adventure che ci vede nei panni di Grutte Pier nella sua lotta per la liberazione della Frisia. Per quanto non ci siano fonti, un altro importante personaggio che potrebbe essere stato in minima parte ispirato al personaggio storico è Gatsu di Berserk. Gatsu infatti combatte con una spada enorme e cerca vendetta per la sua amata stuprata da dei demoni, inoltre il contesto in stile Europa medievale e la meticolosa ricerca di fonti storiche di quell’epoca fatta da Kentaro Miura rendono questa teoria abbastanza credibile, anche se non confermata.

Vicende come quella di Grutte Pier, nel bene e nel male, ci insegnano come la storia sia fatta anche di eventi che possono sembrare troppo incredibili per essere veri, e che eppure si sono verificati. Ma non necessariamente bisogna essere alti due metri e essere in grado di battere decine di avversari da soli per riuscirci, l’importante è avere abbastanza forza di volontà per poter raggiungere i nostri sogni. Se anche questi eventi storici sono abbelliti da elementi di fantasia, poco male, perché la fantasia ispira l’uomo a migliorare la realtà in cui vive.

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