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Partiamo per lo Sri Lanka – Cocco e crespelle

Eccoci qui con il quarto appuntamento dedicato allo Sri Lanka. Nelle settimane scorse vi abbiamo spiegato come quando e perché la rubrica O.N.TheRoad, lo spazio di OrgoglioNerd dedicato ai viaggi, manderà me (Jacopo) in una spedizione esplorativa in Sri Lanka (nella speranza di poterci tornare insieme a voi). Sono seguiti quattro approfondimenti scientifici curati dall’amico Willy Guasti (Zoorsparkle) ed ora è arrivato il momento di tirare le somme su quanto abbiamo imparato.

Una delle cose che più amo del viaggiare è scoprire sapori nuovi. Assaggiare piatti tipici e sperimentare ricette esotiche è quanto di meglio si possa desiderare da un viaggio ben riuscito. Detto questo, prima di partire è sempre bene documentarsi un po’, tanto da capire cosa aspettarsi…

Scoperta numero 1: senza voler fare sciocche battute, ho trovato curioso quanto, nonostante l’enorme quantità di specie animali endemiche presenti sull’isola (non isola), la cucina tipica srilankese sia fondamentalmente compatibile con una dieta vegetariana. Da un lato c’è sicuramente una motivazione culturale e religiosa, che mette gli animali su un piano di enorme rispetto, dall’altro: plot twist! Cado dalle nuvole e realizzo che probabilmente le verdure non sono poi così male. Chi l’avrebbe detto eh?

Organic Vegetables

Dunque cosa si mangia in Sri Lanka?

La varietà di materie prime e di varianti è effettivamente impressionante, se avete letto (o ascoltato) gli approfondimenti di Willy non c’è da meravigliarsi, la vegetazione dell’isola è particolarissima. Tuttavia da quel poco che so di cucina devo prima individuare la serie di elementi/alimenti di base, quelli che si ripropongono più spesso degli altri. Un metodo un po’ grezzo, che lavora per semplificazione, ma che aiuta molto a capire l’anatomia di una cucina nazionale.

Per capirci meglio un patriottico parallelismo italiano potrebbe tradursi in: pasta, pomodoro e olio di oliva. Tre elementi che possono costituire la base (o fare la loro partecipazione) nella stragrande maggioranza delle ricette italiane. Dunque la nostra indagine deve partire da qui. Come si compone la trinità gastronomica srilankese?Istock 000008264119large

Alla base di tutto c’è il riso. Già. Accompagna e sostiene i piatti stemperando sapori altrimenti troppo intensi. Basta una rapida occhiata alle guide più popolari per capire che il riso è un po’ ovunque e lo potremo trovare in tutti i principali piatti del paese. Si tratta però di quello che noi definiremmo un contorno. Sempre per semplificazione potremmo considerarlo: molto presente ma poco rilevante.4814 Erin M Fa14835d 89a3 491d B115 1230248e9777A braccetto con il riso e con qualsiasi altra cosa vogliate condire c’è il curry. Un blend di spezie pestate al mortaio. Curry è anche una pianta, le cui foglie vengono largamente utilizzate in cucina, ma per Curry più generalmente si intende una gagliarda polvere composta da curcuma, cardamomo, peperoncino, cumino e coriandolo. Se l’avete assaggiato almeno una volta vi basterà sentirne il profumo per riconoscerlo al primo colpo.Curry MadrasNota per i più esperti: il curry dello Sri Lanka (kiri hodhi) è a base di latte di noce di cocco, chili e altre (svariate) spezie. Si tratta di un curry meno rosso di quello indiano e più tendente al verde.

Se il Riso e Curry sono rispettivamente pasta e pomodoro dello Sri Lanka, il ruolo dell’olio di oliva spetta allora al cocco. La frutta dello Sri Lanka meriterebbe un libro dedicato. Banane, Ananas, Mango, Avocado, Papaia e perfino Jackfruit (il frutto più grande del mondo) e Durian. Quest’ultimo non vedo l’ora di assaggiarlo, caratterizzato da un odore pestilenziale che contrasta in modo contraddittorio un gusto dolcissimo. Il re della frutta è però il cocco poiché, tornando al parallelismo con la cucina italiana (che cosa provinciale che sto facendo), proprio il suo latte può essere paragonato, per usi e funzioni, al nostro olio di oliva. 

Noce+di+cocco

Tra i più semplici e immediati esempi che ho trovato (e che pretenderò di assaggiare) c’è il Pittu, una specie di couscous dato proprio dall’amalgama di cocco mescolato a farina e cotto al vapore. Oppure l’Hopper, una specie di crespella (mi sto pericolosamente avventurando in terminologie che più di una volta hanno fatto saltare i confini tra Francia e Italia) preparata con vino di palma e immancabile latte di cocco. L’uso dell’hopper sarà poi molto simile a quello di una crepes, farcendola quindi con uova, miele e l’immancabile curry.

Egghopper

Questi tre elementi: riso, curry e cocco mi aspetto diventino le tre dimensioni su cui verranno costruiti tutti i piatti che assaggeremo. Confido anche in una grande scelta di pesce oceanico e di creativi utilizzi della sopra citata frutta esotica. Per non parlare del !

Vi saluto con un piccolo estratto di umorismo srilankese in cui mi sono imbattuto durante le ricerche:

Quando i primi portoghesi sbarcarono in Sri Lanka (1505) vennero cerimoniosamente invitati a corte nella capitale di allora: Kotte, che sorgeva a soli 13 Km dalla costa. Il sovrano però, per non rivelare le piccole dimensioni del suo regno, costrinse la delegazione di portoghesi a 3 giorni di tortuosa marcia nell’entroterra, goffo tentativo di cui naturalmente subito i portoghesi si accorsero. Tuttavia è rimasta ancora oggi in uso l’espressione “accompagnare i portoghesi a Kotte”. Paese che vai…

Al prossimo appuntamento dove cercheremo di capire insieme perché un nerd dovrebbe andare in Sri Lanka!

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Jacopo Peretti Cucchi

Il suo compito è occuparsi di tutti i “progetti speciali”, meglio ancora se sono segreti. Amante della buona cucina e grande appassionato di rugby e motori.

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Un commento

  1. Anche se per ora un trapianto simile è molto a rischio,di sicuro più avanti troveranno un modo per ridurre il rischio del rigetto e di mortalità dei pazienti. Comunque è una gran bella cosa! La Scienza può fare MIRACOLI.

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