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Lucca 2014: quando è la suoneria a rispondere

"Anche questa edizione di LC&G è terminata e per i prossimi giorni in molti si preoccuperanno di scrivere, descrivere e dettagliare quanto è stato visto, fatto e provato.
Non tutti hanno vissuto l'esperienza nello stesso modo, ma a nessuno mancheranno decine di ricordi da portare a casa e da condividere. I miei li ho spartiti con moglie e figlio (quest'ultimo non vede l'ora di seguirmi il prossimo anno) sotto forma di regali, foto e video.
Se ne potrebbe parlare per intere pagine, ma io ne voglio riempirne al massimo una, scrivendo della cosa che mi è rimasta più impressa.
La suoneria di un telefono, e per essere più precisi la suoneria delle sigla di Doctor Who.
Benché si sia trattato di un'epifania modesta e che molti definirebbero insignificante, ciò che io ricordo più di ogni altra cosa è proprio il momento in cui ho sentito la suoneria in questione.
Fu il contesto a fare la differenza.
 
Il mio primo giorno a Lucca ho avuto l'inaspettato piacere (e l'onore) di incontrare il Rinoceronte dal vivo con il quale mi sono intrattenuto a parlare per tutto il tempo possibile. Tuttavia le circostanze facevano di lui il mammifero omeoterma più richiesto del momento e quindi abbiamo avuto solo pochi minuti.
Il giorno dopo, com'era in realtà in programma fin dall'inizio, sono ripassato per regalargli una copia del mio libro e lui mi ha dato una copia del suo. Ci sono stati scambi di dediche, pacche sulle spalle, foto di rito e sbatacchiamento di asce sul petto al grido di Hurg! Hurg! Hurg!
Poi Daniele è stato improvvisamente colpito da un segnalibro che in questo caso è l’equivalente di un reggiseno ad un concerto Rock. Ma prima di dedicarsi al crowd surfing ad opera di un gruppo di teenager mi presenta Monica di Oginiri Calibro 38. Immediatamente dopo il Rinoceronte mi scarta come una caramella su un campo da calcio per concedersi ad altri ammiratori.
Io mi ritrovo con piacere a parlare con Monica della quale naturalmente ho letto gli articoli e immediatamente, non si capisce bene da dove, ecco che sbuca fuori il Dottore.
Forse non abbiamo sentito il caratteristico suono del T.A.R.D.I.S. a causa della folla, ma sta di fatto che in un attimo il Dottore si era infilato nella conversazione. A onor del vero non abbiamo parlato di lui per molto, perché non c'è ne stato il tempo, ma quel signore di Gallifrey non sembrava preoccupato.
Per lui il tempo non è mai stato un problema.
Visto che ormai eravamo in argomento confido a Monica che quest’anno per la prima volta mi sarei vestito anche io e che il mio cosplay altri non era che quello del Quarto Dottore.
Da un punto imprecisato li intorno sento un “Ahhh…. è il mio preferito” ma  ammetto che nella confusione non ricordo se lo ha detto Monica o qualcun altro.
Mi rendo conto di aver perso il mio amico Danilo per la settima volta in venti minuti (giuro sul biondo dio del tuono che il prossimo anno gli monto un’asta con bandierina sullo zaino), l’attenzione di Monica viene richiamata altrove e la folla ci sfiora sempre più velocemente.
Così ci salutiamo con un invito da parte di Monica a raggiungerli il giorno che mi sarei vestito per continuare a ciacolare un po’ del Dottore.
Detto, fatto.
Domenica inizia il giro ma l'esordio non è timido. Al contrario comincio da subito a distribuire volantini su cui c'è scritto Lost Dog (il Dog era K-9). Dalle mura chiamo a gran voce il fido compagno perduto chissà dove. Appresso c'è Sarah Jane che distribuisce Jelly Babies… più o meno… Ci vuole qualche ora, prima che io arrivi nei pressi del Japan Town, e nel frattempo incontro svariate incarnazioni di me, fanciulle vestite da T.A.R.D.I.S. (caro Neil non ti saremo mai abbastanza grati per questo), mi metto in posa per decine di foto e prendo perfino a calci un Dalek.
Finalmente arrivo a destinazione e faccio in tempo ad assistere alle fasi finali della presentazione di L'altro occhio del Rinoceronte.
Attendo in compagnia di un sedicente capitano Malcom "Mal" Raynolds (mai che si trovi una Inara) mentre il Rinoceronte e Monica fanno dediche e autografi. Poi un lampo rosa con la barba mi passa a fianco. "Ciaoooooooooo" e scompare all'orizzonte. Altro che Barry Allen.
Monica mi invita a trattenermi nei pressi del loro spazio dove avremmo potuto parlare tranquilli.
Quando arrivo la prima cosa che succede e che vengo presentato a tutti. Molti sono fan del Dottore e posiamo per una foto (quella allegata). 
Poi succede la cosa più straordinariamente normale di tutte.
