Intrattenimento

Marvel-Netflix: quando sbagli un piatto di carne

Tutto ebbe inizio il 10 aprile 2015 con la più fulgente creatura dell’accordo MarvelNetflix che venne alla luce in un mondo bagnato di sangue, pioggia e pugni. La serie originale Daredevil fu la prima a varcare la soglia tra il realizzabile e il realizzato, aprendo le possibilità ai suoi compagni: Jessica Jones, Luke Cage, Iron Fist, The Defender, e per ultimo The Punisher. Uno dopo l’altro, tra speculati archi narrativi e possibilità non concretizzate, sono venuti alla luce portando con loro opinioni contrastanti, dividendo critica e pubblico.
Le tematiche femminili della prima stagione di Jessica Jones, l'aria black respirata con Luke Cage, i tentativi di misticismo di Iron Fist e il ritorno alla cruda violenza con The Punisher si sono allontanati pian piano da quel primo prodotto, differenziandone la caratura e le serie. Ognuna di queste ha avuto modo di mostrare il suo modus operandi, il suo potenziale (tutte ricompensate con seconde stagioni) eppure il risultato non sembra quello che la prima serie, la prima creatura, poteva lasciar sperare. Perché che se ne voglia dire, la prima stagione del Diavolo di Hell’s Kitchen era puro sangue colato in tredici piccoli lingotti che una volta raffreddati si sono rivelati oro. Ed è questo il problema alla base: hanno servito il miglior pezzo di carne per colpire, per poi farlo seguire da altri tagli, con la sensazione che siano stati ottenuti perché andavano fatti e messi sul fuoco sperando che il risultato finale fosse a livello del primo. 
Le serie Marvel – Netflix stanno decadendo, è un dato di fatto, stanno perdendo quel sapore che ci hanno dato prova di avere, quelle possibilità che rimangono astratte. 
Le si guarda perché sono della Casa delle Idee, si concede il beneficio del dubbio perché non va mai giudicato un piatto se prima non assaggiato, ma il sapore non sarà mai come quel primo ricordo cotto fuori e vivo dentro. Alla fine si arriva pian piano a perdonare il servizio perché è comunque un gran ristorante che offre un sacco di altri piatti gustosi ma sai che sulla carne non potrà più essere una sicurezza. 
Il perdonare qualcosa che dovrebbe soltanto compiacere tutti i nostri sensi, è lì che sta il problema.
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Il perché di questo decadimento, che ha seguito fasi alterne, è più complesso del semplice “la serie è venuta male”, “gli attori non sanno recitare” o “pessima scelta narrativa”. Con la giusta organizzazione in cucina e i giusti cuochi è possibile creare piatti di prima qualità anche con materie prime non all’altezza. È il lavoro, che va dallo Start al Traguardo, che gioca la più alta percentuale di successo. Perciò saremmo ingiusti a classificare ogni taglio come mediocre o inferiore a Daredevil, quando con The Punisher e a tratti con le stagioni di Jessica Jones e Luke Cage abbiamo potuto riassaporare quella prima sensazione di estasi papillare. Troppo poco su un troppo generico.  Sicuramente il format delle tredici puntate imposte ad ogni singola serie non aiuta. Questo è senza dubbio un problema: il servizio porta cibo in abbondanza, quando per saziare basterebbe contenersi nelle quantità. Dilungare archi narrativi per più del loro decorso naturale non fa che allentarli, renderli mollicci, stantii e senza presa, fino a quando il sapore della carne calda è sostituito dal dover finire tutta quella fredda. Se ci fosse da raccontare per tredici puntate nessuno avrebbe da ridire se non sul come sistemare il cuscino del divano al meglio. Invece, molto spesso, è proprio la mancanza di una presa che fa pesare quel tempo davanti allo schermo. La scelta degi archi narrativi, e in particolare dei nemici stagionali, lascia insoddisfatti. Qualcuno disse che un eroe è tanto grande quanto il suo nemico. Ebbene nelle serie Marvel questa è una delle prime regole da seguire. Vincent D’Onofrio nella prima stagione di Daredevil è stato immenso e così, di rimando, il Diavolo ne ha giovato; David Tennant era pura elettricità televisiva e abbiamo applaudito Jessica; Jon Bernthal è stato così bravo da prendersi una serie tutta sua (picco positivo in questo decadimento). Tutti gli altri, invece, finiscono nel cassonetto dei rifiuti e, purtroppo, i corrispettivi eroi non si sono dimostrati all’altezza di reggere il ruolo, non da soli (per ora). Perfino il crossover che doveva essere il parallelo televisivo di Avengers è stato un passo forzato per gli spettatori e non quel bel piatto di grigliata tanto promesso.
Concludendo la breve analisi, possiamo dire che il sodalizio Marvel – Netflix (che finisca o meno) si è presentato a noi come un ristorante stellato con le giuste promesse nel menù, a cui dopo il primo assaggio abbiamo chiesto ingordi il bis, e che poi hanno improvvisato sperando di colpire di nuovo. Tra alti e bassi il servizio procede, ma non possiamo che augurarci che da quella cucina esca la tagliata al sangue che tanto abbiamo sognato.

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Mattia Russo

Laureato in Comunicazione, Marketing e Pubblicità per farla breve, e aspirante giornalista. Curioso per natura, dalla vena impicciona, tendo a leggere qualsiasi cosa, con un'inclinazione al fantasy. Non sono uno che ama i silenzi e parlo troppo. Pace.

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Commenti

  1. Scientificamente parlando, è qualcosa di eccezionale. Ma guardando alla psicologia umana, la gente andrebbe in “paranoia brutta” in meno di un mese.

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