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L’ultima estate al cimitero, raccontata da SantaMatita | Intervista

Una chiacchierata sulla potentissima storia pubblicata per BAO Publishing

Nell’ampio catalogo di BAO Publishing a Lucca Comics & Games 2023 spiccava anche un titolo molto curioso: L’ultima estate al cimitero. Dentro al volume si nasconde una storia articolata e coinvolgente, in cui conosciamo tantissimi personaggi diversi, tutti eccezionalmente profondi. E così ne abbiamo parlato con SantaMatita, autrice di questo racconto (il suo primo “lungo”) con una chiacchierata nel bel mezzo del Padiglione Napoleone.

L’ultima estate al cimitero, quando due opposti si incrociano

Indubbiamente un titolo come questo ci cattura immediatamente, per tanti motivi differenti. Fra questi, anche il fatto che metta così vicini due concetti dall’animo così lontano. L’estate è il clamore per eccellenza, la festa, il calore; il cimitero è la riflessione, il ricordo, il silenzio. Cosa possono mai avere in comune?

Ebbene, in questa storia sono uniti da una curiosa tradizione, che porta diverse famiglie a passare le proprie vacanze tra i propri morti. Le cripte diventano gazebi, tende, rifugi di fortuna (ma alcuni anche più che degnamente arredati) dove riunirsi per qualche settimana all’anno. Ricreando tutte quelle dinamiche tipiche dei gruppi che ritornano periodicamente nello stesso posto, ritrovando le comitive e gli amici di lunga data, per aggiornarsi sulle ultime novità. Ma qualcosa sta per cambiare, perché come ci dice il titolo questa sarà l’ultima estate al cimitero.

SantaMatita ci guida così alla scoperta delle dinamiche che si sviluppano tra tutti questi nuclei familiari, in un’intreccio che ricorda le commedie estive del passato. I giovani vivono i loro amori e la scoperta di sé, gli anziani li guidano, ricordando il loro passato, gli adulti affrontano le difficoltà della vita…

Ma il nostro viaggio è impregnato di un contesto diverso da quello della riviera romagnola o le spiagge della Sardegna. E il cimitero dove i nostri protagonisti si muovono diventa un personaggio a sé, che li abbraccia tutti, quasi fosse “l’anziana guida” per eccellenza. E così facendo esorcizza completamente la propria oscurità, tanto che per la fine del libro capiamo alla perfezione perché queste famiglie scelgano di portare avanti questa curiosa tradizione.

Un dialogo con SantaMatita, tra cimiteri, mappe di post-it e altre culture

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SantaMatita, autrice de L’ultima estate al cimitero per BAO Publishing

Come si accennava nell’introduzione, durante Lucca Comics & Games 2023 abbiamo avuto l’opportunità di parlare con SantaMatita proprio de L’ultima notte al cimitero. Ci ha raccontato di dove abbia preso l’ispirazione, delle difficoltà che ha affrontato per incrociare al meglio tutte le parti di questa storia e qualche piccolo segreto in più… Buona lettura!

È una domanda scontata, lo so, ma proprio per questo ho il dovere di farla: la storia delle vacanze al cimitero è vera? E se non è vera, come ti è venuta?

Esattamente così come nel libro, non esiste. Esistono però delle cose simili. Come il Ma’nene in Indonesia, una cerimonia dove riesumano i morti e li celebrano come se fossero vivi. Ieri è passato in stand un ragazzo egiziano che mi ha raccontato che, non lontano dalle Piramidi, c’è un cimitero poco conosciuto in cui la gente molto povera vive. Io non mi sono spinta così in là con la ricerca per la mia storia, perché non era il mio obiettivo, volevo che la premessa fosse credibile in ogni caso – anche se, magari, inaspettata.

L’idea mi è venuta durante un’estate in cui andavo molto spesso a disegnare al cimitero. Ricordo di aver messo insieme i pezzi della storia e le ispirazioni di quel periodo, un giorno, mentre cucinavo per un mio amico e gli raccontavo dei miei giri fra loculi e cripte.

È una storia che mi ha disorientato nel leggerla, soprattutto nella parte iniziale. Nei primi momenti davo per scontato che fosse incentrata sulla famiglia che vediamo fin da subito, poi in realtà vengono accantonati e poi tornano ancora. Ci sono davvero tante storie che si intersecano. Come hai fatto a gestirle tutte? Com’è stato incrociare questi flussi?

Per tenere il filo del racconto, mentre lo stavo scrivendo, ho fisicamente creato una “mappa” di post-it su un muro di casa mia, con i nomi di tutti i personaggi. Man mano che mi venivano in mente le loro storie o il tipo di carattere, notavo che si andavano a intersecare in modo molto naturale tra di loro. Andando avanti, aggiungevo idee e le sistemavo in ordine cronologico e di intreccio. Alla fine del lavoro il muro del salotto aveva un aspetto… Particolare.

