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Lode a William Windsor

William Windsor. Un nome nobile, degno di un un distinto personaggio dell’alta società britannica. Anzi un nome appropriato per un membro della classe nobiliare, militare magari. Ecco sì, uno di quei signori dai lunghi baffi bianchi e pastrano che hanno reso glorioso l’ex impero britannico.
Difatti il caporale William Windsor (una coincidenza l’omonimia con il principe William) ha concluso la sua carriera militare nel 2009 e da allora si gode la pensione a Londra, allo zoo di Whipsnade.
Un luogo non poi così bizzarro per trascorrere gli anni di congedo, se consideriamo che William Windsor è una capra.
L’esemplare di Capra hircus in questione ha iniziato a prestare servizio nel 2001 nel reggimento fucilieri della Royal Welsh. Membro a tutti gli effetti dell’esercito, con tanto di matricola e gradi, ha partecipato a numerose spedizioni oltremare accompagnando i fucilieri di sua Maestà anche nei due anni e mezzo in cui l’esercito è stato di istanza a Cipro, marciando alla testa del battaglione in ogni cerimonia.
Una macchia però è presente nel suo esemplare curriculum. Nel 2006 infatti viene retrocesso al grado di fuciliere per “comportamento inaccettabile” e per “non aver obbedito a un ordine diretto” in quanto non riusciva a tenere il passo durante la marcia di celebrazione dell’ottantesimo compleanno della regina Elisabetta II e per aver inoltre tentato di incornare un tamburino. Tanto che nemmeno il Goat mayor, carica dell’addestratore ufficiale di William (Billy), potè tenerlo a bada.
Questo comportamento inaccettabile ha portato alla degradazione a semplice "fuciliere", il che ha significato che i colleghi fucilieri pari grado non fossero più tenuti a stare sull’attenti al suo passaggio.
La degradazione, poi di fatto solo temporanea, ha creato sufficiente scompiglio da vedere il coinvolgimento di un’associazione animalista canadese, indignata per il trattamento riservato a Billy, in quanto si stava comportando “durante la cerimonia, semplicemente da capra”.
Ma la capra caduta in disgrazia si è riguadagnata le proprie insegne tre mesi dopo, sempre a Cipro, dopo essersi comportata in maniera esemplare: “Billy ha svolto i suoi compiti in modo eccellente, ha avuto tutta l’estate per riflettere sul comportamento tenuto al compleanno della Regina e si è riguadagnato il rango che merita”; queste le parole del capitano Simon Clarke.
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Ma l’arruolamento di appartenenti a specie animali non è un caso isolato, una particolare bizzarria tutta inglese.
Anche il brigadiere Nils Olav III dell’esercito di Norvegia infatti non è un umano, anzi non è nemmeno un mammifero, ma un pinguino reale.
Nils ha però anche il ruolo di mascotte e vive allo zoo di Edimburgo, senza seguire l’esercito norvegese da cui è stato adottato; ma a ogni visita dell’esercito in territorio inglese, Nils viene promosso di grado, come simbolo dell’amicizia tra le due nazioni dal 1972.
 
Al di là di questi due casi che potrebbero essere presi come esempi di quanto gli umani possano essere strani, l’impiego di animali nelle forze armate è antico almeno quanto la guerra stessa (dai cavalli, ai piccioni viaggiatori della Seconda guerra mondiale, dai maiali ai recentissimi cani parà) e si deve a molti di loro un grosso debito di gratitudine, molto poco riconosciuto. Anche se è doveroso menzionare la medaglia Dickin, un riconoscimento specifico per gli animali/soldato.
Billy e Nils hanno avuto la fortuna di non essere mai stati occupati sul fronte, ma per molti loro colleghi non è stato così; come per la sergente Reckless, una cavalla decorata dell’esercito americano, che ha servito durante la guerra in Corea, promossa a caporale dopo aver percorso più di 35 miglia in un solo giorno trasportando un totale di 4 tonnellate di munizioni, rimanendo ferita.
Ma se si continua a scavare in questa direzione, le storie sono pressoché infinite; ripercorrendo gli eserciti di tutte le epoche e di tutte le nazionalità, tutti hanno impiegato l’aiuto di animali per vari compiti molto pratici, oltre che simbolici come nel caso di Billy e Nils.
Per questo motivo possiamo spiegarci e stupirci un po’ meno nel vedere un pinguino con lo stemma del battaglione fissato su un’ala o una capretta al cui passaggio l’esercito applaude e fa il saluto. 

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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