Intrattenimento

Videogiochi all'università

Il mondo dei videogiochi cresce costantemente, tanto che ormai muove numeri paragonabili al mondo del cinema se non oltre. Ogni giorno milioni di persone utilizzano una console o un PC per giocare, e l'industria che sta dietro alla creazione dei nostri amati videogiochi si espande sempre di più. Anche in Italia quest'industria si sta espandendo pian piano, lo dimostrano i risultati di alcuni grandi giochi, uno su tutti il citatissimo Mario + Rabbids, realizzato negli studi di Ubisoft Milano, senza contare i tanti progetti indie di qualità di cui vi avevamo parlato durante la scorsa Games Week. Ma qual è il percorso da seguire per diventare uno sviluppatore di videogiochi? In Italia si stanno distinguendo sempre più alcune strutture specializzate proprio alla formazione dei futuri professionisti del settore, ve ne abbiamo già parlato in passato in diverse occasioni, ma al recente Cartoomics abbiamo avuto modo conoscere alcuni ragazzi della Vigamus Academy, l'università dedicata a chi vuole diventare un professionista nell'ambito videoludico, legata alla fondazione che si occupa anche del Museo Vigamus, il primo museo del videogioco in Italia con sede a Roma. Vigamus Academy nasce dalla collaborazione fra Fondazione Vigamus e Link Campus University, ed è il primo percorso completo di laurea per trasformare la passione per il videogioco in lavoro, non soltanto per quel che riguarda lo sviluppo e la programmazione di un titolo, ma anche altri aspetti come la comunicazione, il marketing, il giornalismo, ecc. Un'esperienza che mostra a 360° il mondo lavorativo legato ai videogiochi. Dunque, lasciamo la parola ai nostri ospiti di oggi, due studenti, Stefano Bianchi e Luca Angelini, che ci racconteranno meglio la loro esperienza al Vigamus Academy.
Orgoglio Nerd: Iniziamo dalle presentazioni, raccontateci chi siete e di cosa vi occupate?
Stefano Bianchi: Stefano Bianchi a rapporto! A parte gli scherzi, sono uno studente del primo anno del corso Magistrale in Vigamus Academy/ Link Campus University. Prima di iscrivermi qui ho frequentato il corso triennale in Scienze della Comunicazione presso l'Università dell'Insubria di Varese, vicino casa mia a Luino. So che non sembra (la barba inganna!) ma sono nato nel '95, insieme Windows e la PlayStation. Sono sempre stato interessato alla comunicazione e al “raccontare” i videogiochi, molto più che al crearli, e proprio per questo mi sono iscritto all'Academy. Attualmente dentro Vigamus collaboro con VMAG, testata giornalistica semi-professionale, dove sono Coordinatore, Editore e Twitter Manager. In realtà poi faccio anche parte di altri laboratori: Comunicazione e Marketing (VCOM) e StudioV. In pratica non sto fermo un secondo, tra lezioni, laboratori ed impegni esterni sono sempre in giro. Ma almeno lavoro a contatto con un mondo (e con persone) che amo alla follia.
