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La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, la storia segreta

Il Signore degli Anelli è, dopo oltre sessant’anni dalla sua prima pubblicazione, il punto di riferimento del fantasy, la genesi di mondi popolati da elfi, nani e orchi. Questa influenza, espansa dopo l’uscita delle due trilogie cinematografiche, non è rimasta limitata solo a prodotti affini come libri o cinema, ma ha influenzato anche altri campi, fra cui quello dei videogiochi. Tra i giochi più riusciti che sfruttano l’ambientazione creata da Tolkien abbiamo L’Ombra di Mordor, uscito nel 2014 a opera di Monolith Productions. Il titolo, nonostante proponesse all’apparenza un miscuglio di meccaniche prese da altri giochi, si dimostrò più che valido, riuscendo a creare un ottimo gameplay nel suo piccolo open world e offrendo una trama avvincente che sfruttava e rielaborava direttamente il lore di tutta la saga tolkeniana. Oggi siamo qui per analizzare il suo seguito, La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, che già dalla nostra anteprima sembrava promettere bene a livello di gameplay, ma andiamo con ordine.

Shadow of War riprende gli eventi dalla fine del primo capitolo, con Talion e Celebrimbor intenzionati a sfidare direttamente Sauron e i suoi Nazgûl. I due, legati da un destino di vendetta verso l’oscuro signore, decidono di forgiare un nuovo unico anello, stavolta puro e senza corruzione, così da avere il potere necessario ad affrontare l’esercito del male. La creazione però incuriosisce un altro essere ambiguo, Shelob, che abbiamo imparato a conoscere nel libro e al cinema come un enorme ragno mostruoso, mentre qui prende le inedite sembianze di un’avvenente fanciulla. Shelob, con l’inganno, ruba a Talion e Celebrimbor l’anello appena creato, ma i loro scopi sono in realtà comuni e ben presto l’elfo e il Ramingo si vedranno costretti a collaborare con la donna-aracnide per fermare Sauron. Da questo incipit si dipaneranno diverse trame, legate a Shelob, ai Gondoriani, agli orchi e ad altri personaggi, trame che andranno a convogliare in un’epica battaglia finale, di cui non vi diciamo nulla, ma che ci ha esaltato non poco. Se temete ancora un boss finale fatto solo di QTE come nel precedente capitolo non preoccupatevi, stavolta Monolith ha dato il meglio di sé. La storia si dipana in tre atti, partendo un po’ lenta e poi dividendosi, a seconda della fazione presa in considerazione, in diverse quest, alcune più interessanti di altre. I momenti epici non mancano: conquiste di fortezze, battaglie con i boss (degna di nota quella contro il Balrog) e alcuni colpi di scena ben congegnati.

Forse non tutti apprezzeranno gli approfondimenti o le libertà prese da Monolith per dipingere alcuni personaggi (immaginiamo già, dopo alcune rivelazioni, i fan più puristi con forconi e torce), ma nel complesso tutto funziona. Queste scelte non snaturano mai la saga di Tolkien, ma approfondiscono per lo più personaggi ed eventi di cui si è sempre parlato poco, dimostrando come gli sviluppatori siano stati attenti a tutto il lore della saga, a partire dal Silmarillion. Tutto ciò ovviamente non va preso come canonico, ma è secondo noi un’ottima interpretazione personale di Monolith, che non ci è affatto dispiaciuta. Inoltre, chi è riuscito ad arrivare fino in fondo all’Atto 4 riceverà come premio una sorpresa speciale, che ricollegherà in maniera perfetta il gioco alla trilogia originale.

1508368248 Shadow Of War 3

Parlando del gameplay, L’Ombra della Guerra riprende quanto visto nel precedente capitolo e lo amplia nella direzione giusta. Il combat system, che sfrutta il sistema Free Flow già visto nella serie Batman, è ancora più fluido, inoltre tornano tutte le vecchie abilità di Talion con delle new entry che rendono i combattimenti più vari e divertenti. Parlando di abilità, anche il sistema di evoluzione del personaggio è cambiato, proponendo un albero di skill composte da diverse categorie, come combattimento, furtività spettro, ecc. con abilità principali ed altre secondarie che danno effetti aggiuntivi. Solitamente ne saranno presenti due o tre, ma soltanto una alla volta potrà risultare attiva: potremo ad esempio scegliere se dare ad alcune mosse proprietà incendiarie o velenose. Otterremo punti abilità salendo di livello o completando determinate quest. In Shadow of War trova spazio anche l’equipaggiamento, che sostituisce quasi completamente il sistema delle gemme del primo capitolo, qui ancora esistenti, ma attaccabili ai vari pezzi di equip per degli effetti extra. Talion potrà equipaggiare sei oggetti: spada, pugnale e arco per l’offesa; armatura, mantello e anello per la difesa. Uccidendo i vari capitani troveremo sempre nuovo equip e ogni pezzo potrà avere anche un livello di rarità diverso con abilità e potenziamenti sbloccabili facendo delle piccole missioni.