Mi immagino i classici fili rossi da film thriller.

Sì sembrava una scena rubata da True Detective. Le frecce, i mille post-it, i nomi… Poi a un certo punto, semplicemente, era un tessuto omogeneo in cui tutti i personaggi avevano trovato il loro posto e il libro è nato così. È stato un processo sicuramente lungo. E divertente anche, è stata una fase del lavoro molto intensa da attraversare.

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Questa è una domanda con tantissime risposte possibili e quindi voglio sapere la tua: chi è lə protagonista di questa storia?

Per me cambia sempre. Dipende da chi ti senti e vedi più vicino in quel momento. Mentre scrivevo, mi sentivo più legata a Diletta, la giovane italo-americana che ha subito il lutto più recente, arriva al cimitero direttamente dal Joshua Tree Park in California, con il figlio Cosmo, di 5 anni e il marito Adam. Nonostante lei si sia rifatta una vita dall’altra parte del mondo per allontanarsi dai genitori, e io invece viva letteralmente a 30 metri di distanza da mia madre, ho condiviso molti sentimenti con lei, molti desideri sicuramente.

In altri momenti ero più vicina ad Enrica, madre di 60 anni che ogni estate rinuncia  a spendere tempo con figli e marito per qualcosa in cui crede. Non perde l’amore per i cari che non la comprendono, sceglie solo di ritagliarsi qualcosa di importante per sé. Altri momenti mi sentivo più vicina a Giorgio, che persa la migliore amica e moglie, rimane bloccato in un limbo di infelicità e inerzia da cui non sa come uscire, non sa neanche se vuole uscirne

Io non ho perso la mia anima gemella, ma conosco il sentimento di doversi reinventare dopo che la propria realtà crolla e non si è al massimo della forma per farlo. Ogni volta che riprendo in mano il volume, cambia. La cosa migliore di una storia corale, secondo me, è proprio questo: c’è per forza qualcuno in cui ti puoi rivedere. E cambia, perché se cambi tu per forza cambia anche il personaggio che ti sta vicino.

È anche disegnata con uno stile molto particolare, con delle tinte pastello. Quanto è parte del tuo stile e quanto invece è una scelta specifica per la storia?

È funzionale per la storia. Cioè è nel mio stile, perché è una cosa che so tecnicamente fare e posso mantenere per 180 pagine. Di solito però uso dei colori un po’ più forti, a me piace colorare con gli evidenziatori, figurati. Qui invece ho scelto una colorazione più morbida, che si è adattata al tono della storia. Ci voleva la luce abbacinante del sole per far sentire il caldo torrido, di contro a una notte scurissima e alle ombre tagliate con l’accetta… Tutto si è allineato mano a mano che procedevo con la lavorazione.

Ad esempio, non credo mi metterei mai a fare una storia sci-fi, con i palazzi che volano e le prospettive con mille punti di fuga… Non è nelle mie corde e nelle mie competenze, al momento.

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Quando è nata L’ultima estate al cimitero? Mi dà l’idea di essere una storia che, al di là della difficoltà degli intrecci che mi raccontavi prima, è rimasta parecchio in sviluppo. 

Tantissimo. La prima idea è arrivata nel 2018, forse fine 2017… E credo di aver ultimato la scrittura nel 2021, quindi è stata una gestazione lunghissima, anche perché l’ho alternata con altri lavori, anche full-time, e ci sono stati periodi in cui ho scritto poco. Visto che mi ha accompagnato per tantissimo tempo, direi proprio che non mi ha mai stufato. Questo mi ha stupito un sacco: in tutti questi anni, ogni volta che mi rimettevo alla scrivania, ero sempre contenta. Pensavo: “Ma guarda, funziona, incredibile!”.

La vedo anche come molto sentita.

Realizzare questo graphic novel è stato una sorta di percorso di terapia in solitaria (fatto in parallelo all’effettiva psicoterapia, chiaramente). Mettersi nei panni di tutti questi personaggi per raccontarli, capire come avrebbero reagito in tutte le situazioni che gli si paravano davanti, mi ha aiutato a sviluppare la mia empatia e, in un certo senso, a intuire come stanno gli altri senza un filtro personale, senza pensare a cosa avrei voluto fare io al posto loro. Se fai l’autrice o l’autore, secondo me puoi diventare sia più attento nei confronti degli altri, sia meno giudicante verso di loro.

Che è una lezione che proprio alcuni dei personaggi del romanzo potrebbero imparare…

Esattamente.

L’ultima estate al cimitero è un racconto toccante, che raccoglie al suo interno talmente tante storie che riesce a toccarci profondamente sempre, a volte in modi diversi. È stato un grande piacere parlarne con SantaMatita, che ringraziamo, insieme a BAO Publishing, per l’opportunità. E voi, che piani avete per le prossime vacanze estive?

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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