Intrattenimento

Starcon: Intervista ad Alexander Siddig

Siamo stati alla convention Starcon tenutasi a Bellaria, dedicata alla fantascienza con un particolare occhio di riguardo alla longeva serie Star Trek. L’ex STICCON (Star Trek Italian Club Convention) è diventato oggi Starcon accogliendo altre realtà sci-fi come Doctor Who, Stargate, Farscape e molto molto di più.
Arrivata alla sua XXIX edizione può vantare nel suo nutrito curriculum ospiti come Leonard Nimoy, William Shatner e in quest’edizione Alexander Siddig (il dottor Julian Bashir di Deep Space Nine, oltre che il principe Doran Martel in GoT) e Karen Gillan (Amy Pond di Doctor Who e Nebula in Guardiani della Galassia).
Per l’occasione, dopo l’incontro/conferenza con i fan, abbiamo intervistato Alexander Siddig ed ecco che cosa ci ha raccontato.
ON: Stai interpretando il principe Doran in Game of Thrones che è un personaggio con un grande background in gran parte noto al pubblico attraverso i libri di George R.R. Martin. Ti senti limitato nella tua interpretazione nel dover rispecchiare qualcuno di cui la gente si è già formata un’immagine? 
No assolutamente, mi sento libero di seguire la mia ispirazione. Non ho letto i libri proprio per questo motivo…aggiornandomi sulle informazioni di base principali riguardo il personaggio. Fondamentale per me è invece stato osservare e capire il fratello Oberyn; molto si può capire di Doran, studiando il rapporto che lo lega al resto della famiglia.
Oberyn è il minore ma è il fratello “figo”, pieno di donne, forte e abile guerriero. Doran all’opposto è confinato alla sua poltrona per l’impossibilità di muoversi.
È illuminante per me capire un personaggio attravero i suoi rapporti famigliari. Ecco qual è stata la mia “cue” per il principe.
ON: Quindi è così che ti prepari e studi per i tuoi personaggi. Immaginiamo sia stato molto diverso invece per l’interpretazione di Julian Bashir, non c’era molto su cui andare a prepararsi.
Infatti, non c’era nulla. Per Julian Bashir è stato diverso perché non esisteva nulla ed è stato creato partendo da zero. Per le grandi serie, come Star Trek, in cui il personaggio è presente per molte stagioni, la sua personalità viene creata dal rapporto simbiontico che si instaura tra lo scrittore e l’attore ed ecco come evolve.
ON: Ti dà fastidio essere immediatamente riconosciuto per il dr Bashir?
No assolutamente, sono molto affezionato a Julian, gli devo molto. È stato così gentile da permettermi di proseguire con la mia carriera dopo di lui senza mai bloccarmi in qualche modo. 
Non sempre si è così fortunati: ci sono invece stati casi di attori che sono rimasti intrappolati in un particolare ruolo, ma con Bashir non è per nulla andata così, anzi. 
Non vengo identificato unicamente con Bashir (anche se mi fa piacere mi riconoscano grazie a lui) ma anche per ruoli minori a cui nemmeno magari penso da un po’.
È incredibile l’impatto che si può avere sulle persone. Durante la conferenza qualcuno si è ricordato di un mio piccolissimo ruolo in Poirot. Si trattava di una scena di pochi minuti ed è stato una decina di anni fa. Incredibile!
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ON: Durante l’incontro con i fan hai citato la tua passione, giovanile e non solo, per i videogiochi. A cosa giocavi/giochi?
Amo i videogiochi e mi sono sempre piaciuti fin da ragazzo. Negli anni ’90 ho giocato assiduamente a Ultima online.
Successivamente ho giocato parecchio a Lord of the Rings online, a Everquest…insomma soprattutto MMORPG.
Con mio figlio, che abita negli Stati Uniti, mentre io vivo in Gran Bretagna, gioco spesso alla Xbox. Ci mettiamo le cuffie e via …ci spariamo in faccia l’uno con l’altro.
Quello che apprezzo molto dei videogiochi multiplayer è che possono consentire a chi non ha la possibilità di muoversi, e magari nemmeno di uscire di casa autonomamente, di poter essere un potente guerriero e una figura chiave in un gruppo di giocatori.  
Con un videogioco si può essere forti anche se nella vita non lo si è per impossibilità fisiche o malattie.

ON: Mai provati i videogiochi di Star Trek?

No, sarebbe un po’ strano… e inizialmente mi aveva un po’ disincentivato la qualità iniziale non molto elevata.
ON: il tuo vero nome è Siddig El Tahir El Fadil e l’hai cambiato perché troppo difficile…
In parte è così… Negli Stati Uniti non provavano nemmeno a pronunciarlo per il timore di offendermi sbagliando, gli attori si sono costruiti questa fama di irascibilità. Ma è anche dovuto al fatto che mia madre è inglese e avrebbe voluto darmi un nome inglese, insieme al mio cognome del Sudan. È un omaggio a lei.
ON: Ultima domanda di rito: se potessi scegliere di avere un superpotere quale sarebbe?
[ci pensa un bel po’ su]  …credo proprio sarebbe la capacità di svelare le bugie.
L’incontro è stata una piacevole chiacchierata con i fan che hanno tempestato l’attore di domande.
Siddig si è anche fermato volentieri su aspetti personali, dalla prima infanzia in Sudan quando i suoi genitori cercavano di proteggerlo dagli eventi bellici presentando come un gioco la fuga dai soldati per mettersi in salvo.
Il resto della sua infanzia l’ha trascorsa con la madre in Inghilterra, dove per cercare di non essere considerato un totale estraneo e mimetizzarsi con i compagni, ha imparato un inglese impeccabile, dimenticandosi però la sua lingua d’origine araba.
Tra le mille domande che gli sono state fatte abbiamo scoperto tanti lati della sua personalità creativa: la propensione a spaziare tra diverse tipologie di personaggi o “cattivi”, più diretti, semplici e lineari o “buoni”, più articolati.
Infatti ad esempio in DS9 si è divertito tantissimo nell’episodio dell’universo allo specchio, con un Bashir più spavaldo e cattivo, un modo per variare rispetto all’impacciato dottore cui siamo affezionati.
Nel film Syriana il fatto di aver interpretato un personaggio nettamente positivo “in un momento in cui negli USA pensavano che tutti gli arabi fossero pazzi e malvagi” gli ha aperto gli occhi sulle potenzialità comunicative della recitazione.
Lì si è reso conto dell’impatto che poteva effettivamente avere sulle persone. Da piccolo voleva fare lo scrittore o il regista per raccontare, portare un messaggio, ma la carriera di attore era quella che ha iniziato a pagargli le bollette, quindi per piacere e per forza si era indirizzato su quello, e solo successivamente si è reso conto di quanto apprezzasse la strada intrapresa.

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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