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Il Segreto di Babbage, doppia intervista!

Questa introduzione sarà breve perché vogliamo subito lasciare spazio ai protagonisti di questa doppia intervista, Alfredo Castelli e Fabio Gadducci, i quali sono anche i protagonisti dell'ultimo numero di Comics&Science: Il Segreto di Babbage. La storia a fumetti, dedicata al grande matematico dell'Ottocento, uno dei primi ad avventurarsi nel campo di quella che oggi chiamiamo informatica, è stata scritta da Castelli e illustrata da Gabriele Peddes (che intervisteremo a breve!) e verrà presentata domani, sabato 20 maggio, al Salone del Libro di Torino. Vi invitiamo a partecipare, e per ingolosirvi ecco a voi un teaser in forma di chiacchierata!

ON: Fabio, sei un docente del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, nonché direttore del Museo degli Strumenti per il Calcolo, tema centrale di questo nuovo albo C&S. Come è nato il museo? Qual è la sua storia?
Fabio Gadducci: Il Museo nasce negli anni Novanta, quanto si comincia a riflettere sul fatto che molti materiali tecnologici, informatici ma non solo, minacciavano di essere dismessi, perdendo le conoscenze legate sia alla loro progettazione sia, ancora più banalmente, al loro funzionamento. In particolare, Pisa è una delle culle della computer science nel nostro Paese, la città nella quale sono stati progettati i primi calcolatori italiani, e il legame di Pisa con il calcolo in generale e l’informatica in particolare è sempre stato strettissimo. Un museo dedicato agli strumenti per il calcolo, che partisse da compassi galileiani e dalle macchine meccaniche ottocentesche, per poi giungere ai grandi mainframe degli anni Sessanta e agli inizi della rivoluzione degli home-computer, è sembrato in quegli anni una scelta non rimandabile.
ON: Da cosa nasce la necessità di un fumetto dedicato a questo tema?
FG: Come in ogni museo contemporaneo, la componente divulgativa riveste un ruolo importante. Non ho mai ritenuto interessante un museo che si dedicasse solo allo studio e alla conservazione, pure assolutamente prioritari, cioè che si rivolgesse in pratica solo agli appassionati di retro-computing. La sfida è far conoscere le storie, sociali e personali, che stanno dietro alle conquiste tecnologiche. E oggi, il fumetto è ancora il medium più inclusivo che conosca.
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ON: Quanto è importante la comunicazione a fumetti nella didattica?
FG: Beh, la comunicazione tout-court è importante. Oltre che a “pubblicizzare” le proprie collezioni, il Museo si prefigge di organizzare eventi e incontri sulla tecnologia informatica, con un occhio alla didattica nelle scuole e sperando di avere un ruolo anche nell’attrarre verso lo studio delle materie scientifiche, da sempre un punto dolente in Italia. Il fumetto, come dicevo prima, è ancora il medium che riesce a raggiungere il pubblico più trasversale, con un linguaggio non semplicistico ma in grado di farsi comprendere più facilmente, veicolando contenuti non banali in maniera accattivante.
ON: Vuoi introdurci tu il nostro ospite? Perché avete scelto Alfredo Castelli?
FG: Per cominciare, perché è un amico del Museo, con il quale ha già collaborato in passato. Poi, pochi altri nel nostro Paese hanno lavorato come lui sull’immaginario tecnologico: ad esempio, Martin Mystère è il primo personaggio del fumetto italiano che ha sulla sua scrivania un personal computer. Infine, ci sembrava importante avere una narrazione dal taglio storico, proprio in virtù dei contenuti del Museo, e nessuno ha la fantasia e la predisposizione di Alfredo verso questo tipo di racconti.
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ON: Alfredo, la tua carriera è disseminata di salti tra archeologia e tecnologia, sono mondi che ti affascinano ancora?
 
