Intrattenimento

Davvero: una vita normale

Quando è iniziata l'avventura di 'Davvero' […] era una scommessa, un salto nel buio.

Paola Barbato, la scrittrice e sceneggiatrice di Dylan Dog, parla di Davvero come un esperimento, o comunque un azzardo. In fondo è nato così: un webcomic in italiano, con lei sceneggiatrice e un team disegno//colori diverso ad ogni pagina nuova, più una vicenda continuata di assoluta quotidianità. Niente strisce autoconclusive, niente misteri, la vita rocambolesca di una ragazza e delle sue scelte nella nostra Italia.
La vita di Martina Ferrari da Brescia, 19 anni, che fugge di casa dopo una discussione in famiglia. Dopo la vita sotto una campana di vetro, tentare l'indipendenza trasferendosi a Milano è tutt'altro che semplice; porta a scontri a muso duro coi vicini, problemi a gestire i soldi, il caos di cercare un posto, un appartamento, un lavoro e non dar via i soldi per il vestito nuovo. Cose di tutti i giorni, in pratica, ma in una storia continua: peculiare per il webcomic italiano.
Un esperimento che è andato avanti e adesso, pubblicato da Star Comics, s'è tradotto su carta. Certo, in parte il cambio di mezzo porta a qualcosa di diverso. Per esempio, per quanto continui la particolarità di non avere un artista fisso per la serie, il cambiamento si sposta dalla pagina all'intero volume. Il primo volume dell'edizione è quindi illustrato da Walter Trucco, il secondo da Antonio Lucchi e così via.
Questo rende sicuramente il fumetto più uniforme, anche per l'uso (comprensibile visto il formato cartaceo) del bianco e nero: se questo può essere una perdità di vitalità, c'è da dire che sia la storia che alcuni aspetti dello stile chiedono comunque attenzione e la sanno ottenere.
C'è nella storia la voglia di mostrarsi aderenti alla realtà, di raccontare una storia non noiosa in cui ciascunio potrebbe trovare qualcosa di vicino alla propria vita. La protagonista Martina è sì biona con occhi azzurri ma non ha la faccia da modella, anzi un insieme di naso adunco e lentiggini che la rendono un volto assieme imperfetto e capace di farsi ricordare. E' bresciana: cosa che può sembrare un vezzo ma in fondo vuole calare il tutto in un'Italia riconoscibile, fatta di città che non sono tutte la metropoli, di accenti riconoscibili e sempre l'insegna di una vita di tutti i giorni vicina a chiunque. L'ispirazione principale guarda agli shojo manga piuttosto che alla tradizione di fumetto seriale italiano, ma la stempera in un contesto chiaramente italiano e piuttosto asciutto.
Lo stile poi non rinuncia a qualche esperimento; c'è per esempio il tocco di introdurre ogni personaggio attraverso una polaroid dedicata e una didascalia in font corsivo che magari imita la scrittura a mano. Altre polaroid ricorrono ogni tanto, inquadrano momenti e personaggi, aggrediscono lo sfondo, oppure i personaggi escono in parte dalle inquadrature, le vignette arrivano a riempire un'intera pagina o due… c'è un senso di indisciplinatezza quasi, un gioco stilistico che, se a volte può disorientare, cattura l'occhio con questi dettagli.
Questo per dire che catalogare Davvero come un racconto realistico che presta tutta l'attenzione alla storia e nessuna allo stile sarebbe un grosso errore. Si vede, da parte del team guidato di volta in volta dalla Barbato, la volontà di realizzare qualcosa che si faccia ricordare anche in termini di visione e disegni, e di continuare a sperimentare anche sulla più tradizionale carta stampata. Con i suoi volumetti a 2,90 Euro e la solida idea che la sceneggiatrice sappia benissimo dove andare a parare, Davvero è quindi una storia che troviamo molto interessante e degna almeno di un'occhiata.

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