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Metro Exodus: le nostre prime impressioni dalla Gamescom 2018

La Gamescom è stata per noi occasione di provare tantissime novità interessanti che arriveranno nei prossimi mesi per console e PC. Tra le tante prove di cui vi stiamo narrando in questi giorni abbiamo anche visto Metro Exodus, titolo di Deep Silver in uscita il prossimo 22 febbraio 2019.

I precedenti due capitoli, tratti dai romanzi di Dmitry Glukhovsky ci hanno visto nei panni di Artyom mentre si muoveva all’interno della linea metropolitana di Mosca, rifugio dell’umanità dopo un disastro nucleare che ha reso invivibile il mondo esterno. L’atmosfera claustrofobica dei cunicoli sotterranei viene accantonata in questo terzo episodio della saga, che finalmente vede il protagonista decidere di tentare la fortuna nel mondo esterno, alla ricerca di una terra vivibile all’aria aperta, magari scoprendo anche nuovi insediamenti umani sopravvissuti alle radiazioni.
La demo da noi provata è ambientata nel periodo autunnale, gli sviluppatori ci hanno spiegato che nel titolo si alterneranno le diverse stagioni mentre proseguiremo nella nostra ricerca di una terra dove stabilirsi. Artyom si risveglia dopo essere quasi annegato, salvato da una donna selvaggia appartenente a una misteriosa tribù. Il verdeggiante mondo esterno, dove la natura è tornata padrona incontrastata del mondo, si divide fra alcune tribù di sopravvissuti, ognuna con le proprie regole e usanze. Nella demo ne abbiamo incontrate due: i predoni e i pirati, intente a vivere una tregua mentre si dividono il territorio boschivo in cui siamo capitati.
Artyom è alla ricerca della donna che lo ha salvato, e per farlo dovrà attraversare proprio la foresta dei predoni. Nella demo eravamo armati di un mitragliatore, un fucile a pompa piuttosto raffazzonato e una balestra dai dardi micidiali.

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La nostra prima tappa ci ha visti entrare in un villaggio pieno di predoni armati di tutto punto. Il gioco ci dà la libertà di scegliere l’approccio preferito: potremo infatti passare cercando di non farci vedere dai locali, grazie al sistema stealth che ci consentirà di capire se un nemico sta guardando nella nostra direzione tramite un alone bianco posto sul lato dello schermo. Potremo anche assassinare silenziosamente tutti i nemici che riusciremo a sorprendere, per poi esplorare liberamente il villaggio alla ricerca di materiali utili per il crafting. Oppure potremo anche decidere di andare alla carica attaccando ad armi spianate i nemici. Per testare il combattimento abbiamo deciso di utilizzare questo approccio, sparando all’impazzata contro tutto ciò che si muoveva. Abbiamo subito capito che Metro Exodus non premia un approccio troppo aggressivo, dato che le munizioni scarseggiano e ci siamo ritrovati in un momento senza più colpi soccombendo a quelli nemici. Alternando un po’ di stealth e combattimento fisico siamo riusciti a ripulire la zona dai soldati, ottenendo un po’ di risorse.

Esiste un semplice sistema di crafting che ci permette, raccogliendo oggetti di vari tipi, di fabbricarci in autonomia munizioni e medikit. Tornano anche le aree contaminate, dove sarà obbligatoria la maschera antigas per non rimanere avvelenati dai miasmi mortali.
Superata la zona abitata ci siamo ritrovati in una zona boschiva, dove abbiamo esplorato una casa con i sotterranei allagati da acqua contaminata e dove abbiamo affrontato alcune bestie geneticamente modificate dalle radiazioni, come i feroci lupi.

Infine, superata una piccola grotta siamo stati catturati da una trappola messa da alcuni uomini del gruppo dei pirati, che subito dopo si sono messi a discutere su cosa fare del povero Artyom insieme ad alcuni dei predoni. Il loro battibecco è finito male quando un enorme orso mutato li ha attaccati uccidendoli, fortunatamente una molotov lanciata da uno degli uomini ha messo in fuga l’imponente creatura, che ci ha lasciato dunque il tempo di liberarci dalla rete e fuggire, consci però che prima o poi toccherà a noi affrontare l’enorme bestia. La nostra prova finiva in questo punto, dopo quasi 45 minuti di gioco.
A livello tecnico la demo si è dimostrata eccelsa, il motore proprietario fa il suo lavoro, creando un ambiente pieno di dettagli e varietà sull'ampia mappa di gioco. Non vediamo l'ora di cosa potremo vedere nella versione finale del titolo se queste sono le premesse.

Non possiamo sbilanciarci più di tanto su eventuali novità introdotte nella gestione del mondo di gioco in Metro Exodus. La fase di shooting non ha subito grossi stravolgimenti, mentre la gestione dell’inventario dà spazio a un semplice sistema di crafting che ben si adatta all’atmosfera survival del titolo. Sicuramente la cosa che più abbiamo trovato cambiata in Exodus è l’ambiente e l’atmosfera, che grazie anche alle zone più aperte e luminose, invase dalla natura, danno un senso tutto nuovo all’avventura ambientata nella Russia post apocalittica, dove la ricerca della speranza e la voglia di tornare a vivere una vita degna di questo nome la fanno da padroni.

Proprio questi temi siamo curiosi di scoprire nell’avventura completa, infatti il viaggio di Artyom lo porterà a visitare paesaggi inediti per la saga. La nostra speranza è quella che la componente sovrannaturale, legata ai Dark Ones e allo stato del mondo dopo oltre vent’anni dalla guerra nucleare venga ulteriormente approfondita, con magari qualche segreto in più svelato.
Tutte queste risposte le avremo solamente l’anno prossimo, per il momento la demo ci ha incuriositi e ci ha dato già alcune certezze sulla qualità di questo terzo capitolo, che siamo sicuri riuscirà a portare a degna conclusione la storia di Artyom. 

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