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Mass Effect e l’estetica della fantascienza contemporanea

Mass Effect è un capolavoro. Siamo dei fan sfegatati dell’epopea fantascientifica di Bioware, e abbiamo difeso il tanto bistrattato finale del terzo episodio in un articolo risalente addirittura al 2012, vale a dire l’infanzia di Orgoglio Nerd. Da appassionati di fantascienza tout court, poi, abbiamo colto e apprezzato le miriadi di citazioni di cui la trilogia è costellata: riferimenti espliciti o impliciti che vanno dai Quarian e i Geth che ricalcano il concept di Battlestar Galactica ai grandi temi cari dalla fantascienza dell’epoca d’oro, come il rapporto fra intelligenze umane ed artificiali, il posto dell’umanità nella galassia, la creazione di un’unica, grande società universale, passando per le trame politiche e il progressismo sociale di Star Trek e la space magic di Star Wars. Insomma, Mass Effect non nasconde le proprie influenze, anzi, le mette orgogliosamente in mostra.

L’unicità di Mass Effect

mass effect

Questo è avvenuto senza però rinunciare alla creazione di una propria identità, qualcosa di unico e di eminentemente “Mass Effect”, che si manifesta in modo evidente nello stile, nell’estetica. Insomma: quando guardate un video o uno screenshot, o anche un’illustrazione concettuale di Mass Effect, lo capite immediatamente, perchè sembra Mass Effect. Come tutte le occasioni in cui qualcosa di simile accade, è molto difficile definire cosa rende Mass Effect…Mass Effect: senz’altro il design delle stazioni spaziali, delle astronavi e degli interni, che sembrano asettici e piuttosto standard, fin quando non ti rendi conto di quanto sia facile identificare una porta, una scala o un ascensore della Cittadella. Senz’altro il design degli alieni, che appaiono come una delle tante varianti degli “alieni umanoidi di dimensioni umane con una o due caratteristiche strane”, un escamotage su cui Star Trek ha costruito l’intero suo repertorio di specie extraterrestri…finchè non ti rendi conto di quanto curate, sottilmente diverse e uniche siano le caratteristiche di Asari, Turian, Krogan e così via. E senz’altro il design di armi, armature e gadget, che potrebbero passare come simili a molte altre, se non che è assolutamente impossibile non riconoscere un soldato di Cerberus o un agente N7, anche in mezzo a una folla di controparti.

La portata fragorosa dell’unicità di Mass Effect diventa evidente quando consideriamo non più le influenze che hanno contribuito a creare questo universo, ma quando facciamo l’opposto: il primo capitolo è uscito nel lontano 2007 e ora, a più di dieci anni di distanza, ci iniziamo a rendere conto di quanto il capolavoro Bioware abbia lasciato un segno indelebile nell’estetica della fantascienza contemporanea. Abbiamo selezionato cinque opere fantascientifiche che, consapevolmente o meno, hanno preso a piene mani dalla saga di Shepard e compagni. Fateci sapere quante altre ne vengono in mente a voi!

ELYSIUM

Neill Blomkamp ci aveva sbalordito con il suo meraviglioso, fortissimo District 9, e aveva rincarato la dose con l’altrettanto riuscito Chappie (che nessuno si azzardi a chiamarlo Humandroid). Elysium, probabilmente, è il suo lavoro meno ispirato, anche se si tratta comunque di un ottimo film di fantascienza, con un chiaro messaggio di commento alla società: ci è piaciuto meno probabilmente perchè questo messaggio è espresso in modo molto più didascalico di quanto il regista ci avesse abituati.

Elysium è un film uscito nel 2013, quindi dopo l’uscita di tutti e tre i capitoli di Mass Effect. E si vede. Partiamo dall’esempio più ovvio, ovvero Elysium stessa: si tratta di una stazione spaziale che, nel mondo del film, ospita i ricchi e potenti, che hanno abbandonato il decadente pianeta Terra per rifugiarsi fra le stelle, in un mondo artificiale dove non manca nulla. L’ovvio parallelo con la Cittadella viene rafforzato a dismisura dall’estetica della stazione, che la richiama in modo ovvio: grandi corridoi di un bianco pulito e rassicurante, grandi spazi ricreativi, parchi e boschi che colorano di verde l’orizzonte, in un inconfondibile mix di tecnologia e natura. Il look di “futuro sostenibile” tipico della Cittadella è qui ripreso pari pari (è chiaro che la Cittadella stessa è ispirata ai vecchi concept art degli anni Settanta, alcuni commissionati dalla NASA stessa, ma il parallelo è comunque innegabile).

