Intrattenimento

Mike Tyson Mysteries: tra demenzialità e cultura

Adult Swim è riuscito a stupirci ancora una volta. Il branded block di Cartoon Network, dopo averci regalato perle come Robot Chicken e Rick and Morty, ha confezionato l'ennesimo prodotto di qualità. 
Mike Tyson Mysteries non è più di quello che il titolo stesso ci suggerisce. Infatti la serie è tutta incentrata sull'ex pugile intento a risolvere improbabili misteri, una serie non nuova ma sicuramente ignorata in Italia. 
La vera forza della serie però risiede nell'assurda compagnia che circonda Mike. Piccione è probabilmente il personaggio più stravagante di tutti, un uomo trasformato in volatile, alcolizzato e con un passato matrimoniale disastroso. Poi abbiamo il Marchese di Queensberry. praticamente l'antitesi di Piccione, ma in qualche assurda maniera i due sembrano completarsi. La cosa più interessante del personaggio del Marchese è che il suo nome è tutto fuorché casuale, infatti un certo John Sholto Douglas, nono marchese di Queensberry, patrocinò le Regole del Marchese di Queensberry, una sorta di codice che gettò le basi del moderno pugilato, un tocco di stile che non sarà sfuggito ai fan di Tyson e della boxe. L'ultimo membro della compagina è forse quello più canonico:Yung Hee è una ragazzina di diciotto anni abbandonata dai genitori in tenera età e adottata dall'ex pugile. 
Può sembrare scontato, ma il paragone con Scooby-Doo, Where Are You? È paticamente inevitabile. La sgangerata truppa di Tyson va in giro infatti con un furgoncino molto simile alla Mistery Machine guidata da Fred. La struttura degli episodi risulta molto simile, anche se la vetta di demenzialità raggiunta da Mike Tyson Mysteries è nettamente superiore a quella di Scooby e compagni. 
C'è da dire che lo show scritto da Hugh Davidson ha anche una vena piuttosto culturale. Basti pensare che nel primo episodio, ovvero “The End”, appare il noto scrittore americano Cormac McCarthy (Non è un paese per vecchi, La Strada). Durante i dieci minuti d'episodio vengono anche citati il premio Pulitzer e  Ecce homo. Come si diventa ciò che si è di Friedrich Nietzsche, insomma non proprio una cosetta da poco. 
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Mike Tyson Mysteries è la quintessenza del non prendersi sul serio, ma è scritto e disegnato con una semplicità tale da renderlo un prodotto di tutto rispetto. Non c'è un significato nascosto, una retorica, non c'è satira, ma solo un gruppo sgangherato di personaggi che risolve misteri che in fin dei conti non sono affatto tali. Sì, perché di misterioso non c'è praticamente nulla, il mistero non è altro che un pretesto per generare una serie di spassosissime gag studiate ad arte per prendere in giro Iron Mike. In The End è lo scrittore Cormac McCarthy che cerca aiuto a Mike per portare a termine il suo ultimo romanzo, ma l'intera faccenda si conclude con un nulla di fatto e con l'arrivo del Chupacabra, animale leggendario che si rivela essere l'ennesimo pretesto per generare una serie di battute divertentissime. 
Sentiamo di dover promuovere Mike Tyson Mysteries a pieni voti, non solo perché riesce con disarmante semplicità a strappare un sorriso, ma anche per l'incredibile capacità di prendersi in giro.  Mike Tyson, un omone così grosso e spaventoso da far scappare a gambe levate chiunque, riesce a rendere se stesso una macchietta, attraverso battute facili, ma mai stupide. 
Una serie coraggiosa, assolutamente non adatta ai più piccoli (un po' come tutte le serie Adult Swim) che senza dover ricorrere a trame intricate e sofisticate riuscirà a divirtirvi come pochi altri prodotti televisivi degli ultimi anni. 

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