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Awaken: GDR da manuale

C’è da ammettere qualcosa: abbiamo in mano lo splendido manuale di Awaken ormai da diverso tempo, e siamo quindi decisamente in ritardo con questa recensione. Abbiamo un’ottima giustificazione, però: Awaken è un prodotto talmente ben fatto e profondo da meritare tutta la nostra attenzione, e abbiamo preferito prenderci il nostro tempo per testarlo come si deve prima di dire la nostra.
Partiamo dalla “carta d’identità”: Awaken è un gioco di origine croata, nato grazie a una campagna di crowdfunding di successo, pubblicato dalla neonata casa editrice Isola Illyon Edizioni che lo ha presentato in quel di Lucca Comics&Games nel 2017. Si tratta, come è esplicitato nel sottotitolo e come è evidentissimo dando anche solo una veloce occhiata alla copertina o alle illustrazioni interne al manuale, di un gioco di ruolo dark fantasy, completamente contenuto nell’unico manuale dal costo di 40 euro.
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Ora. 40 euro per un manuale di gioco di ruolo non è per nulla poco, ma si attesta sul costo dei giochi più famosi e celebrati, quelli che hanno alle spalle corporazioni e mastodonti editoriali in grado di garantire una qualità produttiva inattaccabile. Per un prodotto di una piccola e nuova casa editrice come la Illyon, e per un prodotto che non può vantare la “garanzia” di un nome, quella stessa cifra può essere una scommessa, quindi iniziamo subito a fugare questo dubbio: Awaken è un libro straordinario, realizzato con la massima cura ed “impacchettato” in maniera eccellente. Copertina rigida, 216 pagine spesse, stampa perfetta, ma non solo: una direzione artistica incredibile, un’ottima impaginazione, tantissime illustrazioni a colori con uno stile che risulta immediatamente riconoscibile e che restituisce potentemente il tipo di gioco che Awaken vuole essere. Gli eroi sono cupi, tormentati, e si muovo in un mondo poco accogliente, oscuro, ricco di minacce. 
Spesso, poi, i manuali dei giochi di ruolo, compresi anche quelli “titolati”, sono difficili da consultare, vittime di un disordine di impaginazione che poi è l’espressione di un disordine concettuale degli autori o degli editori. Non è questo il caso. Il manuale di Awaken si legge che è un piacere, e l’ordine in cui vengono presentati i capitoli riflette molto chiaramente quale sia la “gerarchia” di importanza dei vari aspetti dell’esperienza proposta, ben chiara nella mente degli autori: si inizia con una corposa sezione dedicata all’ambientazione, dalla mitologia alla storia antica e moderna del mondo, dalla descrizione delle città e delle organizzazioni alla geografia, alla cultura, alla società, dai pericoli delle terre selvagge a quelli provenienti dalla civiltà stessa. In breve -ma non stiamo assolutamente facendo giustizia al setting, che invece è sorprendentemente ricco- Awaken è ambientato sul continente di Salvora, il territorio dell’Alleanza delle città nate dalle guerre dei tempi antichi; qui, potenti corporazioni si contendono il dominio, in particolare l’onnipresente Chiesa del dio Azimoth, che custodisce l’autorità riguardo alle verità delle leggende sulla creazione del mondo e sulle primigenie guerre divine. Una di queste “verità” riguarda i Risvegliati, esseri umani dotati di poteri favolosi, dalla super-forza alla rigenerazione, dalla telepatia alla telecinesi, dalla metamorfosi al teletrasporto: secondo la dottrina della Chiesa essi sono i discendenti di una antica razza creata direttamente da Azimoth, e ricoprono quindi un ruolo fondamentale nel disegno cosmico. Ma i Risvegliati sono anche visti con timore e sospetto da parte dei cittadini, complice anche la sempre presente possibilità della Corruzione, un rischio che i Risvegliati corrono se utilizzano troppo i propri poteri. Questo fa del Risveglio, il processo di mutazione fisica e psicologica che dona ai prescelti i loro poteri, un momento tutt’altro che sereno, e nella tensione fra l’accettazione della società e il godimento dei propri poteri risiede gran parte della profondità narrativa di Awaken.