E non solo: un’altra citazione, voluta o meno, si trova nel personaggio di C.M. Kruger, un assassino armato di katana che da la caccia al protagonista. Con motivazioni, background e intenti completamente diversi, non abbiamo potuto che tracciare un diretto parallelo con Kai Leng, l’assassino di Cerberus che nel terzo capitolo di Mass Effect è una spina nel fianco per Shepard e compagni (oh, e la cannoniera che usa sulla Terra? E’ chiaramente una Hammerhead!).

OVERWATCH

Siamo certi che molti storceranno il naso nel vedere un mostro sacro come Overwatch in questa lista. L’ultima fatica della Blizzard è riuscita a pieno titolo a creare una sua identità estetica molto forte, in un modo non dissimile da Mass Effect stesso: quando vedere un’immagine di Overwatch, bè…lo sapete, perchè ha quel distinto look da Overwatch. Eppure, non potete certamente negare che una squadra di soldati di Talon e una squadra di soldati di Cerberus abbiano…più di un punto in comune!

Naturalmente nemmeno in questo caso stiamo parlando di qualcosa di rivoluzionario e mai visto prima: si tratta di variazioni sul tema della “tuta potenziata”, che in varie forme fa parte della fantascienza fin dalla pubblicazione di Starship Troopers di Robert Heinlein, nel lontano 1959. Ma le corazze di Cerberus hanno uno stile molto particolare, vale a dire placche plasticose e tondeggianti, declinate di volta in volta a seconda della “classe” dei vari agenti: solide e ingombranti per i soldati di linea, sinuose ed agili per gli assassini che saltellano da una parte all’altra dei livelli, tecnologiche e altrettanto leggere per i cecchini…vi ricorda qualcosa? Esattamente lo stesso concept delle armature di Talon, fino al dettaglio degli elmi che coprono completamente il volto dei soldati, e dei segmenti rossi che rappresentano gli occhi, piegati in entrambi i franchise per essere estremamente minacciosi.

MARVEL CINEMATIC UNIVERSE

Inseriamo in un’unica posizione l’intero MCU per praticità. La genesi di questo articolo è stata la prima visione del trailer di Endgame: la scena degli Avengers che camminano stoicamente, vestiti delle loro nuove tutine bianche ipertecnologiche ci ha fatto subito balzare in mente lo stile inconfondibile delle corazze che Shepard indossa in tutta la trilogia. Dobbiamo ripeterci: non stiamo dicendo che Mass Effect abbia inventato il concetto di corazza tecnologica fatta a placche. Diciamo solo che il look delle armature degli Avengers di Engame ci ha fatto istintivamente, immediatamente, ineluttabilmente (cit.) tornare alle atmosfere della galassia Bioware.

Quest’ultimo esempio è solo l’ultimo di una serie, però: più recentemente è stato Ant-man and the Wasp ad averci triggerato ricordi legati a Mass Effect. E’ impossibile infatti guardare la tuta di Ava Starr, il Fantasma, senza pensare ad un mix fra il vestito di Tali e, nuovamente, le corazze dei soldati di Cerberus.

E infine, tornando ancora più indietro nel tempo, in Guardians of the Galaxy abbiamo una piacevolissima visuale di Xandar, con i suoi giardini panoramici, camminamenti ariosi, bianchi, splendenti e pulitissimi, che, come nel caso della stazione di Elysium, hanno un distinto sentore di Cittadella.

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PACIFIC RIM

Non è un segreto che Guillermo Del Toro sia un appassionato videogiocatore. Oltre alle sue molte collaborazioni con varie software house, il regista ha i suoi videogiochi preferiti, fra cui Portal, di cui parliamo fra poche righe. Abbiamo quindi pensato che non fosse un caso che le tute dei piloti di Pacific Rim, filmone esplicitamente ispirato alla cinematografia giapponese, ma che non nasconde le sue mille influenze dal mondo occidentale, siano straordinariamente identiche a quelle del Comandante Shepard di Mass Effect. Insomma, se nel caso di Endgame c’è una certa somiglianza stilistica, ma che tutto sommato non va oltre la normale estetica sci-fi, qui il parallelo è inconfondibile.

