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Illustrare carte di Magic: The Gathering, la storia di John Avon

Le bellissime illustrazioni sono sicuramente uno degli aspetti iconici di Magic The Gathering: hanno dato forma a uno dei mondi fantasy più abitati di sempre, immerso nell’avventura generazioni di giocatori e immortalato nella storia le carte più amate del gioco. A Lucca Comics&Games 2019 abbiamo ascoltato questa storia dal punto di vista di qualcuno che l’ha vissuta, e vi ha ampiamente contribuito, l’illustratore John Avon, che da oltre vent’anni si occupa di illustrare carte di Magic: the Gathering

Com’è cambiato il tuo lavoro dagli anni ’90 ad oggi?

Siccome Magic esiste da così tanto tempo è necessario un po’ reinventare la ruota ogni anno. Una delle mie prime commissioni per Magic è stata “disegna quattro montagne”, era lasciata molta libertà all’artista. Ora invece quando ricevo una commissione faccio una riunione in cui mi viene data una guida di stile molto specifica. Per fare un esempio 12 anni fa è uscito il Blocco di Mirrodin, ossia un mondo di metallo. Illustrare quelle carte non è stato semplice: come fai a dipingere una montagna di metallo, una foresta di metallo, un mare, una pianura? Il mio compito era rispondere a queste domande, immaginare come è fatto un prato di erba metallica. Ora invece le consegne sono molto più specifiche.
Secondo me l’arte fantasy è un approccio surrealista al mondo: c’è il fantasy di draghi e angeli e poi c’è il fantasy di Magic, e questo secondo tipo di fantasy consiste nel prendere l’ordinario e rigirarlo. Questo è ciò che fa il team di ricerca e sviluppo, ogni anno devono pensare ad un nuovo modo di rigirarlo, e lo fanno da 25 anni, la maggiore specificità nelle consegne è necessaria.

Quando lavori ad una carta conosci il suo nome e gli effetti? Oppure ricevi soltanto il concetto?

Ciò che si riceve è il nome della carta, il compenso, la scadenza e una descrizione di ciò che devi dipingere. Recentemente ho dipinto una carta chiamata Lotus Field, la cui descrizione era circa “dipingi un campo di fiori di loto, con una luce serale e fallo sembrare magico”. Mi piacciono queste descrizioni perchè non sono troppo specifiche e ci lasciano un po’ di spazio di manovra, licenza artistica.
Secondo me il segreto per una buona illustrazione è l’illuminazione laterale. I fiori di loto sono tutti illuminati di lato di un colore diverso, e questo colore è critico per dare l’atmosfera. La consegna non chiederebbe questo, questo dettaglio è parte del mio lavoro, sono io che devo far trasparire l’emozione che la carta vuole dare tramite la luce, il design e la composizione.

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Lotus Field – John Avon
Sei molto conosciuto fra i giocatori di Magic soprattutto per le meravigliose terre, soprattutto i panorami, che hai disegnato. Quali sono le tue ispirazioni? Come fai a rendere i panorami così magici?

Quando sto passeggiando da qualche parte non guardo alle cose nel modo in cui le altre persone le guardano. Fotografo ogni sorta di oggetto, magari dell’immondizia per terra, un tronco di albero o una lattina. Una delle mie illustrazioni è basata su un ceppo vicino a casa mia: una volta passeggiavo con mia moglie e le ho detto “quello sembra un edificio!” quindi mi sono buttato per terra a fotografarlo e ho fatto cento fotografie da ogni angolo, perché ci vedevo un edificio. Insomma faccio un sacco di foto di reference, una volta era necessaria la macchina fotografica ma oggi uso semplicemente il cellulare. A volte prendo riferimenti anche dai giornali o dal web.
Siccome la mia mente è surreale vedo oltre ciò che le altre persone vedono, e sto già pensando tre passi avanti. Vedo il ceppo d’albero e so dove finirà nell’illustrazione. Ad esempio mentre stavo venendo qui in taxi filmavo il paesaggio e magari quelle montagne diventeranno una città, oppure vedo un fiore per terra e mi stendo sotto ai fiori e quei fiori li trasformo in una foresta. Quando ero un ragazzino sognavo di essere piccolissimo e di guardare le cose in un’altra prospettiva, da adulto ho usato questa mia stranezza per fare arte. Quindi la mia ispirazione è una combinazione di essere strano, saperlo sfruttare, trasformarlo in surrealismo e usarlo per il fantasy. Le mie illustrazioni migliori sono quelle che contengono un po’ di realtà e un po’ di surreale, così il pubblico può vedere qualcosa mi familiare, afferrarlo e usarlo per venire trasportati in un altro mondo.