Torna, migliorato, anche il famoso Nemesis System, qui ampliato grazie agli assedi. Questo sistema unito al sistema di attacco e difesa di un forte è indubbiamente il cuore pulsante di tutto il titolo. In ognuna delle cinque regioni esplorabili dovremo costruire un nostro esercito portando gli orchi alla nostra causa con la forza. Da qui si apre un mondo di possibilità, dove: potremo creare faide fra i nostri capitani e quelli avversari, infiltrare i nostri tra i ranghi nemici per tendere imboscate, subire tradimenti da chi credevamo un orco fidato o rendere tutti i comandanti di una fortezza nostri uomini così da lasciare solo il reggente e facilitarne la conquista. I giochi di potere sono il fulcro di questo divertente sistema, che simula perfettamente lo spietato mondo orchesco, dove la civiltà non esiste e vige solo la legge del più forte. Infatti, per comandare un esercito di esseri totalmente votati alla violenza e al massacro servirà dimostrarsi potenti e spietati; non preoccupatevi, perché ci saranno molte occasioni per dimostrarlo. Per soggiogare i capitani, orchi o troll che siano, potremo sfruttare i loro punti deboli, infatti trarre vantaggio dal loro “tallone d’Achille“ sarà di primaria importanza per prevalere, specie quando si affronteranno più avversari alla volta. Lo stesso approccio strategico andrà applicato anche alla conquista o difesa delle fortezze, per cui dovremo scegliere i nostri comandanti e dotarli di potenziamenti come truppe di difesa o assalto, mura di metallo o pietra, Graug o Caragor ecc. Una volta partito l’assalto dovremo conquistare diversi punti all’interno della base, difesi dal comandante di turno, fino a conquistarli tutti. Una volta finita questa fase, toccherà allo scontro finale con il reggente, che, se sconfitto, sancirà la nostra vittoria e conquista del forte.

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Shadow of War ha anche parecchie attività secondarie, come la ricerca di manufatti gondoriani o i ricordi di Shelob; belle anche le sfide d’abilità in cui vestiremo i panni di Celebrimbor nei suoi ricordi. La cosa interessante è che, anche se la ricerca dei collezionabili è spesso ripetitiva, sarete spinti a farlo per avere nuove informazioni di background, oppure alcuni consisteranno in divertenti minigame, dunque il processo non si limiterà semplicemente alla mera ricerca di oggetti.
Il titolo perde un po’ di smalto nel quarto atto, quando ci ritroveremo nella fase end game, dato che il finale lo vedrete già alla fine del terzo atto. Nell’ultimo capitolo dovremo limitarci a difendere i forti conquistati per ben dieci turni, con nemici di difficoltà sempre crescente. Qui il titolo tira fuori la sua vena grinding e dobbiamo constatare che favorisce leggermente chi compra i forzieri. In un forziere sarà infatti possibile trovare, senza sforzo, orchi di livello simile al nostro, così da evitare noiose ore di grinding per potenziare manualmente il nostro esercito. In questa fase finale avremmo preferito una maggior varietà. In sostanza, fra quest principali e secondarie, Shadow of War propone molte attività e anche se alcune non sono troppo varie come formula, prese nella totalità del gioco non risultano noiose, anzi, la forza del titolo è proprio data dalla varietà e dalla cura di ogni aspetto presente.

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Graficamente Shadow of War ha fatto grandi passi in avanti rispetto al primo episodio, ancora legato alle vecchie generazioni, ma non è ancora al livello di alcuni concorrenti, uno su tutti Horizon Zero Dawn. Le animazioni sono ancora un po’ incerte in alcune situazioni e a volte ci si ritrova qualche piccolo bug. Nulla che infici l’esperienza di gioco, anzi tutto si muove con una certa fluidità. Il sonoro è ben gestito; nella nella versione da noi provata su PlayStation 4 c’è un ottimo uso dell’uscita audio posta sul pad, da molti altri giochi poco usata, ma che qui contribuisce a rendere maggiormente l’atmosfera mistica che si respira in tutto il titolo. La colonna sonora fa il suo dovere ma senza pezzi che vi resteranno impressi.

La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra è riuscito a superare il suo predecessore, diventando più grande e con più sfaccettature. Grazie a un gameplay dinamico e divertente, che fa del sistema Nemesis la sua forza motrice, e a una storia avvincente, Shadow of War si riconferma come uno dei migliori titoli tratti dalla saga fantasy più conosciuta di tutti i tempi.

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Silvio Mazzitelli

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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