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Lo Spietato: ça va sans dire | Recensione

Dopo il grande successo di Sulla mia pelle, celebrato sia a Venezia che ai David di Donatello, Netflix torna a presentare una pellicola italiana. Stiamo parlando de Lo Spietato, film che debutterà sulla piattaforma il prossimo 19 aprile, ma che sarà in anteprima al cinema per tre giorni questa settimana. Un noir molto particolare, che ricostruisce la leggendaria Milano da bere con le sue luci e le sue ombre. Quale sarà stato il risultato finale? Ve lo raccontiamo noi nella nostra recensione de Lo Spietato.

Di che cosa parla Lo Spietato?

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Ispirato a Manager Calibro 9 di Luca Fazzo e Piero Colaprico, Lo Spietato racconta la storia di Santo Russo, interpretato da Riccardo Scamarcio. Arrivato dalla Calabria durante gli anni dell’adolescenza e cresciuto nell’hinterland milanese, quest’uomo si costruirà piano piano una carriera criminale, passando dalle rapine a traffici sempre più illeciti e immorali, il tutto con la Milano degli anni ’80 sullo sfondo.

Pur restando una storia piuttosto classica di ascesa e declino, la vicenda de Lo Spietato è affascinante soprattutto grazie al suo protagonista. Santo Russo è infatti un personaggio profondamente immerso nella sua ambientazione, la mitica Milano da bere. Un criminale che cresce con il mito dell’imprenditore di successo come l’Avvocato Agnelli più che del Padrino. E così si crea questa figura che cerca di ricalcare un atteggiamento (e un accento) da yuppie milanese, applicandolo però al mondo dei furti, della droga e dei ‘miracoli’.

Santo cerca quindi di distanziarsi sempre di più dalle sue origini, ma al contempo non riesce a liberarsene del tutto. Nonostante la parlata, nonostante l’attico in Via Torino che guarda la Madonnina, il protagonista rimane sempre il figlio di Pantaleone Russo. Non a caso la sua ascesa è legata a doppio filo alle famiglie calabresi per cui inizia a operare fin da ragazzo e con cui collaborava anche il padre.

Tutta questa impalcatura si sorregge ovviamente su un’ottima ricostruzione della Milano dell’epoca. Tra costumi, arredamento, automobili e accenti si percepisce davvero l’atmosfera unica di quel periodo. Un tuffo nel passato che farà riscoprire a molti un’era ormai lontana, con tutti i suoi pregi ma ovviamente anche le sue terribili pagine.

“Tutto a posto, ora sei una donna rispettabile”

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Il contrasto presente in Santo si esplicita definitivamente nel suo rapporto con le donne principali della sua vita. Annabelle e Mariangela simboleggiano rispettivamente l’idea di sé che il protagonista vuole raggiungere e quella che vuole allontanare, ma a cui rimane sempre e comunque legato. Allo stesso tempo, la prima è volubile e pronta ad abbandonarlo alle prime difficoltà, la seconda lotta in ogni modo per salvarlo.

Proprio il personaggio di Mariangela è uno dei più affascinanti di tutto il film. Immagine delle tradizioni, della fedeltà, della moralità pura, con tutte le problematiche che ciò comporta, la donna fa di tutto per proteggere il suo Santo.

Ed è interessante riflettere e approfondire la sua psicologia, per cercare di capire se questa determinazione sia dovuta a un vero sentimento per il protagonista o se è semplicemente effetto delle tradizioni che ha conosciuto per tutta la vita. Seppure un po’ troppo esplicito, resta emblematico da questo punto di vista il momento in cui al suo matrimonio viene finalmente definita una “donna rispettabile“, mentre portano via il fresco marito in manette.

Ovviamente la qualità del personaggio deve molto all’ottima interpretazione di Sara Serraiocco. L’attrice riesce a coinvolgerci in ogni fase della vita di Mariangela, dai primi agli ultimi incontri con Santo. Meritevoli anche le performance di Alessio Praticò e soprattutto Alessandro Tedeschi, nei panni di Slim e Barbieri principali alleati del protagonista. Le origini calabresi e milanesi dei due sono nuovamente immagine del contrasto del personaggio principale.

Chiaramente poi va citato anche l’ottimo lavoro svolto da Riccardo Scamarcio. Tutto il film si regge sul suo Santo Russo e fortunatamente l’attore risponde degnamente alla chiamata. A volte fa davvero strano sentirlo giocare con una parlata che non è la sua, ma tutto rientra nella logica della pellicola.

Lo Spietato, al cinema dall’8 aprile

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Quindi, nel complesso Lo Spietato è un film appassionante, che ci riporta in un’epoca che offre incredibili spunti narrativi e che non viene esplorata spesso su pellicola. Pur ricalcando il classico schema dell’ascesa e declino criminale vista in innumerevoli storie ha degli elementi che lo rendono interessante e originale. Non si tratta di un’opera assolutamente imperdibile, ma offre due ore più che piacevoli, che scegliate di vederlo in sala o più avanti quando arriverà in streaming. Ça va sans dire, no?

Lo Spietato sarà al cinema dall’8 al 10 aprile e sarà disponibile su Netflix dal 19 aprile.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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