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L’importanza di essere videogiocatori

Il primo aprile abbiamo festeggiato i cinque anni dalla nascita di Orgoglio Nerd, una data molto importante per tutti noi della redazione, che ci ricorda quanto il duro lavoro realizzato in tutto questo tempo ci abbia fatto crescere, sia professionalmente che come persone; tutto questo grazie anche alla partecipazione e all’affetto di voi lettori che ci sostenete sempre e ce lo dimostrate in ogni occasione. Questo aprile, però, vorrei festeggiare anche il primo anno dalla nascita della mia rubrica dedicata ai videogiochi, Thunder Hammer. Un anno fa iniziava quest’avventura e, ripensando a tutti gli argomenti toccati e discussi con voi lettori nei dodici mesi passati, mi è venuto spontaneo riflettere su cosa voglia dire essere videogiocatori in questo momento.

Sarà capitato anche a voi di leggere commenti o sentire discorsi (ormai da meme) del “si stava meglio quando si stava peggio”, “qui una volta era tutta campagna” ecc. Persone che criticano lo stato attuale delle cose ricordando un passato che, a detta loro, era perfetto. Questo succede spesso anche nell’universo Nerd, fra cinema, fumetti e videogiochi. Non sono un fan di questo tipo di ragionamenti, perché reputo che ogni generazione veda le novità da una prospettiva diversa, con gusti e influenze differenti da quelle che l’hanno preceduta. Per esperienza personale posso ammettere che con il passare degli anni diventa più difficile rimanere stupiti da una qualsiasi opera, ma questo succede perché, come nei videogiochi, pian piano nella vita si fa esperienza in tutto. Quando da molto giovani ci si avvicina a una realtà nuova per noi, come quella dei manga o delle serie tv, naturalmente le prime esperienze saranno quelle che ci segnano maggiormente (a patto, ovviamente, che la qualità oggettiva dell’opera sia quantomeno buona); una volta cresciuti, però, le esperienze vissute si saranno accumulate e inevitabilmente ci avranno resi più esperti e consapevoli, permettendoci di capire sin da subito cosa sia di qualità e cosa no. Chiaro allora che emozionarci e stupirci diventa più difficile. Per esempio, quando ero adolescente, leggevo molti più manga e apprezzavo anche opere che oggi ai miei occhi, dopo anni e anni di letture, appaiono mediocri. Ormai certe meccaniche narrative sono per me chiaramente riconoscibili ed è quindi per me sempre più difficile trovare qualcosa che riesca a sorprendermi per originalità.

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Il mondo dei videogiochi è invece uno dei pochi che riesce ancora a donarmi grandi emozioni, proprio come se fossi un bambino che gioca con la sua prima console. Non a caso uno dei titoli che è entrato nel mio olimpo personale dei giochi più belli di sempre è The Witcher 3, uscito solo due anni fa. Guardiamo solo al 2017: in tre mesi sono usciti davvero tanti titoli validissimi sotto tutti i punti di vista, da Horizon Zero Dawn a Nier Automata, fino al recente Persona 5, uno degli esempi di JRPG migliori di tutti i tempi. Senza contare le perle uscite in tempi recenti, come The Last of Us con la sua impeccabile qualità narrativa, oppure Overwatch e il divertimento che sa offrire online con i propri amici, fino all’innovazione della VR che ci ha portato un nuovo modo di giocare considerato fantascienza fino a pochi anni fa. Insomma, nonostante sia innegabile che sequel e remake siano molto presenti anche nel mercato dei videogiochi, esiste comunque un’ampia porzione che continua a sorprendere noi videogiocatori e che continua a farci amare come il primo giorno questo nostro hobby. Dunque, per quanto abbia adorato periodi come quelli del Super Nintendo o della prima Playstation, se avessi la possibilità di scegliere non tornerei mai indietro; preferisco continuare a guardare avanti e godermi quanto l’innovazione tecnologica futura ci potrà offrire.

Voi cosa ne pensate cari lettori, siete contenti di essere videogiocatori in questo lasso di tempo? O ci sono periodi che rimpiangete? Con queste riflessioni vi saluto facendo ancora un augurio a noi di Orgoglio Nerd e a voi che ci seguite.

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