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La bufala dei Protocolli dei Savi di Sion. Non c’è storia!

Inauguriamo una nuova serie di articoli per smontare le più bizzarre bufale storiche

Inauguriamo oggi una nuova serie di articoli, intitolata astutamente Non c’è storia, tutta dedicata al variopinto, bizzarro e affascinante mondo delle bufale storiche. Orgoglio Nerd è fin dagli albori in prima linea nella continua e spesso estenuante lotta contro le baggianate cospiratorie in ambito scientifico: siamo fan del CICAP, siamo parte del progetto Comics&Science e ci siamo sempre quando c’è da rettificare la cronaca su tutti quegli argomenti, dal 2012 ai vaccini, che sono i preferiti da parte dei complottisti di ogni sorta. Ebbene, da oggi abbiamo deciso di dedicarci anche all’altra parte del cielo, quella storica. Già, perché se le teorie pseudo-scientifiche vanno senz’altro per la maggiore, è anche vero che riletture meno che accurate di eventi chiave della storia dell’uomo ci sono sempre state, spesso create ad arte per gli scopi più biechi, e spesso quasi impossibili da sradicare dal “sapere comune”, nonostante si tratti di bufale conclamate.

Iniziamo questa nostra carrellata di bufale storiche, di cui potete aspettarvene circa una ogni mese, con la storia straziante dei Protocolli dei Savi di Sion, un clamoroso falso che è stato e, ahinoi, ancora sta alla base di molte filosofie antisemite un po’ in tutto il mondo.

I Protocolli dei Savi di Sion: la bufala

protocolli dei savi di sion

Partiamo col descrivere cosa sarebbero, a detta di chi ci crede, questi famosi Protocolli dei Savi di Sion. Innanzitutto, chi sono questi Savi? I “Savi di Sion”, o gli “anziani”, sarebbero una non meglio identificata congrega dei leader mondiali dei vari gruppi ebraici sparsi nel mondo. Questi anziani sarebbero alla guida di tutto il popolo ebraico, e avrebbero come scopo finale il collasso della società “gentile” e infine la presa di potere e il controllo del mondo. I Protocolli sarebbero una sorta di manuale ad uso degli ebrei, che delineerebbe con precisione le strategie a lungo termine che porteranno alla sconfitta dei goyim, peraltro a loro insaputa.

Nello specifico, si tratta di 24 documenti, ciascuno dei quali dedicato a un tema: propaganda, economia, istruzione, finanza, i media, metodi per creare ed organizzare il malcontento, per incentivare il pensiero liberale e il capitalismo, descritti come utili strumenti per creare un falso senso di libertà nei gentili, e così via. Interessantissimo il rapporto con le altre teorie del complotto descritte nei Protocolli, come la massoneria: nei documenti si dà quasi per scontato che effettivamente esista un complotto massonico ai danni del popolo, semplicemente si rivela che quel complotto altro non è che un ulteriore strumento comandato in maniera occulta dai Savi stessi.

Il piano finale prevede l’avvento di un “Re degli Ebrei”, quando i gentili saranno ormai totalmente sotto il controllo dei Savi e non si renderanno nemmeno conto della presa del potere da parte loro (o non avranno i mezzi per opporsi). Interessante il particolare di quale sarebbe il ruolo dei Savi una volta instaurato il controllo globale: essi continuerebbero sempre ad agire nell’ombra, controllando la finanza del mondo, senza esporsi in prima persona. Insomma, sembrerebbero contenere tutto quello che serve per comprovare una volta e per tutte ogni singola paura che da sempre esiste nei confronti degli ebrei. Sarà davvero così?

I Protocolli dei Savi di Sion: i fatti

protocolli dei savi di sion

Non vi stupirà che la risposta è no. No, non è davvero così, perché ci troviamo di fronte a uno dei più colossali e facilmente sbufalabili falsi documentali della storia. Vediamo di ricostruire la genesi dei Protocolli.

La prima pubblicazione dei Protocolli avvenne nella Russia zarista, sul quotidiano Znamja di San Pietroburgo, nel 1903. Subito, questo documento venne sfruttato dall’Ochrana, la polizia segreta zarista, e, fin dalla loro fondazione nel 1905, dalle Centurie Nere, un’organizzazione ultraconservatrice appoggiata da Nicola II, come strumento per addossare agli ebrei la colpa di più o meno tutte le sconfitte politiche e militari del regime, trasformandole in parte di un complotto più ampio. Grazie a questa (indotta) popolarità, i Protocolli iniziarono a diffondersi sempre di più in tutto l’Impero: sempre nel 1905 vennero pubblicati per la prima volta come testo completo, in appendice al libro Il Grande nel Piccolo: la venuta dell’Anticristo e il Regno di Satana sulla Terra di Sergei Nilus. Nilus non deve aver dedicato troppa attenzione alla creazione di una backstory credibile, perché inizialmente ha sostenuto che i Protocolli fossero il prodotto di un bieco, occulto, misterioso Congresso Sionista che si sarebbe svolto a Basilea nel 1897. Peccato che questo congresso, descritto in maniera così spaventosa, si fosse svolto alla luce del sole…e fosse addirittura aperto anche ai non ebrei. Colto in fallo, Nilus ha cambiato la sua storia, sostenendo che i Protocolli siano stati scritti in una serie di incontri, questi sì segreti e misteriosissimi, degli altrettanto misteriosissimi Savi di Sion, fra il 1902 e il 1903. Peccato che nell’introduzione stessa ai Protocolli da lui pubblicati, Nilus scrive di averli ricevuti da un suo contatto (ovviamente nel frattempo deceduto!)…nel 1901. Insomma, era evidente che qualcosa non tornasse.