Alfredo Castelli: Direi di sì perché offrono continue novità. Anche l’archeologia, paradossalmente, che con il “nuovo” ha ben poco a che fare. Se poi si considera come la tecnologia possa venire in aiuto dell’archeologia (pensiamo, per esempio, alle scoperte effettuate dall’alto dopo l’invenzione degli aerei, dalle linee di Nazca a Spina) le ragioni di questo fascino sono presto spiegate.
 
ON: Come si lavora a un fumetto di divulgazione scientifica, un fumetto che deve avere delle basi non solo reali, ma anche verificate e confermate? Hai contato sull’aiuto di un consulente scientifico o ti sei basato sulle tue ricerche?
 
AC: Non ritengo Martin Mystère un fumetto di divulgazione scientifica; semmai un fumetto di fiction che si occupa di tanto in tanto di scienze; in questi casi ne parlo utilizzando il linguaggio “semplificato” della divulgazione. Quando mi occupo di argomenti scientifici (ma non solo: generalmente quando parlo di discipline reali, dalla storia alla geografia alle arti) cerco di documentarmi il meglio possibile, per non scrivere sciocchezze o, peggio, per non generare false idee. Qualche volta – ma abbastanza di rado – mi sono rivolto a esperti di specifiche materie, ma non è la prassi, anche se sarebbe bello che lo fosse (ma imporrebbe una periodicità annuale).
 
ON: A proposito di ricerche, ne hai sempre svolte numerose per il tuo lavoro. Dopo una così lunga carriera riesci ancora a trovare cose che ti sorprendono?
 
AC: “Ricerca” è una parola un po’ impegnativa. Di Martin Mystère ho già parlato; posso aggiungere che Internet ha facilitato molto le cose soprattutto per quanto riguarda le notizie spicciole. Ricordo che una volta, in tempi pre-web, sono diventato matto a cercare le parole di Lili Marlene che dovevo inserire in un racconto. Dopo vari giri in librerie e biblioteche senza neppure sapere cosa cercare esattamente, sono riuscito a trovarle sul retro di copertina di un disco in cui Marlene Dietrich cantava quella canzone. Ora basta digitare “Lili Marlene Lyrics” in Google, ed eccole servite su un piatto d’argento. Le raccolte on line di quotidiani “storici” permettono di verificare l’origine di fatti “mysteriosi” dati oggi per scontati che spesso si rivelano l’effetto di deformazioni subite di passaggio in passaggio, nello stile del “telegrafo senza fili”. Se definisci come “ricerche” certi miei lavori sui fumetti, il cinema, la letteratura popolare, ne ho svolte effettivamente parecchie basandomi sulle fonti originali, non sempre facili da reperire. Ho fatto anche molte piccole scoperte che non entusiasmano nessuno escluso me. Per esempio, a chi può interessare il fatto che abbia rettificato una vasta serie di notizie sbagliate sulle origine del fumetto che risalgono addirittura a fine ‘800 e vengono ancora riproposte al giorno d’oggi? Forse ad altre dieci persone nel mondo, ed è normale che sia così. Così mi sono abituato ad applaudirmi da solo e  porgermi vive e vibranti congratulazioni; e comunque sono contento che la molla dell’entusiasmo continui a scattare.
 
ON: Vedremo altri volumi Comics&Science firmati da te?
 
AC: Spero di sì. Se me li chiedono, li scriverò volentieri, anche perché costituiscono piccole sfide al di fuori della routine. Mi piacerebbe riuscire a scrivere un fumetto sulla matematica; non la storia di un matematico, ma una specie di libro di testo che utilizzi quel linguaggio e riesca (cosa praticamente impossibile) a mantenere l’interesse, la suspense e il divertimento. E, fuori dal campo scientifico, mi piacerebbe realizzare un fumetto sulle etimologie: ci sono parole che hanno storie molto affascinanti e avventurose.
 
ON: Ne approfittiamo per rivolgerti la domanda che facciamo a tutti i nostri ospiti. Quale super potere vorresti avere?
 
AC: La conoscenza universale, come Faust. Però non vorrei avere guai con Mefistofele.
Testi di Gabriele Bianchi e Jacopo Peretti Cucchi (OrgoglioNerd)
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