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La vita narrata da un PG

Rieccoci qui al secondo appuntamento con Thunder Hammer. Dopo aver introdotto la mia rubrica con la classifica dedicata ai martelli del mondo videoludico, stavolta ci conosceremo meglio; ma non pensate a un “descriviti in tre aggettivi”, non mi definirei mai solare! Piuttosto lo farò narrandovi dei miei personaggi, una cosa in stile “dimmi che personaggio crei e ti dirò chi sei”.

In quest’ultimo mese, come molti di voi, mi sono dedicato anima e corpo a Dark Souls 3, l’ultima fatica di From Software. Come in ogni gioco in cui bisogna crearsi da zero il proprio personaggio, ho passato la prima ora interamente nella schermata di personalizzazione. Per quanto mi riguarda, già la scelta del nome è un parto di suo; non si può dare il primo nome che ci passa per la testa al nostro futuro avatar: il nostro araldo e rappresentante contro le forze del male, il nostro personale eroe che salverà il mondo non può avere un nome come Pierino (non me ne vogliano i Pierino) o Bubi, come nella famosa pubblicità con Sylvester Stallone. Ok, ammetto che in giovane età, mosso da goliardici pensieri, ho chiamato il protagonista di Pokemon Rosso o dei RPG dedicati a Yu-Gi-Oh su game boy advance con nomi idioti per farmi grasse risate ogni volta che veniva nominato, mea culpa. Volendo fare una scelta più ponderata, dopo aver perlustrato internet, frugando fra gli archivi dei nomi epici per avere un’ispirazione, finalmente si arriva alla decisione del tanto agognato nome, giusto dopo quei tre quarti d’ora standard da quando tutto il processo è iniziato. Poi si passa alla creazione delle caratteristiche fisiche del personaggio. Gli editor più moderni permettono opzioni incredibili, ma diciamocelo, alle volte parecchio inutili. Ad esempio ingrandire il lobo dell’orecchio sinistro o la profondità della mascella posteriore, opzioni di dubbia utilità ma che non si può fare a meno di controllare per vedere gli effetti che hanno sui tratti facciali del proprio personaggio, anche se sappiamo già che è una perdita di tempo. Risolti gli ultimi dettagli, eccoci infine pronti col nostro nuovo avatar per addentrarci nel mondo di gioco.

Questo processo sarà noto a molti di voi, tante volte lo avete fatto e tante volte lo rifarete in futuro. Riflettendoci sono giunto alla conclusione che ogni personaggio creato nel corso degli anni, riflette una parte di noi, magari fotografando uno specchio di noi stessi, delle nostre passioni del momento. Pensate a quanto sono diversi i personaggi creati fra una fase della vostra vita e un’altra: si va dal personaggio ispirato al nostro eroe del momento, ad una trasposizione di noi stessi idealizzata oppure semplice come nella realtà, dalla ragazza dei nostri sogni agli ideali che più ci riflettono in un determinato periodo. Forse potrà sembrare un’analisi dalle sfumature troppo psicologiche, ma da sempre sono stato affascinato dalla teoria degli archetipi di Jung e da come questi ci possano influenzare inconsciamente nelle nostre scelte. Ogni personaggio creato da me dice molto della mia persona, e riflette parti di me che magari, durante la creazione, non ho nemmeno fatto apposta a inserire. Ad esempio, ricordo ancora in Dragon Age: Origins il coraggioso custode grigio Donnie (nome ispirato da Donnie Darko, uno dei miei film preferiti), guerriero dall’aspetto selvaggio, sacrificatosi per salvare il mondo dal flagello. Nei successivi giochi della saga i protagonisti sono cambiati pian piano, riflettendo nell’impronta data in fase di creazione altri aspetti di ciò che mi stava a cuore in quel dato momento.

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Se nome e aspetto del personaggio riflettono una parte del nostro essere, il suo sviluppo successivo stabilisce il nostro modo di fare preferito: con questo mi riferisco all’assegnazione di punti abilità, talenti e statistiche varie. Siamo propensi alla forza bruta o preferiamo un approccio più tattico, spada o magia. Anche il nostro modo di agire rispecchia in parte il nostro carattere. Io, ad esempio, sono sempre stato propenso a impersonare un guerriero e ad agire di forza bruta, non perché odio la magia o un approccio più tattico, ma perché di solito è il modo di fare in cui più mi rispecchio. Spesso ho il desiderio di provare altro per cambiare e sperimentare nuovi approcci così da non fossilizzarmi sempre sullo stesso modus operandi. Mi è capitato dunque anche di creare personaggi più incentrati sulla magia, perché alla fine far esplodere le cose a colpi di palle di fuoco è sempre bello. Dal momento che all’inizio parlavo di DS III, mi ricollego alla saga per fare un esempio pratico. Nel primo Dark Souls, ancora inesperto dello stile di gioco, provai a fare un mix fra mago e guerriero, essendo ispirato dalle magie che il gioco proponeva, ma non volendo rinunciare al piacere dell’arma bianca. Ludicamente parlando fu una pessima scelta, perché col voler esagerare si finisce per penalizzarsi in entrambi i campi, come fu per me, che non eccellevo né in una qualità né nell’altra. Nel secondo dei Souls mi dedicai invece ad un guerriero condito con un pizzico di Piromanzia. La passione per le magie di questo titolo non mi era passata, ma stavolta, memore dell’esperienza precedente, riuscì a bilanciarlo di più, anche se presentava ancora delle lacune. Come in tutti gli ambiti della nostra vita, anche nei videogiochi, sperimentando e provando anche cose che, apparentemente, sono totalmente opposte al nostro carattere, si cresce e si evolve imparando dagli errori. Uscire dal proprio metodo preferito di approcciarsi può aiutarci molto a capire i nostri difetti e punti di forza e a migliorare in futuro. Certo, qui stiamo parlando di videogiochi, ma non è detto che questo non possa aiutarci in generale, d’altronde da ogni esperienza su questa terra si può trarre un insegnamento. In DS III, infatti, capiti i miei punti di forza dagli errori del passato, ho deciso di specializzarmi solo sull’arma bianca, rinunciando, un po’ a malincuore, a qualsiasi tipo di magia. Ispirato da Vikings, mia serie preferita del momento, ho deciso la mia classe di partenza già quando nella descrizione del guerriero citava gli uomini del Nord. Alla fine quello che ne è venuto fuori è un personaggio ignorante di definizione, ossia il più diretto e brutale possibile, senza troppi fronzoli intorno. Devo dire che mi sta dando parecchie soddisfazioni anche in PVP, nell'immagine qui sopra potete vedere la mia creatura e un mio piccolo video che dimostra la forza dell'ignoranza. I miei errori mi hanno decisamente insegnato qualcosa! Io vi ho parlato un po’ dei miei personaggi e di come in parte mi riflettano, ora parlatemi voi dei vostri. Ci vediamo alla prossima.

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