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Lucifer: una scottante delusione

Lucifero è un personaggio vecchio come il mondo (perdonateci il gioco di parole) che si è prestato più e più volte nella letteratura e nell’arte a infinite interpretazioni, in un diabolico gioco di specchi.
Se cerchiamo tra le pieghe delle opere d’ingegno nei secoli, possiamo notare un curioso fenomeno.
È come se l’umanità, dalla necessità elementare di una figura che incarnasse l’origine di tutto il male del mondo, cominciasse ad avvicinarsi a questa immagine originaria statica e vuota, cercando di conoscerla; e così facendo riempiendola man mano di caratteri umani, accostandosi sempre di più a questo specchio del male che da entità esterna ci si fa sempre più vicina, fino a riflettere noi stessi. Lo spauracchio che abbiamo creato per rappresentare i nostri difetti, finisce sempre di più per somigliarci.
“Un'attenuante per il diavolo: bisogna ricordare che abbiamo sentito solo una versione dei fatti. Dio ha scritto tutti i libri” Samuel Butler dixit.
L’umanizzazione del demonio è un processo interessantissimo, che ritroviamo in letteratura – e nei fumetti – a piene mani (basti pensare alla figura complessa di Lucifero nel Paradiso perduto di Milton).
Il nostro Lucifer Morningstar, compare per la prima volta all’interno di Sandman, come personaggio comprimario, dalla presenza contenuta ma dal fascino magnetico: il diavolo stanco della sua esistenza in qualità di re dell’Inferno, abbandona il suo posto per ritirarsi sulla Terra. Si è conquistato lo spazio necessario da ricavarne uno spin-off Vertigo di discreto successo.
Qui abbiamo tracciato le dovute premesse per sottolineare come quanto accada nella nuova serie tv, tratta dal fumetto, abbia veramente poco dello spessore della sua controparte cartacea.
La debolezza della serie targata Jerry Bruckheimer e Warner Bros non risiede tanto nella trama, che potrebbe essere molto ben sfruttata, ma nella sua resa.
Lucifer Morningstar ha abbandonato il suo posto di Principe delle Tenebre, spinto presumibilmente dalla noia, per trasferirsi nella città degli angeli (Los Angeles) dove apre un nightclub di successo e conduce una vita di raffinata spensieratezza. Finché una sua protetta non viene uccisa in una sparatoria. Mosso dalla volontà di punire i colpevoli, e intrigato dalla giovane agente di polizia che lavora al caso, decide di infilarsi nelle indagini.
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Il risultato dovrebbe essere una crime story con elementi soprannaturali, con l’ago fortemente sbilanciato verso la parte investigativa.
I personaggi però mancano di uno spessore convincente e di credibilità, ci si sente veramente poco coinvolti e ammaliati dalle vicende dell’ex re degli inferi. Eppure certo non mancherebbero gli spunti.
La situazione peggiora per i dialoghi estremamente superficiali e all’acqua di rose: l’unica abilità di Lucifer sembra essere quella di farsi confessare i più oscuri desideri di chi gli sta intorno (ah ovviamente, questo non funziona sull’avvenente poliziotta).
Per il resto le persone sembrano non reagire intorno a Lucifer,; a parte qualche sbalzo ormonale in campo femminile; ma se il diavolo è appena arrivato in città, e stiamo parlando del diavolo, quello intorno al quale la Terra si è ritratta fino a formare l’Inferno, come minimo una certa variazione nella popolazione e nell’ambiente circostante ce la si potrebbe aspettare.
Invece sembra che non abbia nessun tipo di influsso a meno che proprio non si piazzi davanti al malcapitato di turno e non chieda quale sia il suo più oscuro desiderio del cuore, con un sorriso quasi ebete più che demoniaco. Al massimo spingendosi a tratti con qualche riferimento esplicito alla sua immortalità.
Non è il fatto che sia troppo umano, ma che gli manchi sia l’umanità necessaria per sentirlo vicino, sia la natura diabolica per farci credere che siamo in presenza del Principe delle Menzogne.
Un personaggio come il Diavolo, con un passato storico e narrativo come il suo, richiede che si integrino (nella sua ultima versione aggiornata e rivista) le sfaccettature di ciò che è stato, altrimenti rischia di risultare mutilato e piatto.
Per ora sono usciti pochi episodi, ma se nelle prossime puntate non assisteremo a un cambio di tendenza, temiamo per il futuro di questa serie, per la quale nutrivamo grandi aspettative. Momenti buoni e divertenti ce ne sono, ma non crediamo che siano sufficienti per riempire lo spazio di episodi così lunghi e poco strutturati.
Se una serie come Constantine, di tutt’altro livello, è stata cancellata dopo la prima stagione, ci stupiamo come Lucifer sia invece arrivato fino a questo punto. Aspettiamo speranzosi un deciso cambio di tendenza.

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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