Parliamo.
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L'argomento è il Dottore, ovviamente. Le circostanze, e una sciarpa di 3 metri ci hanno portato a parlare di lui ma poteva essere qualunque altra cosa.
Non conosco (non nel senso comune del termine) le persone con cui ho parlato e loro non conoscono me. Eppure uno dei tanti interessi in comune ci porta istantaneamente a provare una reciproca simpatia e una voglia di parlare di uno dei nostri telefilm preferiti. Per un attimo si scivola su Torchwood ma poi ci riprendiamo. (scherzo)
Quel giorno nemmeno sapevo di essermi posto una domanda ma ecco che, senza alcun preavviso, arriva la risposta.
Un telefono ha suonato e la sigla di Doctor Who ha cercato di sollevarsi sopra il rumore. Un momento dopo, quattro di noi si toccavano le tasche in cerca del telefono.
Avevamo tutti la stessa suoneria.
Una suoneria capace di rispondere.
Ma tu guarda. Mi sono sempre chiesto se al di fuori di manifestazioni come LC&G, ci fossero occasioni di essere me, un po' più spesso di quanto non sia costretto ad essere l'altro.
Si insomma… sono sicuro che capite cosa intendo; è una cosa frustrante la faccenda della doppia identità, credetemi.
Poi suona quel telefono e l'equivalente di un ceffone sulla testa mi fa realizzare che la risposta è semplicemente… si.
"Le persone con cui hai passato due ore a parlare, secondo te che cosa fanno'" mi dice una voce. "E si che ormai hai ……tatré anni suonati. Ancora non hai imparato che non serve nascondersi? Tanto il Dottore prima o poi viene fuori da solo."
La voce ha ragione. Oggi è il Dottore domani il capitano Picard e poi chissà che altro. Comunque sia è qualcosa raccontato da altri e che abbiamo fatto nostro. Anzi no. Di cui in qualche modo facciamo parte.
Ci sono i ragazzi di ON, una delle redazioni più figose del pianeta, che quella suoneria la tengono tutto l'anno. Non solo nei giorni del Comics.
Allora perché nasconderlo?
E' vero. Non è facile rimanere fedeli a se stessi in certi ambienti. Sopratutto quelli lavorativi.
Si tratta di un equilibrio delicato che metterebbe in difficoltà il più ardito dei funamboli, ma, impossibile, è una parola comune che si applica spesso a ciò che invece non lo è.
La verità è che spesso le cose sono soltanto molto, molto difficili ma quasi mai… impossibili.
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Ed ecco che il tempo vola via più veloce della luce. Io sarei rimasto li per tutto il giorno ma la giornata non è ancora finita. Io e Sarah Jane abbiamo delle persone da incontrare.
Inevitabilmente arriva il momento dei saluti ma non sono delle asettiche strette di mano a contornare il congedo, ma abbracci e saluti calorosi.
Nemmeno fossimo vecchi amici che si sono ritrovati per caso dopo anni.
Il LC&G finisce e si torna a casa e poi si torna al lavoro. Qui qualcuno chiede come è andata. Qualcun altro dice "Ah già che sei andato a quella cosa dei fumetti".
Le mie risposte non vengono capite e tanto meno assecondate così ci mettono poco a diventare evasive.
D'altro canto a chi lo racconti un viaggio di 5 giorni ai confini del mondo?
Sorrido e penso che tanto la risposta me l'ha data una suoneria.
Questa non è una semplice mail di ringraziamento, ma piuttosto una scusa per mettere nero su bianco un ricordo che non voglio fare sbiadire troppo in fretta. Uno di quelli che ti fanno capire che non solo non c'è niente di sbagliato nelle persone come noi, ma che riconoscersi e provare un'immediata empatia è naturale quasi come respirare.
Credo fermamente che il Nerd incarni il lato migliore dell'essere umano. Quel lato che riconosce in sé e negli altri il vero valore del lavoro di squadra, inteso (e come potrebbe essere altrimenti) come missione verso qualcosa di più alto. Quel lato umano senza macchia ma con tante paure e che proprio per questo non ci pensa due volte a professare lo scambio del libero pensiero e del rispetto reciproco.
Mi piace pensare che il Nerd sia una persona che quando costruisce una casa, si preoccupa di non superare mai in altezza quella del vicino.
Per non coprirgli il sole."
Testo di Alessandro Felisi

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Commenti

  1. Che dire, è un testo ispirato una sorta fi elogio al nerd ignoto se cosi vogliamo dire, von tanto di monumento commemorativo xdxd veramente toccante !

  2. ci vorrebbe uno di quegli applausi che iniziano piano e poi finiscono con urla acclamazioni e assoli di chitarra con il gain a palla

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