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Lo Spaghetto Volante: signore del dubbio e patrono della scienza.

Avete presente quel tipo di persona – fastidiosamente scocciante – che, in barba alle convenzioni sociali di base, si sente in diritto di argomentare, criticare, snocciolare e approfondire qualsiasi genere di discorso?
Bé, io sono quel tipo di persona.
Un rompipalle, in sostanza.
Sarà per questa mia tendenza alla pedanteria cervellotica, sarà perché sono sempre stato un fervente supporter della dialettica socratica (con tanto di maglietta, bandierina e manona di gomma), ma non sono mai riuscito ad accettare il muro cognitivo che rappresenta – inevitabilmente – la struttura portante di ogni religione organizzata.
Cose del tipo: “non si può spiegare, ci devi credere…è la fede”.
No, non fa per me…..sono un drogato di causalità.
La mia definizione di religione ricalca, in sostanza, quella offerta dal caro vecchio Tito Lucrezio Caro nel De Rerum Natura: un insieme di credenze di natura irrazionale, senza alcun fondamento fattualmente dimostrabile.
Fatemi chiarire.
Sono fermamente convinto che qualsiasi tipo di credente (nei limiti libertari meravigliosamente espressi dal buon dottor King) meriti rispetto.
Io stesso, a causa di una serie di vividissimi sogni preadolescenziali, credo fermamente di essere in grado di volare. 
Una convinzione che però, onestamente, preferisco non sottoporre al vaglio della legge di gravitazione universale, onde evitare dolorosi (e clinicamente rilevanti) conflitti.
Sulla falsariga delle mie cautele con la storia del volo, non mi dispiacerebbe se anche le religioni organizzate evitassero di scambiare fendenti con madame scienza, onde evitare casini di proporzioni – scusate la freddura – bibliche.
Prendiamo in esame il caso emblematico della fondazione della chiesta Pastafariana.
Quando nel 2005 l'allora presidente a stelle e strisce George W. Bush si disse apertamente vicino alla “scuola” creazionista, il consiglio per l'istruzione del Kansas si sentì in diritto di imporre l'insegnamento della succitata “teoria” nelle scuole dello stato di Oz, come valida – lallero – alternativa all'evoluzionismo Darwiniano.
Pausa brividi.
Ve6j6a
Preoccupato del calo forzoso della qualità dell'istruzione scientifica nel suo stato, il fisico – e Nerd honoris causa – Bobby Henderson decise di fondare la Chiesa Pastafariana, una religione parodistica che attribuiva il merito della creazione ad un'entità nota come “Il Prodigioso Spaghetto Volante”, in pratica lo Cthulhu dei carboidrati complessi.
Con la sua brillante provocazione, Henderson voleva dimostrare che, seppur in presenza di una correlazione empirica, nessuna religione è in grado di stabilire le connessioni causali (con annessa dimostrabilità) necessarie all'elevazione di un'idea – per quanto attraente – a principio scientifico.  (Per approfondimenti, vi rimando alla teoria pastafariana che spiega il rapporto di proporzionalità inversa tra la diffusione della pirateria e il riscaldamento del pianeta) A tal proposito, ritengo che il caso più clamoroso di commistione pastrocchiona e melting pot “teoscientifico” sia lo spaventoso fenomeno social-disagevole noto ai più come Chiesa di Scientology.
Voglio dire, questi qua hanno la contraddizione già nel nome.
Perché non si dica che il vostro irsuto Licantropo è latore di pregiudizio e oscurantismo spirituale, vi riporto, parola per parola, la definizione che la chiesa da di sé stessa sul proprio sito ufficiale.
Scientology è una religione sviluppata da L.Ron Hubbard, che offre un preciso sentiero che conduce a una completa e sicura comprensione della vera natura spirituale dell’individuo e della sua relazione con se stesso, con la famiglia, con i gruppi, con l’umanità, con tutte le forme di vita, con l’universo materiale, con l’universo spirituale e con l’Essere Supremo. Scientology s’indirizza allo spirito (non semplicemente al corpo o alla mente) e crede che l’uomo sia molto più che un prodotto del suo ambiente, o del suo patrimonio genetico.
Con tutta onestà, non sono riuscito a leggere oltre “una religione sviluppata da….”.
Sono però riuscito a leggere – faticosamente – il libro su cui si basa l'intero sistema di credo di Scientology: Dianetics, il trattato sulla “scienza della mente” di L. Ron Hubbard che la sintesi sulla quarta di copertina descrive come “il libro più ampiamente letto e influente che sia mai stato scritto sulla mente umana, Dianetics descrive completamente la Mente Reattiva, la sorgente sconosciuta degli incubi, irragionevoli paure, turbamenti e insicurezze e come liberarsene. Puoi raggiungere qualcosa che l’uomo ha solo sognato: lo stato di Clear”. 
Fantastico.
Dopo aver aperto questo librone di 700 pagine – curioso di sapere cosa fosse lo stato di Clear – mi sono trovato perso in un dedalo di teorie deliranti, tra fiumi di concetti autoreferenziali e valanghe di neologismi ad minchiam. Secondo le teorie riportate in Dianetics, la gran parte dei disturbi medici e psichiatrici sarebbero di origine psicosomatica, conseguenza di una serie di “nodi” traumatici chiamati Engram (termine di cui risulta difficile offrire una definizione univoca). Questi Engram, solo in parte accumulati nell'intervallo postnatale (gli scientologist credono nella reincarnazione), devono essere allontanati per mezzo di un processo chiamato auditing, l'unico modo per raggiungere lo stato di Clear. E badate che mi sto limitando alla “teoria ufficiale”, solo perché non mi va di tirare in ballo il tiranno galattico Xenu, le deportazioni aliene, i vulcani, le bombe H e l'anima de li mortacci sua. Nelle 700 pagine di Dianetics, il percorso di “clearing” viene descritto da Hubbard ripetutamente, ossessivamente, in un flusso di pensieri incoerenti puntellati da invettive colme di disprezzo per la professione medica e per la scienza “tradizionale”.  Una filippica pseudoscientifica infarcita di sicurezze imperative, risposte facili e psicologia da bar. 
Ed è proprio tutta questa dannata sicurezza che non riesco proprio a digerire.
Il mio problema con le religioni organizzate – e il punto dell'intero panegirico di oggi – giace sepolto sotto la valanga di certezze che caratterizzano queste filosofie dogmatiche.
Così tante risposte, così tante sicurezze, così tante promesse che non rimane nessuno spazio per il dubbio, la molla primitiva della ricerca, l'anima della scoperta, la radice della libertà intellettuale. Il percorso “giusto” è scritto e determinato, e la mappa della salvezza non ammette obiezioni: o così o la dannazione.
Vale la pena ricordare che senza il dubbio, senza il brivido dell'incertezza, saremmo ancora occupati a spulciarci le schiene a vicenda, pronti a rifuggire terrorizzati il fragore di un fulmine.
Quindi oggi voglio predicare il dubbio, l'incertezza e l'approfondimento a oltranza.
E ancora, la pedanteria, il relativismo da lambrusco e le verità virgolettate.
Ora e sempre – mi perdonerà Cartesio – “dubito ergo sum”, dubito dunque sono.
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