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L’Aida, storia di una Milano unica e opposta

Andiamo alla scoperta del nuovo libro di Sergio Gerasi per BAO Publishing

Sono passati due anni dall’ultima opera di Sergio Gerasi pubblicata da BAO Publishing, ovvero Un Romantico a Milano. Soprattutto, sono passati vent’anni dall’inizio della carriera nella nona arte di questo artista. E anche se il 2020 è stato un anno così particolare e complesso, una ricorrenza come questa non poteva non essere celebrata. Ecco quindi arrivare sugli scaffali L’Aida, nuova opera di Sergio Gerasi da autore unico. Vediamo insieme di che si tratta.

Cosa racconta Sergio Gerasi in L’Aida?

aida sergio gerasi bao publishingAl centro del volume troviamo una ragazza. Giovane, con una folta capigliatura riccia e rossa e soprattutto in crisi. Sta cercando di concludere la sua complessa tesi universitaria, in cui si è posta la missione di “fotografare il punto più basso delle nostre vite distorte dalla modernità“, ma non è una missione semplice. Soprattutto se l’ambiente intorno a lei sembra ignorare le sue difficoltà, mostrando solo un parziale interesse di facciata.

In tutto questo Aida entra in contatto con i The Virus un gruppo di artisti, dediti ad azioni dimostrative, che raccontano la modernità ma soprattutto i suoi aspetti più oscuri. Occasioni in cui mettere il pubblico davanti alle verità che si cercano di ignorare del mondo moderno, delle sue storture, dei suoi problemi. E iniziando a frequentarli, anche Aida inizierà a rompere le barriere intorno a lei, dando una svolta alla sua vita.

Ed è proprio nell’ambiente che circonda la protagonista che si esprime il ritratto della Milano raccontata da Sergio Gerasi in L’Aida. Una città che torna ancora una volta viva e fortissima nell’opera, sempre in maniera strabiliante. E se attraverso le azioni dei The Virus abbiamo l’occasione di rileggerne i luoghi più simbolici in un’ottica nuova, l’opera nel suo complesso  fa un passo in più.

Le pagine del libro ci restituiscono una città spaccata, dove esistono appartamenti ricoperti d’oro e angoli bui, il giorno e la notte, la forza inarrestabile e l’oggetto inamovibile. Al centro, Aida. La ragazza non è tanto una testimonianza di come si possa essere parte di entrambi quei mondi, ma di come questi non siano altro che parti coerenti della città di Milano. Città che nell’ottica del racconto non fa altro che estremizzare e rendere evidenti caratteristiche comuni alla società tutta, che sia milanese, lombarda, italiana e via a crescere.

OK, not boomer

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I social media, il nostro rapporto con la tecnologia, la cultura dell’immagine e dell’apparenza. Gli ultimi anni hanno visto questi temi crescere in importanza nelle vite di ciascuno di noi e le arti, soprattutto quelle narrative, come è normale li hanno seguiti (o addirittura anticipati). Quando però si va ad affrontare la novità, il progresso con occhio critico, è facilissimo scadere in soluzioni semplicistiche e critiche sterili, figlie più della paura del cambiamento che dei cambiamenti in sé. Insomma, quelle affermazioni che per contrasto hanno dato origine al tormentone: “OK, boomer”.

E invece quello che fa Sergio Gerasi con L’Aida è molto più profondo e schiva agilmente questo pericolo. Da una parte perché l’aspetto della critica alla tecnologia va oltre lo strumento (e la generazione), ma colpisce direttamente la società. Il problema  non è né il telefono, né il fatto che il giovane ci stia attaccato tutto il giorno. Il problema è più complesso e va dagli universitari ossessionati con le serie TV alle madri che ignorano ciò che accade alle figlie.

Soprattutto, non ci sono soluzioni facili in questa storia (così come nella realtà). Gli stessi The Virus non sono eroi e non sono infallibili. Nel corso delle loro azioni da novelli Robin Hood capita che facciano degli errori, che possono portare a conseguenze piuttosto gravi. Soprattutto però, non sono puri. Anche loro sono figli della stessa cultura che ha generato ciò contro cui combattono, sebbene abbiano preso una direzione opposta. Il simbolo appunto di una Milano (o una società) che è piena di contraddizioni ma che è paradossalmente unita.

Non vuole essere un modo di dare un colpo al cerchio e uno alla botte in un gioco di equilibri. Viceversa, Sergio Gerasi in L’Aida punta proprio a mostrarci quanto sia fuori asse il nostro mondo, ma cercando di ritrarlo in tutta la sua complessità, esplorandolo attraverso gli occhi di una giovane, disorientata da tutto questo.

L’Aida di Sergio Gerasi, intrinsecamente punk

aida sergio gerasi bao publishingPer dipingere tutto questo Gerasi utilizza un tratto deciso, marcato, pieno di dettagli e al contempo nervoso. Uno stile che riporta perfettamente tutta la inquietudine della giovane protagonista, anche senza bisogno di parole. Ad amplificare questa sensazione, una struttura della pagina che non rimane mai costante, passando continuamente da affollamenti di vignette (spesso anche con composizioni estremamente particolari) a splash page complete. Un’alternanza che ci fa sentire come se stessimo continuamente accelerando e rallentando, senza un vero controllo, e che impedisce di abbandonare il volume appena iniziato.

Colpo definitivo, una scelta cromatica particolarmente azzeccata. I colori de L’Aida, realizzati da Sergio Gerasi insieme a Valeria Brevigliero, sono soprattutto secondari. Dominano l’arancione, il viola e il verde, creando una sensazione di acido, di distacco da quello che abitualmente siamo abituati a vedere e aumentando ancora di più l’immedesimazione con il senso  di straniamento.

L’Aida è quindi un ottimo volume, che mette in luce problemi moderni, ma anche grandi classici irrisolti. Una di queste sere invernali prendetelo, staccate tutto, mettete un bel disco (Gerasi ci ha consigliato CCCP, Negazione e Pussy Riot allo scopo) e tuffatevi in questa storia.

Offerta
L'Aida
  • Editore: Bao Publishing
  • Autore: Sergio Gerasi
  • Collana:
  • Formato: Libro rilegato
  • Anno: 2020

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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