Abbiamo trovato diverse concept art che mostrano nel dettaglio il davanti e il dietro delle tute, e…beh, giudicate voi!

Cosa c’entra Portal, chiedete? Giusto, avevamo citato anche il capolavoro di Valve. Bene, dovete sapere che Ellen McLain, la doppiatrice della famigerata GlaDOS, ha prestato la voce all’intelligenza artificiale di Gipsy Danger! Vi alleghiamo il primo trailer del primo film, dove la somiglianza era ancora più netta, per poi venire leggermente corretta nel lungometraggio effettivo. Un delizioso cameo che ricordiamo con molto piacere!

THE WORLD’S END

Il videogioco, Mass Effect 3, è del 2012; il film è del 2013. Ma conosciamo gli alti standard di professionismo che i nostri lettori si aspettano che manteniamo, quindi ve lo diciamo lo stesso: spoiler warning da qui in avanti, sia per la serie Bioware sia per il terzo capitolo della fantomatica “trilogia del Cornetto”. Già, perchè quello che stiamo per discutere è l’estrema, spettrale somiglianza fra i finali di Mass Effect 3 e di The World’s End. All’apparenza non c’è nulla di più distante: il primo è la conclusione di un’epica saga fantascientifica in cui l’eroe, Shepard, combatte contro una razza di colossali macchine il cui compito è la decimazione sistematica e ciclica della vita biologica avanzata in tutta la galassia; il secondo è la conclusione di una sgangherata trilogia di film il cui unico punto di collegamento, a parte gli autori e gli interpreti, è che in ciascuno appare un…Cornetto Algida. Nello specifico, poi, The World’s End narra di una storia che non ha nulla in comune con Razziatori, genofagie e biotici: un gruppo di amici si ritrova nel tranquillo paesino dove sono cresciuti per compiere l’impresa che è loro sfuggita in gioventù, un epico pub crawl attraverso tutta la città, fino ad arrivare all’ultimo, più remoto pub cittadino, appunto il The World’s End.

Un’inquietante verità si para di fronte ai nostri eroi: il paesino dove sono cresciuti è stato invaso e apparentemente conquistato da una razza di robot replicanti, che hanno sostituito le persone a loro più care. Il film diventa così una lotta per la sopravvivenza, in cui raggiungere l’ultimo pub non è più una ragazzata, ma una questione di vita o di morte. Una volta raggiunto il pub e spillata l’ultima birra, il protagonista, King, si accascia al suolo, sfinito ma soddisfatto, in modo straordinariamente simile a come Shepard, sul finire di Mass Effect 3, si accascia al suolo soddisfatto dopo aver attivato il Crucibolo. E qui, in entrambe le opere, succede l’inaspettato: così come in Mass Effect Shepard viene prelevato, innalzato verso un inquietante dialogo con l’intelligenza artificiale del Crucibolo, dove si svela la verità tenuta nascosta per tutta la trilogia, anche a King succede l’esatta, medesima cosa: il pub si rivela essere una sorta di quartier generale della evoluta civiltà galattica che sta prendendo il controllo di tutto il pianeta, dando all’umanità una perfetta, serena esistenza priva di errori, e di scelte. Shepard è considerato dal Crucibolo il miglior esemplare di essere umano, ed è così fronteggiato da una scelta: distruggere i Razziatori per sempre, allontanarli dalla galassia o fondere la vita sintetica con quella biologica. King è considerato dall’intelligenza di questa civiltà il peggiore esemplare di essere umano, e gli viene quindi offerta una scelta: consentire all’umanità di “evolvere” sotto la guida di questi benevoli dittatori, o ribellarsi ad essi, inducendoli a lasciare il pianeta per sempre.

E il parallelo non finisce qui: la scelta di Shepard si traduce in una grande, maestosa, galattica esplosione di energia (del colore appropriato, s’intende) che appare come una cupola di fulmini sfrigolanti che si espande dal Crucibolo verso tutta la galassia. E la scelta di King…pure: il pub esplode in una scarica di energia elettromagnetica, che si espande per tutta l’Inghilterra e tutto il mondo come una grande cupola di fulmini. La somiglianza è veramente incredibile…ma non troppo, considerando che il film è stato scritto da Simon Pegg e Edgar Wright, entrambi grandi appassionati videogiocatori. Quanto Mass Effect 3 abbia effettivamente influenzato il finale di The World’s End non è dato a sapere, ma…noi i nostri sospetti li abbiamo!

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