Luca Angelini: Salve sono Luca Angelini, ho 21 anni. Sono al terzo anno di laurea del corso Vigamus Academy. Attualmente, oltre allo studio, mi dedico al progetto Studio V ed al team indie che ho co-fondato con altri 3 ragazzi abruzzesi il VSURE STUDIO, un piccolo studio di videogiochi e software funzionali, principalmente mi occupo di programmazione. Inoltre pratico arti marziali da 12 anni e faccio anche salsa e bachata.
ON: Qual è stato il vostro percorso all'interno di Vigamus Academy?
SB: Il mio percorso dentro Vigamus è iniziato da pochissimo: sono meno di 6 mesi che sono dentro la struttura, eppure dal primo momento mi sono trovato in paradiso. Apprendere da professionisti di settore e lavorare con loro è un'opportunità incredibile ed impagabile. Anche tutto il contorno, fatto di laboratori e special lessons, è veramente ben strutturata: in soli sei mesi ho avuto la possibilità di entrare in contatto con grossi nomi dell'industry durante il GameRome oppure partecipare ad open lecture con David Bowman o Susan Gold.
LA: La Vigamus Academy mi ha permesso di avere un’infarinatura a 360 gradi su quello che è il mondo del videogioco, passando dal lato artistico fino a quello commerciale. In questi anni ho avuto la possibilità di imparare da professionisti interni al settore videoludico che mi hanno fatto confrontare con molte realtà diverse.  Ho ricevuto una base solida su quasi tutti gli aspetti del videogioco grazie alla quale posso scambiare più facilmente il mio ramo di specializzazione (programmatore, designer, marketing manager).
ON: Cosa vi ha spinto a intraprendere questa strada?
SB: A spingermi a frequentare è stata la passione, un po' come tutti credo, per i videogiochi. Devo ammettere che quando guardai per la prima volta il sito (nel “lontano” 2016) rimasi un po' deluso, in quanto ancora non era presente il corso magistrale. Perciò ci misi un po' di tempo a convincermi, ma alla fine mi resi conto che era quello che volevo fare, ed ero disposto a ricominciare un'altra triennale. Quando poi apparve sul sito la possibilità di frequentare la specialistica ero al settimo cielo: potevo concludere la triennale e continuare il mio percorso migliorando e contestualizzando al videogioco quello che avevo appreso.
LA: Sono da sempre stato appassionato di videogiochi, quando ero piccolo ricordo che presi il joystick della ps1 in mano a soli 4 anni e iniziai a dare i primi pugnazzi a Tekken 3. Crescendo notai che io a differenza dei miei coetanei incominciavo ad analizzare i giochi sotto vari aspetti (anche se in modo rude perché non avevo gli strumenti e le informazioni che ho oggi). Arrivato in terza media, dopo un particolare evento, ho deciso che avrei fatto un mio videogioco (di cui non rivelo nulla in quanto sogno nel cassetto), e da quel giorno fino ad oggi ancora continuo a scrivere e limare il videogioco che un giorno, quando avrò gli strumenti adatti lo farò diventare realtà. Da lì tutte le mie scelte (superiori, università, corsi) sono state guidate da tale sogno. Appena ho visto l’Università Vigamus Academy alla fiera del fumetto, ho capito che era la strada giusta.
 