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Infatti, proseguendo nella lettura del manuale si incontra subito dopo i capitoli sull’ambientazione quelli dedicati alla creazione del personaggio. In questo procedimento numeri e statistiche hanno un’importanza quasi secondaria: molto più spazio è lasciato alle linee guida sul background, sulle motivazioni del personaggio, su quali domande farsi per dare un’identità e uno spessore al proprio alter ego. Il capitolo sulle meccaniche di gioco, cioè su come si tirano i dadi, poi, rende ancora più esplicito che Awaken è un gioco soprattutto narrativo: i dadi vanno tirati solo in quelle situazioni impossibili da risolvere senza, e il consiglio è di cercare di evitarli durante le situazioni sociali, che possono essere gestite grazie all’interpretazione dei giocatori. 
Quando invece la narrazione arriva ad un punto critico, il gioco propone un sistema di risoluzione che si basa sul lancio di un certo numero di d6 per ottenere un certo numero di successi (ovvero un 5 o un 6); il personaggio ha una serie di attributi, da cui deriva una serie di abilità, ciascuna delle quali ha una serie di specializzazioni. Quando messo di fronte a una sfida, il giocatore tira un numero di d6 determinato da quante di queste competenze, ovviamente relative alla sfida stessa, il suo personaggio dispone, e deve raggiungere un numero di successi che viene scelto dal Narratore. Più la sfida è complessa, più saranno le abilità che il personaggio può sfoderare (e quindi maggiore sarà il numero dei d6), ma naturalmente più saranno anche i successi da dover ottenere. Questo sistema non è nuovo, ma funziona molto bene. E’ poco intrusivo, e si presta a risoluzioni che sono per loro natura sfumate e narrative: se il personaggio ottiene due successi sui tre necessari, ad esempio, l’azione sarà fallita, ma non completamente. Inoltre il Narratore ha la possibilità di concedere dadi addizionali ai giocatori se questi propongono soluzioni creative e fuori dagli schemi per i problemi dell’avventura. Un ottimo modo per indirizzare il gioco verso lo stile che Awaken promuove.
Il manuale si conclude con una lunga campagna dimostrativa e una necessaria carrellata di brevi schede dei nemici che si potranno incontrare, e con la pagina da fotocopiare per la scheda dei personaggi.
In ultima analisi, il giudizio su Awaken è davvero ottimo. Si tratta di un gioco di ruolo profondo, con un sistema di gioco elegante e funzionale e un’ambientazione ben pensata e ben scritta, il tutto confezionato in un manuale corposo e pregiato. Awaken non è per tutti: la sua impostazione è marcatamente narrativista, e questo richiede un maggiore impegno interpretativo da parte dei giocatori. Lo stesso vale per l’ambientazione: il gioco prevede che i giocatori siano dei Risvegliati che hanno interagito con il mondo per diversi anni, il che è un modo per richiedere ai giocatori una conoscenza preliminare dell’ambientazione molto più approfondita rispetto ad altri GDR, che sono spesso concepiti per permettere di scoprire il mondo semplicemente giocando. Nel nostro test abbiamo preferito dedicare una “sessione zero” alla familiarizzazione con l’ambientazione e alla creazione dei personaggi, prima di poterci dedicare all’avventura vera e propria. 
Questa è davvero l’unica domanda che dovete porvi: siete disposti a dedicare un certo impegno iniziale a questo nuovo gioco di ruolo? Se la risposta è "sì", Awaken vi premierà con un'esperienza notevole. 
In chiusura, ci fa piacere segnalare questo altro progetto di Isola Illyon: se siete giocatori di ruolo, dateci un'occhiata!

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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