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Sindrome da shopping compulsivo del videogiocatore

Approfittando della congiuntura temporal-tematica dei saldi estivi di Steam, pusher prediletto dei Pc gamers e principale distributore di intrattenimento da scrivania, è giunto il momento di parlare di un problema che affligge migliaia di appassionati all around the world. Sì, come il titolo potrebbe suggerire, stiamo parlando della sindrome da shopping compulsivo del videogiocatore o SDSCDV (sembra tutto più serio se accompagnato da un vistoso acronimo), un male(?) che periodicamente colpisce moltissimi gamers. Questi videogiocatori, al pari della fashion victim media, si ritrovano a possedere una libreria con centinaia di titoli intonsi, contingenza che comunque non impedisce loro di borbottare: "Diamine non ho niente a cui giocare oggi". Sicuramente per molti di voi la situazione appena descritta avrà un ché di familiare, ma perché? Senza avventurarsi in elucubrazioni filosofico-psicologiche per le quali sarebbe necessario dotarsi di camice, occhiali e una lunga barba posticcia, procederemo a spiegare quelli che, spesso, sono gli elementi cardine del disturbo.
1- Limitazioni genitoriali in tenera età
Senza voler cadere nel cliché "è tutta colpa dei genitori", il primo punto risulta inevitabilmente un moto di rivolta nei confronti delle limitazioni parentali a partire dalla tenera età. "Un gioco a Natale e uno per il compleanno" una regola che, con tutte le variazioni del caso, risulterà piuttosto familiare a molti di voi, seguita ovviamente da "giochi un'ora poi basta che sennò diventi cieco-scemo-apatico-killer". Ovvio che, con premesse del genere, il ragionamento "i soldi sono i miei e ci faccio quello che voglio" è dietro l'angolo e si traduce con l'impossibilità di definire fin troppo abbondante la propria riserva di intrattenimento digitale.
2- L'inganno del 3×2
D'accordo, questa è un po' fuorviante. Si parla, signori e signore, delle offertone online, eredi internettiane del megacestone dei giochi presente in ogni grande supermercato dalla prima metà degli anni '90. Se digital retailers come il solito Steam o G2A, siti aggregativi come Allkeyshop.com e bundle sellers come HumbleBundle.com o BundleStars.com sono le prime voci nella vostra cronologia del giorno, allora siete come la massaia di provincia che accumula centinaia di barattoli di pomodori pelati perché sono in offerta a metà prezzo. D'altronte prima o poi capiterà di dover buttare giù un mezzo quintale di rigatoni per sfamare un plotone di fanteria.
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3- Hype, uccidiamo le tue aspettative dal 1947
Se Duke Nukem Forever ha insegnato qualcosa ai numerosissimi estimatori del Duca platinato è che da grandi aspettative derivano, spesso, gigantesche delusioni. Un elemento che, ovviamente, non impedisce di ripetere lo stesso errore ancora e ancora e ancora e ancora. Anche stavolta l'abbiamo presa un po' alla lontana ma non vi preoccupate che il collegamento c'è. Mai capitato di giocare a un gioco, magari non nuovissimo, pensando "fantastico, ho fatto proprio bene a prenderlo in offertona" (vedi punto 2), per poi cadere vittima di una release attesissima alla quale è impossibile resistere? In questo caso si partirà dal "Finisco questo poi lo prendo" a una settimana dall'uscita, passando per "Semmai guardo le recensioni e gioco un po' e un po' " dopo 3 giorni, per arrivare a "Al diavolo! Mio al day one". Maledetto day one. Così riponiamo un altro capolavoro appena scoperto in libreria per violentarci col giocone del momento, spesso mal ottimizzato, magari rilasciato a metà sviluppo per monetizzare sui dlc. Riprenderemo mai quel povero titolo abbandonato? Forse sì, giusto in tempo per il prossimo hype killer.
4- Gotta play 'em all
La verità? Non finiremo nessuno o quasi dei nostri videogames. Punto. Una volta accumulato qualcosa come 124 titoli da cominciare rimbalzeremo dall'uno all'altro per il desiderio di provarli tutti. Una dispersione del nostro, ahimé, limitato tempo libero che ci condurrà inevitabilmente a non portare a termine nessuna delle avventure nella nostra collezione.
Epilogo- It's just a game bro, take it easy
Questa è la frase che ogni veterano del gioco time\money grabber per eccellenza, World of Warcraft, si è visto scrivere almeno una volta in chat, magari durante una sessione particolarmente concitata. Verità indiscutibile. Alla quale si potrebbe aggiungere, per completezza, un Alleniano "Basta che funzioni". Se vi divertite, riuscite ad avere una vita sociale e lavorativa appagante, il tutto senza stressare troppo il portafogli, non vi preoccupate. Nessuno vi giudicherà colpevoli di non aver mai finito un gioco. In caso contrario, bé, forse è arrivato il momento di raggiungere la spiaggia più vicina.
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