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Le missioni di Paolo Nespoli sulla Stazione Spaziale Internazionale

Qualche settimana fa siamo stati invitati nientemeno che alla sede dell’Agenzia Spaziale Italiana. Nonostante il fanciullo che è in ognuno di noi un po’ ci sperasse, non eravamo lì per diventare astronauti (hanno ancora quegli inutili e frustranti requisiti come essere coraggiosi e in forma). Eravamo lì per fare qualcosa che si presta molto di più alle nostre attitudini: emozionarci e cercare di trasmettere a voi le stesse emozioni. 
Emozionarsi, beh, quella era la parte facile del lavoro. Quel giorno l’astronauta italiano Paolo Nespoli partiva per raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale, per la terza volta (curiosamente, tre sono anche le volte che ha provato a diventare astronauta, prima di venire selezionato). 
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C’erano proprio tutti all’ASI quel pomeriggio: le più importanti testate giornalistiche, le tv, altri astronauti, la Ministra dell’Istruzione e persino Leo Ortolani (perchè? leggete qui). Tutti fremevano nelle loro poltroncine, mentre la diretta dell’ESA mostrava la Soyuz partire dalla superficie del nostro pianeta, per raggiungere la ISS, in orbita attorno alla Terra a 400 km di altezza.
Eravamo così felici di essere lì. Lo abbiamo raccontato a tutti, lo abbiamo scritto sui social network, e abbiamo ricevuto tante domande da amici e lettori curiosi. Le settimane successive sono state tutto un chiedersi a quali delle domande fosse più importante rispondere in questo articolo. In tantissimi non sapevano che Nespoli andasse sulla ISS, altri non sapevano che esiste un avamposto dell’umanità nello spazio abitato da 16 anni, qualcuno pensava addirittura che gli astronauti partissero per la Luna. Nessuna domanda è stupida se fatta con l’intento di imparare. Però forse la domanda più comune, magari anche non detta, per paura di sembrare ignoranti è “cosa fanno gli astronauti nella Stazione Spaziale Internazionale?”. Perché sono lì? Tutto questo rischio, e questi costi, e questa preparazione, per fare cosa? Quali saranno gli impegni di Paolo Nespoli in questi mesi di permanenza sopra le nostre teste, appeso fra la forza di gravità e quella centrifuga?
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Sembra essere opinione veramente molto comune che gli astronauti siano in qualche modo astronomi o astrofisici. Ci si basa sull’associazione di idee che se si va nello spazio, è per studiare lo spazio, ma questo mito è assolutamente falso. 
Quando si dice che la Stazione Spaziale è un laboratorio, si intende un effettivo laboratorio, come quelli che potrebbero trovarsi sulla Terra. Un laboratorio multidisciplinare, in microgravità, in cui si svolgono esperimenti che sulla Terra sarebbero impossibili, oppure che sono possibili e vengono svolti, ma dei quali si vuole studiare l’esito in microgravità. Nello specifico la missione di Paolo Nespoli si chiama VITA (Vitality, Innovation, Technology, Ability), usando le parole di Roberto Battiston, presidente dell’ASI: “La missione VITA metterà al centro del lavoro di Paolo una serie di importanti esperimenti biomedici che riguardano gli effetti sull’uomo di lunghe permanenze nello spazio, e in particolare di come proteggere gli astronauti dalle radiazioni cosmiche. Si tratta di un aspetto fondamentale in vista dei viaggi del futuro e in particolare dell’esplorazione umana di Marte, che è il prossimo obiettivo a cui tutti puntano con decisione”. In particolare, gli obiettivi di Paolo sono undici, eccoli:
{Augmented Reality Application for Maintenance, Inventory and Stowage (ARAMIS)} un tentativo di miglioramento e velocizzazione delle operazioni di manutenzione della Stazione Spaziale, tramite una applicazione software per iPad che sfrutti la tecnologia della realtà aumentata allo scopo di fornire all’astronauta le istruzioni per eseguire una determinata operazione.
