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Che la caccia abbia inizio!

Conoscete Monster Hunter? Si tratta di una serie di videogiochi creata dalla Capcom in cui il giocatore impersona un cacciatore di mostri in un mondo la cui tecnologia è a metà strada fra il medioevo europeo e la preistoria. Con “metà strada” non intendiamo dire che la tecnologia è quella dell'Antico Regno dell'Egitto, intendiamo dire che, senza soluzione di continuità, c'è chi va in giro con armature complete da cavaliere, con tanto di lancia e scudo, e chi ha gonnelline di piume e mazze fatte d'osso. La cosa, nel solito, consueto, incomprensibile modo che hanno i Giapponesi di mischiare culture che non c'entrano un piffero fra loro, funziona, e i giochi riescono davvero a creare un notevole senso di immersione nel proprio ruolo. Tutto, nel mondo di gioco, gira attorno ai mostri, dalla società (i cacciatori più abili sono anche le persone più rispettate) alla politica (la Gilda, l'organismo che regola l'accesso alle zone di caccia, sembra essere l'unica parvenza di governo centrale nel mondo di Monster Hunter) all'economia (ogni pezzo di mostro ha un suo valore e un suo scopo: la vita di tutti i lavoratori di tutti i villaggi, dai cuochi agli armaioli, dagli erboristi ai mercanti, dagli agricoltori ai minatori, ruota attorno ai mostri e alla caccia). I mostri stessi sono splendidi: si va dagli uccelli preistorici alle api giganti, dai draghi sputafuoco ai mostri acquatici. Erbivori, carnivori, onnivori, tutta la catena alimentare è rappresentata, e il giocatore, cacciando, ne entra a far parte di diritto.
Cacciare in Monster Hunter è tremendamente divertente ed impegnativo. Ogni mostro ha la sua indole, le sue abitudini, il suo modo di attaccare, di difendersi, di reagire. Un buon cacciatore conosce tutti i punti di forza e i punti deboli della sua preda, e grazie a questo il gioco offre delle grandi ed emozionanti sfide. Quello che il gioco non offre affatto, però, è una trama. Non c'è alcuna motivazione che spinge il personaggio controllato dal giocatore a cacciare i mostri rischiando la sua vita, se non quella di riuscire a mettere le mani su quell'ultima piastra di Rathalos che serve per completare la sua armatura. Armatura che poi gli consentirà di provare a cacciare mostri più pericolosi, con cui costruirsi equipaggiamenti più efficaci… e così via, all'infinito. 
Per questo motivo tentare di scrivere un fumetto ispirato a Monster Hunter è un'idea che ci appare piuttosto bislacca. Ma si sa, Monster Hunter è giapponese, e non c'è argomento che i Giapponesi non riescano a trasformare in uno shonen (chi ha detto Hikaru no go?), e quindi abbiamo a disposizione non uno, ma ben tre diversi tentativi di fumetto di Monster Hunter. Oggi, in particolare, affrontiamo l'ultima pubblicazione della GP Publishing, Monster Hunter Flash, di Keiichi Hikami e Shin Yamamoto. In realtà sul fumetto c'è molto poco da poter dire: è il più classico degli shonen, con il ragazzino dalle belle speranze che insegue un sogno, affronta mille difficoltà, lo sdegno di tutti finchè, con perseveranza, incontra dei nuovi compagni di cui riesce a conquistare la fiducia, e grazie a questo nuovo rapporto di amicizia anche la più difficile delle sfide diviene alla sua portata. Non è il peggiore dei fumetti ispirati al gioco (questo titolo spetta senza ombra di dubbio al terribile Monster Hunter Episode, creato, pensate che storia, dal Monster Hunter Manga Club), né il migliore (crediamo che tutto sommato il Monster Hunter Orage di Mishima sia un tentativo più ambizioso e senz'altro più riuscito).

Un'idea che ci è proprio piaciuta di Flash è che il protagonista proviene da Dondruma, città di Monster Hunter 2, ma l'azione si svolge a Loc Lac, città di Monster Hunter 3. Con la differenza di regione cambiano anche i mostri incontrati, e quindi l'armatura di Yan Kut Ku che indossa il Nostro, che pur essendo un'armatura da principianti a Loc Lac non è mai stata vista prima, fornisce un pretesto per rendere unico il protagonista. Nulla di trascendentale, ma una buona idea e una strizzata d'occhio ai giocatori più assidui. E un'altra cosa che il fumetto riesce davvero a fare bene è… far venire voglia di giocare a Monster Hunter! Vedere i cacciatori alle prese con situazioni già sperimentate di persona (ad esempio un Qurupeco che richiama una Rathian in una missione da principianti…) diverte e ingolosisce i giocatori, anche se, sicuramente, non avrà alcun effetto su chi col videogioco non ha mai avuto a che fare. Se siete dei fan sfegatati, ma proprio sfegatati, dateci un'occhiata, altrimenti passate tranquillamente oltre.

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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