ON: Parlateci un po' del Vigamus, cosa direste a uno studente intenzionato a iscriversi, quali sono i vostri consigli?
SB: Se dovessi dare un consiglio ad un futuro studente direi: “Siete sicuri al 100% che il videogioco sia il vostro ambito e quello a cui volete dedicare ogni giorno della vostra vita?” Se la risposta è sì, allora iscrivetevi a Vigamus, perché qui abbiamo la possibilità di avere un punto di contatto con persone che sarebbe difficilissimo approcciare diversamente. Se da una parte questo ambiente è in costante crescita, dall'altra abbiamo sempre più persone che vogliono farvi parte. È quindi diventata una “giungla”: servono passione, impegno e tanta preparazione per spiccare dalla massa. L'Academy favorisce questa cosa mettendoci in contatto con persone di spessore, ma senza un grosso lavoro personale e una grande forza di volontà non si va da nessuna parte, esattamente come in ogni altro campo.
LA: Il Vigamus, come detto sopra, offre la possibilità di incontrare i professionisti del settore in quasi tutti i suoi ambiti, permettendo così di apprendere direttamente dalle viscere del mondo videoludico. Inoltre i vari laboratori all’interno dell’università permettono di specializzarsi nei vari ambiti. Un consiglio che posso dare a chi vorrebbe iscriversi è di prendere il massimo da quello che l’Università offre e di non prendere lo studio di videogiochi come un “gioco”… senza stressarsi però
1522339667 Vigamus
ON: Raccontateci un po' di Studio V, come funziona questo progetto?
SB: Studio V è il laboratorio di sviluppo interno a Vigamus. Io mi occupo della parte più marginale, sono Producer di un progetto che unisce le basi del Tetris a meccaniche in stile Super Meat Boy. Un'idea un po' strampalata, che stiamo cercando di portare avanti nonostante le naturali difficoltà. In sé lo Studio dà la possibilità agli studenti di formarsi sulla parte di programmazione, mettendoli a contatto con docenti e alunni più esperti per migliorarsi. Un'altra parte fondamentale è la partecipazione alle varie Jam, brevi spazi temporali in cui ai ragazzi viene chiesto di creare un videogame da zero. È una bella opportunità per organizzarsi mentalmente ed allenare il problem solving in brevi termini di tempo.
LA: Studio V è un vero è proprio team di sviluppo che permette ai studenti di mettere in pratica ciò che hanno imparato, per ora sono presenti dei piccoli team che lavorano a più progetti contemporaneamente in modo da creare un primo curriculum di prodotti sfornati da questa Neo-casa di sviluppo. Ma c’è in cantiere una grande sorpresa.
ON: La situazione del videogioco in Italia non è ancora a livello di altre nazioni, ma abbiamo visto nell'ultimo anno come questo stia crescendo grazie a produzioni come Mario+Rabbids o The Last Day of June, voi che vivete dall'interno la situazione pensate che anche l'Italia un giorno potrà avere un'industria legata al videogioco di tutto rispetto?
SB: Ti dico la mia: contenutisticamente noi siamo al livello degli altri, solo non ce ne rendiamo conto. Mario+Rabbids, The Last Day of June, Forma.8 o Downward sono solo alcuni dei titoli che danno lustro (e fanno giocare mezzo mondo) ad una struttura che a livello di mercato non è neanche paragonabile a Stati Uniti, Cina od anche la Germania. Abbiamo tutto quello che serve per essere al top, basta prendere coraggio e investire sui videogiochi. Credo che un giorno ci arriveremo sicuramente, per ora però manca più la fiducia che la materia prima.
LA: Lo si spera (ride). Secondo me non sarà un procedimento velocissimo ma neanche troppo lento per come corrono i tempi oggi, lo si può dedurre dall’aumento di sviluppi di giochi popolari originari della nostra nazione e dall’avvenuta dei bandi sul finanziamento riservato ai videogiochi (come il bando Europeo EACEA) che permettono di dare un riconoscimento a tale arte come già è stato dato ai Libri e al Cinema.
ON: In conclusione parlateci dei vostri videogiochi preferiti, o meglio quei videogiochi che vi hanno colpito talmente tanto da decidere poi di voler intraprendere questa carriera.
SB:
La verità è che ho iniziato tardi a giocare, a causa di problemi di fotosensibilità. Da piccolino ho giocato tantissimo ai Pokémon su GameBoy Advance, come ogni altro bambino nato a metà anni '90. Poi è sorto questo problema, ma per fortuna si è rivelata una cosa leggera ma abbastanza fastidiosa da impedirmi di continuare come prima. Ho smesso quasi completamente per un paio d'anni, finchè con il mio primo computer quando avevo 10 anni i miei genitori mi regalarono la rivista “Giochi per il Mio Computer” con insieme il CD di Eragon. Da lì si è risvegliata la mia passione, ho iniziato a giocare ad ogni cosa praticamente, spolpando MediEvil, Driver, GTA e ogni titolo che mi passasse tra le mani. Ho dovuto recuperare gli anni perduti, perciò ero ancora più spronato a giocare. Più giocavo e più mi piaceva, più mi piaceva e più giocavo. Comprando riviste ho iniziato a capire che c'era di più che il semplice videogiocare, così ho deciso di iniziare un percorso.
LA: Naturalmente sono un appassionato di Tekken… ma i giochi che mi hanno affascinato e incuriosito principalmente sono stati: La saga di Jak and Dexter per la sua vastità e il modo in cui ti faceva entrare nel suo universo; la saga di Sly Cooper e il gioco di The legend of Kay (anche se poco conosciuto) per le loro meccaniche di GamePlay; Devil may Cry per il suo stile (anche nel design di gameplay) impeccabile e naturalmente i vari Final Fantasy per la loro magia che ti trascinava all’interno di un mondo vastissimo.
Ringraziamo Stefano e Luca per la loro disponibilità.

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Silvio Mazzitelli

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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