Preferisci lavorare in tradizionale o in digitale?

Sono del 1961 e ho iniziato a lavorare nel 1982, in tradizionale naturalmente. I miei primi dipinti erano ad olio, il problema era che ci voleva un sacco di tempo ad asciugarli e l’arte commerciale è tutta basata sulla velocità e le scadenze. Poi ho iniziato ad usare un areografo per spruzzare gli acrilici, e sono diventato bravo. Però ero davvero stressato, depresso e volevo smettere per diventare un chitarrista rock. Per fortuna i computer sono diventati abbastanza veloci e ora lavoro in digitale. Lo preferisco per la sua velocità, posso finire il disegno, mandarlo al direttore artistico dall’altra parte del mondo e ricevere subito un feedback. Prima dovevo impacchettare il mio dipinto (dopo averlo asciugato), darlo al corriere, tre giorni dopo arrivava a Seattle, e poi se erano necessari dei cambiamenti doveva rispedirmelo in Inghilterra, lo modificavo e via di nuovo. Dal punto di vista puramente logistico l’arte digitale e quella commerciale lavorano molto meglio assieme. Peccato però che quando riprendo il pennello non sono più abituato.

John Avon Signing
Che rapporto hai con i fan di Magic? Alcune persone trovano le illustrazioni fondamentali nella loro esperienza di gioco, altri magari leggono la carta e non sono molto interessati all’illustrazione. Tu hai di certo incontrato molti fan di Magic, cosa ti dicono?

Secondo me a circa il 30% dei giocatori di Magic non interessa dell’illustrazione e questo non mi disturba, giocano e si divertono. Poi ce n’è un altro 30% che ha una vaga preferenza per certe illustrazioni piuttosto che altre. E poi c’è il restante 40% che è appassionato di arte, chi più chi meno. Sono stato ad un evento di Magic qualche anno fa e in quel periodo della mia vita ero un po’ in crisi di mezza età, mi chiedevo “sto facendo qualcosa di utile nella mia vita? Non guido l’ambulanza, sono solo un illustratore“. Poi però, guardando 2,000 persone giocare a carte mi sono accorto di quanto è meraviglioso il mio lavoro. Nel mio piccolo sono parte di qualcosa che unisce le persone, letteralmente un “gathering”.
Inoltre ho realizzato negli anni che ci sono due tipi di arte: quella dei pittori che dipingono per le gallerie, e poi c’è quella che molti definiscono arte “bassa”, come la mia, perchè è commerciale. Beh, vadano al diavolo! Ci sono migliaia di persone che giocano a carte e ora grazie alle illustrazioni di Magic sono un po’ più consapevoli che l’arte esiste. Quindi ora forse quel 30% a cui non fregava niente dell’illustrazione possono diventare un 25%. Questo è il mio lavoro, e ora ne sono felice, perchè magari qualcuno viene al mio stand e si prende un mio dipinto in cambio di un po’ di soldi, poi lo attacca al muro e forse un giorno in cui non è tanto felice il mio paesaggio sarà lì sul muro e io avrò fatto il mio lavoro.

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