Site icon Orgoglionerd

Il Leone rampante di Scozia.

Il Leone rampante di Scozia. thumbnail
Il canto di una cornamusa, acuto e dolce allo stesso tempo.
Una canzone che non conosciamo ci racconta di leggende e vecchie storie di grandi eroi, luminose ombre del passato che combattono attorno al fuoco, invitandoci a prendere posto.
Così abbiamo presenziato al funerale del padre di William Wallace, mentre i guerrieri suonavano note proibite in onore del compagno caduto. Il piccolo orfano sarebbe cresciuto per diventare lo scozzese conosciuto per aver sfidato gli Inglesi… e averli sconfitti, in tutti i modi in cui un esercito può essere sconfitto. 
Una vita narrata attraverso melodie che ci troviamo qualche volta a canticchiare, o che ascoltiamo quando vogliamo poter spaziare con la mente oltre le mura delle nostre stanze, e vedere le Highlands
E poi il verde, quel verde che quasi acceca con la sua sfolgorante intensità. Si stende fino a che il nostro occhio è in grado di vedere; è un colore diverso da quello cui siamo abituati, ha sfumature blu cobalto, una punta di bianco e solo un lontano accenno di giallo. 
È il verde che profuma di pioggia, di cui si può sentire la morbidezza nell'erba dei prati sconfinati, si sposa alla perfezione con il rosso della chioma di Merida, che incendia il paesaggio al suo passaggio. Tra orsi, streghe e fuochi fatui, oltre la nebbia e la pioggia, sono i colori che esplodono sul grande schermo catturando realmente l'attenzione, che sia nel buio della notte o alla flebile luce delle fiaccole. Non si può fare a meno di continuare a fissare quei boccoli cremisi, scarlatti, arancioni che ondeggiano tra la vegetazione dalle foglie smeraldo, quasi dotati di vita propria, agitati dal vento, mentre a dorso del suo cavallo attraversa boschi e colline.
Anche se è solo finzione è come se potessimo realmente sentirlo, quel vento, che urla e sussurra, che ci spinge e accompagna.
Dalle torri dei castelli, di grossi mattoni grezzi, lo si può sentir urlare e a volte persino all'interno è difficile ripararsi. Antiche roccaforti che punteggiano le lande verdeggianti, hanno un che di romantico, ma non nell'abusato senso collegato alle storie d'amore, in un'accezione più ampia del termine. Sono intrise di quel romanticismo che è più poesia, uno sbocco per la fantasia. Ci immaginiamo a percorrerne i corridoi, sentendo solo il rumore dei tacchi degli stivali che riecheggia nel silenzio, mentre fuori cade quella particolare pioggerella lieve ma insistente. Oltre al rumore del mare che si infrange sulla scogliera. 
Castelli che pare nascondano segreti e dove si sono svolti duelli, vi hanno vissuto re e guardiani di mucche. Alcuni sono tutt'ora infestati, altri solo disabitati. 
Sono sullo sfondo mentre gli Highlander che si combattono, e vanno avanti sino a che non ne rimarrà soltanto uno, impugnando spadoni a due mani e indossando kilt dai tartan variopinti. 
Teatro di cruente battaglie, dolori e promesse, patria di uomini che non si arrendono mai, ha dato loro natali, ispirazione e forza. Come Rob Roy vanno avanti fino a che la vendetta non è compiuta o la giustizia non è stata riportata. In barba a coloro che affermano che si devono indossare i pantaloni per essere dei veri duri.
 
Questa, e molto altro ancora, è la Scozia, scenario di epiche avventure. 
È come di un personaggio che pochi si ricordano di citare, ma senza cui il film che ci ha colpiti non avrebbe lo stesso mordente.
Exit mobile version