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Twin Peaks: la scatola di vetro

Le regole del gioco di solito delimitano i migliori, Se si hanno regole, solide, sarà facile delimitare la qualità, il più veloce, il più forte, il più furbo.
Con l'arte è sempre stato più difficile, il cinema però non è solo arte, è anche mestiere, ha delle sue regole e dei paletti.
Così, per il cinema, possiamo facilmente capire che Quarto Potere è più valente di Sharknado, più complicato è individuare il picco di qualità fra Quarto Potere e la Dolce Vita ad esempio.
Così funziona anche per le serie tv: dalla fine di Twin Peaks è cominciata una partita a poker dalle regole ferree per la corona televisiva.
Venticinque anni di serie che abbiamo, tutti, definito arte, ma ci eravamo dimenticati cosa significa sul serio fare arte.
Lynch guarda le carte messe in gioco sul tavolo verde da tutte le altre serie, il poker di Breaking Bad, il full dei Soprano, la coppia di Lost e la scala di GOT e sorride.
Poi butta sul tavolo un tarocco, una carta di credito, una teiera, un trancio di salmone, il biglietto da visita di un prestigiatore e vince la partita.

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Perché ciò che non ricordavamo, è una verità talmente ovvia che è sempre stata sotto il nostro naso, come in una scatola di vetro osservata da un ragazzino.
Venticinque anni a guardare quanto fosse ben costruita quella scatola, il taglio, la solidità, quanto fosse pulita, quasi lucente, cristallina.
Poi Lynch ci svela la verità: "Hai provato a guardare dentro la scatola?"
Avere una trama solida, ottime interpretazioni, tecnicismi di alto livello determinano una qualità ragguardevole, ma fanno sul serio un prodotto artistico?
In questi anni il termine "arte" in tv si è pericolosamente sostituito a sinonimo di "ben costruito", tutti noi ne abbiamo fatto uso senza ritegno, quasi senza rispetto.
Un'ottima serie televisiva rimane tale, continuerà ad emozionarci e a farci sospirare esattamente come prima, ma Twin Peaks è tornato e dobbiamo fare i conti.

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Il ritorno di Dale Cooper è il ritorno di Lynch più che della serie di 25 anni fa, se vi aspettate un nuovo mistero, una nuova indagine, un nuovo colpevole significa che avete sempre guardato la scatola di vetro e non ciò che c'era dentro.
Twin Peaks è un'opera filosofica, onirica sul bene e sul male, eterea anche e lo è sempre stata.
La terza stagione è tutto ciò che sono state le prime, ma senza le pareti di vetro che la tenevano imprigionata in un palinsesto.
Anacronistica, complicata, dai tempi lunghi e ostici, non regala niente allo spettatore, nulla, mai.
Il registro è perfettamente il medesimo di oltre due decadi fa, il registro che si celava dietro quello di serie tv apparentemente innocua.
Twin Peaks è tornata ed un sunto di tutto l'immaginario e la maturazione artistica di Lynch.
Volete avere un'idea di quanto sia grandioso questo ritorno?

Provate a immaginare quanto sia complicato essere i migliori seguendo le regole, ora immaginate invece quanto sia assurdo e impossibile essere i migliori senza rispettarle.

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