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Coriolanus: Shakespeare al cinema con Tom Hiddleston

Qualunque appassionato di Shakespeare sa che non è facile trovare rappresentazioni di tragedie shakespeariane messe in scena, in lingua originale, da attori e registi di alta qualità senza dover prendere un aereo. Lo svantaggio, se così si può definirlo, del teatro è che raramente viene ripreso e reso disponibile al pubblico che non ha potuto sedere davanti al palco, e quelle rare volte che si riescono a trovare registrazioni di spettacoli teatrali che meritano di essere visti bisogna accontentarsi del proprio computer. Per questo ci piace molto l’iniziativa del National Theatre di Londra (NTLIVE), il quale riprende i suoi più famosi spettacoli teatrali e provvede a distribuirli nei cinema di tutta Europa per un giorno soltanto a distanza di qualche mese dalla chiusura del sipario.  Nel corso degli ultimi anni l’iniziativa ha portato nei cinema bellissime opere come l’Amleto, il King Lear, The Curious Incident of the Dog in the Night-Time, War Horse, Frankenstein e molti altri, permettendo ad un numero enorme di appassionati (e non) di assistervi direttamente dal proprio cinema locale. Questo martedì (martedì 8 aprile) tocca ad un altro grande classico della tragedia shakespeariana: Coriolanus, una rappresentazione molto particolare che noi abbiamo avuto il piacere di vedere in diretta a gennaio ad una proiezione in anteprima. 
Diretta da Josie Rourke, la tragedia è stata messa in scena per svariate settimane per il pubblico della Donmar Warehouse, un piccolo teatro di Londra, con un cast di eccellenza che vede Tom Hiddleston (Loki nei film Marvel Studios) nel ruolo del protagonista. Coriolanus non è una delle opere più note di Shakespeare, per intenderci non è una di quelle classiche che si studiano a scuola. Si tratta, in un certo senso, di un opera storica ma prima di tutto Coriolanus è una tragedia. Racconta la storia del leggendario guerriero romano Caius Marcius Coriolanus in una Roma molto antica, molti anni prima di Cesare e l’Impero Romano, in un tempo in cui la città di Roma era una città come le altre, in guerra con i Volsci. Il protagonista è un generale romano molto brillante, il più amato da soldati e il più ammirato da tutti i patrizi, ma totalmente privo della stoffa del politico e di ogni considerazione per i cittadini delle classi più povere. Tuttavia dopo una importante vittoria, per esaudire i desideri della madre Volumnia e dei senatori, si candida al consolato, con l’aiuto dell’amico Menenius (interpretato da Mark Gatiss). Il senato non è posto per lui e i tribuni Brutus and Sicinius lo sanno, e sfruttano la situazione per provocare la sua vera natura e spingerlo a pronunciare pubblicamente tutto il suo disprezzo per i plebei e la grande maggioranza dei cittadini di Roma. Parole di disprezzo che causano inevitabili e irrevocabili conseguenze, portando la sua storia tormentata ad un tragico finale.
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Coriolanus è quello che oggi chiameremmo un anti-eroe, un tipo con la cui visione politico-filosofica del mondo non è facile simpatizzare e che non combatte di certo per la libertà e l’uguaglianza. Tuttavia il pubblico non può fare a meno di comprendere e sentire propri i suoi turbamenti, gli intrecci delle sue relazioni, il dubbio che lo assale e la sua sofferenza. Qui sta il genio di Shakespeare, autore che troppo spesso viene associato a qualcosa di estremamente antico e distante, poco apprezzabile dai non intellettuali. Impressione che, dopotutto, ha un suo perché: non è facile rappresentare tragedie shakespeariane rendendole interessanti e dinamiche per un pubblico di giovani, e spesso anche grandi attori e registi falliscono nell’intento. La rappresentazione di Josie Rourke tuttavia presenta degli elementi che abbiamo trovato molto particolari, riesce a far emergere quegli aspetti dell’opera che non hanno tempo e non hanno età. Una grossa parte del merito va riconosciuto al cast, non solo ad Hiddleston che ha dato vita al protagonista in modo molto brillante, ma anche a Mark Gatiss nel ruolo di Menenius, Deborah Findlay in quello di Volumnia, Hadley Fraser in quello di Aufidius e gli altri. Da non dimenticare l’aspetto scenografico, tutte le scene si svolgono su un palco piccolissimo, così piccolo che ogni attore è costantemente sul palco (nei momenti in cui non è coinvolto si posiziona in piedi presso il muro di fondo) ma l’importante non è avere un grande palco, ma saperlo sfruttare. Il team artistico della Donmar Warehouse è sicuramente riuscito nell’intento grazie a giochi di luce, graffiti su muri e pavimento e una quantità davvero minimale di oggetti di scena (alcune sedie e una scala) che hanno contribuito a rendere lo spettacolo estremamente dinamico, senza distogliere l’attenzione dai personaggi.
Si tratta pur sempre di una tragedia shakespeariana in un inglese non contemporaneo e della durata di tre ore, non ci si può aspettare di guardarla come si può guardare un film, ma in un panorama cinematografico spesso ripetitivo questa ci sembra una buona occasione per andare al cinema e provare qualcosa di nuovo e particolare. Per maggiori informazioni sui cinema vicini a voi che aderiscono all’iniziativa visitate il sito di NTLive.

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Giada Rossi

Laureata in Astronomia, aspirante Astrofisica. Curiosa di natura. Scrivo soprattutto di scienza, ma preferisco parlare di cani buffi.

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