Talmente evidente che il governo dell’Impero decise di effettuare un’indagine sulla genesi dei Protocolli, arrivando a determinare con precisione che questi erano stati scritti a Parigi dai membri della polizia segreta, l’Ochrana, che aveva tenuto all’oscuro il governo stesso, e perfino lo Zar. Questo, a onor suo, scoprendo che quest’opera così benefica per la sua carriera politica era in realtà un falso, diede indicazioni per sequestrarla dalla circolazione (cosa che avvenne con assai poco zelo, e nuove edizioni dei Protocolli continuarono a comparire ovunque).

Golovinskij, Joly e il Dialogo agli inferi

Eisner004In quali prove schiaccianti erano incappati, dunque, gli investigatori governativi? Qual’era l’origine vera dei Protocolli dei Savi di Sion? Per rispondere a questa domanda dobbiamo parlarvi di un’altra opera: Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu, pubblicata nel 1864 dal francese Maurice Joly. Il Dialogo è un’opera satirica che critica ferocemente Napoleone III, ed è costruita, come si capisce dal titolo, sotto forma di dialogo: Machiavelli rappresenta un Napoleone intento ad intessere un piano per la conquista del mondo, e Montesquieu lo smaschera. Lo scritto fu ritirato dal commercio e l’autore fu imprigionato per diversi mesi, ma ciò non impedì al Dialogo di ottenere un certo successo negli ambienti più critici al governo francese e oltre: arrivò infatti nelle mani di un certo Hermann Goedsche, tedesco, estremamente conservatore e con chiare, esplicite tendenze antisemite. Goedsche pubblicò nel 1868 un’opera di propaganda antisemita, dove, nella finzione narrativa, si trova la nozione di un congresso segreto di leader ebrei che si riunivano ogni secolo per architettare e perfezionare il loro diabolico piano di conquista del mondo. Non era un’idea nuova, naturalmente, ma Goedsche vi inserì numerosi passaggi tratti proprio dal Dialogo di Joly (che, però, non riguardava minimamente gli ebrei).

Quest’opera arrivò in Russia, in compagnia di molte altre che ulteriormente suggerivano più o meno esplicitamente l’idea della grande cospirazione ebraica ai danni dei gentili. Non appena l’Ochrana venne a conoscenza di queste opere, i suoi agenti ne incoraggiarono la diffusione, ritenendole estremamente utili strumenti di propaganda antiliberale. Uno di questi agenti, Matvej Vasil’evič Golovinskij, compì il passaggio successivo, mettendo direttamente mano alla stesura di questi testi.

Golovinskij lavorava sotto copertura a Parigi, presso Le Figaro, come articolista di propaganda. Fu lui che, basandosi pesantemente sul Dialogo di Joly per intermediazione dell’opera di Goedsche, finalmente stilò una prima versione, poi perfezionata, dei Protocolli dei Savi di Sion, che vennero dapprima diffusi in forma privata, in alcuni specifici circoli, e poi, come abbiamo visto, pubblicati a San Pietroburgo nel 1903.

I Protocolli dei Savi di Sion oggi

La Difesa Della Razza Protocolli Dei Savi Di Sion

Nonostante le evidenze, che erano assolutamente note anche al pubblico fin da pochi anni dopo la pubblicazione (il Times aveva dedicato una serie di articoli ai paralleli con il Dialogo, diversi volumi monografici hanno documentato il plagio), i Protocolli hanno conosciuto un successo strepitoso, sostenuti esplicitamente da tutti i regimi che, in un modo o nell’altro, beneficiavano dell’avere negli ebrei un comodo capro espiatorio. Naturalmente i regimi fascisti del Novecento li utilizzarono largamente, trattandoli come documenti assolutamente autentici (Hitler li cita perfino nel Mein Kampf). Ciò che è ben più deprimente, però, è constatare che spesso e volentieri i Protocolli vengano ancora utilizzati oggi come strumento di propaganda politica da paesi come l’Iran, l’Arabia Saudita, l’Egitto, la Libia, e che ci siano molti uomini e partiti politici che, in modo più o meno nascosto, non disdegnano di citarli come veritieri.

La bufala dei Protocolli dei Savi di Sion ha fatto e continua a fare danni incommensurabili. Come spesso accade con le bufale di ogni genere, nonostante la univocità dei fatti è comunque straordinariamente difficile arginarne la diffusione; non siamo così ingenui da pensare che questo nostro contributo sia in alcun modo determinante in questo senso, ma speriamo comunque di avervi incuriosito. Qualora voleste approfondire, vi consigliamo calorosamente un’opera magnifica del maestro Will EisnerIl Complotto, che è una graphic novel tutta dedicata alla vicenda editoriale dei Protocolli. Buona lettura e alla prossima storia!

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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