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Napoleon: orbo di tanto spiro | Recensione

Ridley Scott intraprende una missione ambiziosa, troppo ambiziosa

La storia la fanno i grandi uomini, i grandi eventi o le masse? Un dilemma su cui generazioni di studiosi si sono scontrati, senza venirne davvero a capo. Certo è che da qualunque parte del dibattito ci si piazzi, c’è un nome che non si può ignorare: Napoleone Bonaparte. Una figura che “arbitro s’assise in mezzo” a ‘700 e ‘800 (e con questa la finiamo con le citazioni a Manzoni, promesso) e che ha individualmente cambiato il corso della storia. Raccontare una persona del genere in un film è un’impresa impossibile, ma Ridley Scott ha deciso di affrontarla, nel suo Napoleon. Dimostrando che sì, è davvero un’impresa impossibile.

Napoleon, dagli occhi di Ridley Scott

Ci sono un sacco di approcci possibili per raccontare la figura dell’uomo che ha sconvolto in pochi anni l’Europa. Si può scegliere di procedere per la via più strettamente narrativa, seguendo il percorso della sua vita. Dopotutto quella di Napoleone Bonaparte è una storia drammaticamente perfetta, che pare modellata sul viaggio dell’eroe campbelliano.

Un uomo di origini relativamente umili, francese ma lontanissimo dai centri del potere, anche in senso geografico, che ha lottato con le unghie e con i denti, determinato e brillante, che ha scalato i ranghi dell’esercito prima e della società poi fino ad arrivare a toccare le stelle, per poi crollare rovinosamente, ma senza mai perdere la propria determinazione. Ci sono tutte le tappe delle grandi storie.

Oppure lo si può interpretare come punto di arrivo di un racconto di corruzione dei sogni. Quegli ideali che la Rivoluzione Francese ha lanciato sul mondo, che si sono tradotti prima nel Terrore e poi nel ritorno di un sovrano unico. O forse la corruzione riguarda la figura di Napoleone stesso, che passo dopo passo abbandona il suo idealismo, proteso continuamente verso il potere.

Senza contare le tante figure che lo hanno circondato, parte del mito quanto l’Imperatore stesso. Il rapporto con Giuseppina, tanto tormentato quanto malato, quasi un Sid e una Nancy in merletti e feluca. E ancora si può raccontare l’ardore politico, i sotterfugi e i complotti, la sua capacità di conquistare l’amore di un Paese a un punto che nessuno riuscirà a toglierglielo… Ecco, in Napoleon Ridley Scott non sceglie nessuna di queste opzioni. O meglio, le sceglie tutte quante e altre ancora.

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Neanche il cinema riesce a contenerlo

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Photo by: Aidan Monaghan, courtesy of Sony Pictures/Apple Original Films

Se siete spaventati dalla durata (imponente, ma contenuta rispetto ad altri prodotti di questa stagione, sempre di Apple TV+) di Napoleon di Ridley Scott, potete accantonare i vostri timori. I 158 minuti di questa pellicola si sentono appena, passando rapidamente attraverso la storia dell’Imperatore. A volte fin troppo rapidamente, smarcando in poche battute anche capitoli iconici della vicenda.

Ma è una scelta necessaria per il taglio dato al progetto. Perché come detto Ridley Scott in Napoleon cerca di imbrigliare ogni angolo della figura del fu Imperatore di Francia, affrontandolo da tante prospettive diverse. Di conseguenza, bisogna affrontare in maniera più sfuggente alcuni passaggi, a volte addirittura con una semplice citazione.

Anche così però è davvero impossibile riuscire a raggiungere l’obiettivo. Non è evidentemente un caso che a livello cinematografico siano stati pochissimi i casi in cui qualcuno ha tentato la missione di raccontare tutto Napoleone, preferendo concentrarsi solamente su un periodo della sua vita, magari quei leggendari cento giorni tra i due esili, che lo portarono alla sconfitta per antonomasia.

Il punto è che questo film risulta quindi un grande mix che dice tutto, con una densità di avvenimenti straordinaria, che lascia solo il giusto respiro, ma che alla fine dei conti dice poco. Non si esce dalla sala con la sensazione di aver assistito a una vicenda imponente, quanto piuttosto a tanti piccoli sprazzi, delle diapositive che ci mostrano a volte un uomo imponente, a volte una macchietta, a volte un folle, a volte un guerriero indistruttibile, a volte la persona più insicura che esista.

La mano di Ridley Scott su Napoleon

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Photo Courtesy of Sony Pictures/Apple Original Films

Per quanto il soprascritto abbia particolarmente apprezzato anche The Last Duel, è abbastanza evidente che Ridley Scott sia nella fase calante della sua parabola artistica. I livelli di Blade Runner, Alien o Il gladiatore (che abbiamo sperato a tratti di poter usare come termine di paragone per Napoleon) sembrano essere lontani. Ma Ridley Scott nella sua forma peggiore è comunque meglio di tantissimi altri artisti nel loro giorno migliore. E qui siamo ben lontani da questo caso.

Ridley Scott dirige Napoleon ancora una volta con tutta la maestria di cui è capace, portandoci per mano tanto in campo aperto, nelle battaglie gigantesche, quanto nella sua intimità, mostrata in maniera esplicita e spesso patetica. E questa crudezza, completamente spoetizzata la ritroviamo con lo stesso impatto nelle scene di guerra.

Gli scontri sono mostrati senza retorica, senza tagliare via dopo il colpo di cannone, lasciando riverberare il botto per farci immaginare l’impatto. Vediamo direttamente gli arti saltare, le ferite sgorgare, il panico attraversare le menti dei soldati scombinandone le azioni. Non c’è il fervore della battaglia o la nobiltà dei grandi guerrieri, si salva al pelo la strategia. I combattenti sono nel migliore dei casi dei ragazzini che si picchiano in un prato, nel peggiore crudeli assassini o carne da macello.

In tutto questo si registrano due interpretazioni di rilievo, anche solo in termini di minutaggio. Una Vanessa Kirby che ruba la scena, dominando la pellicola con la sua Giuseppina spregiudicata, algida e indistruttibile che fa da contraltare a un Joaquin Phoenix meno convincente di quanto sperassimo. Il suo Napoleone è compresso, emergendo solo in poche esplosioni ben calcolate. Una scelta di sceneggiatura che non permette di valorizzare davvero lo straordinario talento dell’interprete.

Ridley Scott in Napoleon ha trovato la sua campagna di Russia

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Photo Courtesy of Sony Pictures/Apple Original Films

C’è un altro angolo da cui si può affrontare il racconto di Napoleone, che non abbiamo citato più sopra, ma che questo film non si lascia scappare. Stiamo parlando dell’hybris, l’arroganza, il voler raggiungere un obiettivo impossibile, perfettamente rappresentato dalla campagna di Russia dell’Imperatore. Il punto in cui ha trovato qualcosa che andasse oltre le sue straordinarie capacità, che ne ha minato la certezza.

E in un parallelismo affascinante, è forse questo che rappresenta davvero Napoleon per Ridley Scott. Perché per quanto si tratti di uno degli autori più straordinari della storia del cinema, questa impresa è andata oltre anche le sue capacità. Imbrigliare Napoleone nella sua interezza, domarlo e docilmente farlo entrare in un solo film è un’idea tanto superba e azzardata quanto quella di conquistare l’Impero dello zar Alessandro. Ma fortunatamente Ridley Scott non subirà le stesse conseguenze dell’Imperatore di Francia.

Napoleon arriverà nelle sale italiane a partire da giovedì 23 novembre.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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