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Intervista a Riccardo Burchielli

La nuova pellicola Alien: Covenant sta impazzando nelle sale. Secondo attesissimo episodio della trilogia prequel, iniziata con Prometheus. Gli eventi sono ambientati dieci anni dopo gli avvenimenti visti nel precedente film, la missione sta procedendo nella colonizzazione del pianeta Origae-8. Tutto l’equipaggio è rimasto in iper sonno, in attesa di essere svegliato e richiamato al servizio. Nel frattempo, oltre all’androide Walter anche un altro personaggio non è rimasto con le mani in mano. Stiamo parlando del grande Riccardo Burchielli oggi ospite ai nostri microfoni. 

Ciao Riccardo, sappiamo che hai lavorato sodo per l’uscita di Alien – Covenant, vuoi raccontarci su cosa ti sei dato da fare?

In realtà non su molto. L'anno scorso la Dark Horse ebbe bisogno di un fill-in artist sulla serie Alien: Defiance e Brinan, conoscendo la mia passione per il personaggio e visto che avevamo qualche centinaia di pagine insieme, fece il mio nome. All'inizio avrei dovuto lavorare su due uscite, che poi divennero una. Ma è bastata per farmi tremare le gambe. Spero di aver fatto un buon lavoro, considerato che sono entrato in corsa su un lavoro non mio.

Sappiamo che sei un grande fan di Alien, ti saresti mai aspettato di avere a che fare con la Weyland-Yutani? Che, lo ricordiamo, è la società che amministra le colonie umane al di fuori del sistema solare…

Come ti dicevo, è stata una sorpresa. Astronavi e corridoi, tubi e perdite di olio e fumo, sono la mia passione. Un imprinting che ho avuto dai fumetti di Juan Jimenez, che poi è proseguita con la fantascienza moderna, sporca, soffocante e paurosa. Avrei voluto fare un lavoro più lungo, per impostare secondo il mio stile un arco narrativo intero, ma mai dire mai.

Per un disegnatore scontrarsi con Alien non significa solo avere a che fare con il più letale degli xenomorfi, si tratta di un confronto su livelli ancora più alti, significa lavorare sulle forme di H.R. Giger. Come hai vissuto questa sfida?

Piuttosto bene. Nel mio albo non c'erano xenomorphy 😛 Sul serio, è un albo dove la fanteria e i sintetici la fanno da padrone. Sui sintetici ho sofferto un poco, perché ho lavorato sulla base di quello che Tristan aveva creato, sulla fanteria, dopo 6 anni di DMZ, credo di essere andato liscio. Comunque, tornando a Giger, ho provato (quando non sapevo cosa mi sarebbe toccato in sceneggiatura) a lavorare anche sull'alieno e devo dire che è una bella sfida. Su un fumetto di franchise, non puoi sbagliare nulla della caratterizzazione dei personaggi per ovvi motivi. Sei li per riprodurre un capolavoro di personaggio e lo devi fare bene. Sbagli uno dei tubi del collo, per fare un esempio, e la creatura cambia. Ma visto storie e ambientazioni, si può lavorare sui neri che è una meraviglia e creare atmosfere e paura nel rispetto del personaggio. Magari in futuro posterò qualche studio.

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Alien è ormai un franchise con diversi titoli e declinazioni commerciali, un universo espanso in cui hanno preso forma moltissimi personaggi. Da appassionato, hai un tuo personaggio preferito?

La saga di Alien, soprattutto negli ultimi film, ha avuto un'evoluzione e una continuità, che a me non dispiace. Io spesso me li riguardo dal primo all'ultimo e capisco tutte le declinazioni che ne sono state fatte, il percorso. A volte zoppica, vero, ma ci sta. Certo se dovessi scegliere, per me sarebbe tutto ambientato tra il primo film e Aliens.

Che epilogo vorresti per questa saga?

Nooo… quale epilogo ;) E' chiaro che le risposte alle domande che si fa Weyland, sono quelle che vorremmo tutti. Sarebbe un bel finale. Ma poi? Spero che duri ancora un po'.

Ormai le ore di lavoro al fianco di Brian Wood nemmeno più si contano, com’è il vostro affiatamento? Condividete delle passioni che si trasmettono su carta?

No 🙂 Lui è uno sportivo accanito e un salutista. Io un coach potato, cintura nera di birra! :) Battute a parte, con Brian ho una sintonia che rispetta dei meccanismi che non ci siamo mai dati, ne spiegati. E' stato così da subito. E' uno scrittore (e un ragazzo) fantastico e non smetterò mai di ringraziarlo per aver scelto, quel giorno, le mie pagine di prova invece di quelle di un altro.

L’amore per la fantascienza si limita ad Alien o ci sono anche altri universi su cui vorresti far viaggiare le tue matite?

Come ti dicevo, da bambino, rimasi folgorato da quella fantascienza distopica e puzzolente, che leggevo su riviste come L'Eternauta. Quelle storie piene di dettagli , astronavi, corridoi cupi, spazio, spazzatura e tubi, con personaggi assurdi brutti fuori e dentro, lerci, che tentavano di trovare (o almeno annaspavano nel farlo) una posto in un universo, dove di posto non ce n'era più..  Mondi dove i piloti avevano tute spaziali impossibili e donne sempre prosperose. Le storie di Jimenez su tutte. Un giorno, prima o poi, dovrò fare una roba del genere. Ciao!

 

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Jacopo Peretti Cucchi

Il suo compito è occuparsi di tutti i “progetti speciali”, meglio ancora se sono segreti. Amante della buona cucina e grande appassionato di rugby e motori.

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