{IN SITU Bioanalysis} la progettazione e realizzazione di un dispositivo analitico portatile, idoneo per la misura quantitativa di biomarcatori di interesse nel fluido orale (saliva) degli astronauti durante la loro missione sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS).
{ARTE – Thermal Exchange} attualmente i sistemi di controllo della temperatura sulla ISS  sono installati all’esterno in quanto contengono ammoniaca, un fluido tossico. Questo progetto punta allo studio di sistemi più sicuri, da applicare all’interno della stazione. 
{NANOROS} In microgravità e in presenza di forti dosi di radiazioni, gli organismi sono soggetti a una sovra-produzione di specie biochimiche pro-ossidanti, causando fra le altre cose l’ipotrofia muscolare riscontrata in individui soggetti a lunghi periodi di permanenza nello spazio. Nell’esperimento verranno verificate le proprietà antiossidanti delle nano particelle di ossido di cerio nel contrastare questo fenomeno.
{PERSEO-PErsonal Radiation Shielding for intErplanetary missiOns} test di un sistema di radioprotezionepersonale, in forma di giacca, che l’astronauta possa indossare in un habitat spaziale per mitigare gli effetti nocivi della radiazione cosmica.
{Ruolo del Sistema Endocannabinoide sulla Riprogrammazione di Cellule Staminali Pluripotenti Umane in Microgravità}
{Il coenzima Q10 (CoQ10) come contromisura antiapoptotica per lesioni retiniche indotte da radiazioni e microgravità nella ISS}esperimento su cellule retiniche in coltura (CORM)
{MyoGravity} studio degli effetti della prolungata microgravità su organi e tessuti del corpo umano
{Structured exercise training as countermeasure to space flight‐induced orthostatic intolerance} Lo scopo è quello di acquisire informazioni utili allo sviluppo di contromisure basate sull’esercizio fisico, al fine di prevenire problemi di salute dopo i voli spaziali, quali l’intolleranza ortostatica
{MULTI-TROPismo} Sulla Terra la crescita delle radici è orientata attraverso tre stimoli principali: la forza di gravità (gravitropismo), la presenza di acqua (idrotropismo) e la presenza di elementi nutritivi nel substrato (chemiotropismo). Si ritiene che l’ attrazione esercitata dalla forza di gravità sia dominante sulle altre due. Soltanto attraverso un esperimento sull’ISS è possibile verificare il ruolo dell’acqua e degli elementi nutritivi sull’orientamento della crescita della radice senza l’interferenza del fattore gravità.
{LIDAL (Light Ion Detector for ALTEA)} Per definire le necessarie contromisure volte a mitigare i possibili danni dovuti alla radiazione durante permanenze umane nello spazio si devono capire gli effetti della radiazione sull'uomo, e conoscere le caratteristiche della radiazione a cui verranno esposti gli astronauti. Poiché questi viaggeranno all’interno di un mezzo spaziale, è importante non solo conoscere il campo di radiazione lungo il tragitto della navicella, ma anche come la radiazione venga ridotta, o trasformata, passando attraverso le pareti e i diversi oggetti (esperimenti, strumenti) nella navicella spaziale.
{ISSpresso} esattamente ciò che potete immaginare, lo studio di una macchina per fare il caffè sulla Stazione Spaziale.
{Mini‐EUSO/UV‐Atmosphere (Multiwavelength Imaging New Instrument of Extreme Universe Space Observatory)} è un telescopio di nuova generazione per lo studio e il monitoraggio di emissioni notturne in banda ultravioletta (UV) di origine terrestre, atmosferica e cosmica. Lo strumento sarà installato all'interno della Stazione Spaziale Internazionale e osserverà la Terra dalla finestra UV trasparente del modulo russo Zvezda.

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Giada Rossi

Laureata in Astronomia, aspirante Astrofisica. Curiosa di natura. Scrivo soprattutto di scienza, ma preferisco parlare di cani buffi.

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