Intrattenimento

Persona 5: Take your Heart

Dopo tanta attesa è uscito anche in Europa Persona 5, il famoso JRPG sviluppato da Atlus. In Occidente, la saga di Persona, nata come costola di un’altra storica serie di JRPG, ossia Shin Megami Tensei, non ha mai avuto il seguito di pubblico di altri famosi giochi di ruolo nipponici, mentre in Giappone gode di una fama quasi paragonabile a quella raggiunta da mostri sacri come Final Fantasy e Dragon Quest. Le cose però stanno cambiando anche da noi: non appena uscito, Persona 5 ha riscosso anche in Occidente grande successo, ottenendo diversi riconoscimenti e vendendo un numero di copie notevole. Anche noi di Orgoglio Nerd lo abbiamo giocato, e, dopo essere stati stregati dal suo fascino incredibile, non potevamo non esprimere le nostre impressioni a riguardo.

Persona 5 non è un titolo per tutti
. Atlus non ha cercato di occidentalizzarsi nelle meccaniche per avere un maggiore appeal sulla nostra parte del mondo, anzi, è rimasto arroccato nel suo sistema, già visto nel terzo e nel quarto capitolo, migliorandolo sotto tutti gli aspetti. Se non amate leggere lunghi dialoghi (tanto più che il gioco è tradotto solo in inglese), non vi piace lo stile anime e siete stufi del sistema di combattimento classico a turni, allora Persona 5 non fa per voi. Se invece niente di tutto questo vi spaventa allora preparatevi a vivere una delle storie più avvincenti e profonde degli ultimi anni.

Partiamo proprio dalle fondamenta del titolo, la storia. Il protagonista di Persona 5 (a noi la scelta del nome) finisce a vivere a Tokyo dopo essere rimasto coinvolto in una brutta storia. Dopo aver difeso una donna da un’aggressione, scopre che l’aggressore è un politico importante che, utilizzando il suo potere, obbliga la donna a testimoniare contro il nostro protagonista, facendolo finire in guai giudiziari. Espulso dalla sua scuola, il ragazzo trova proprio a Tokyo l’unico altro istituto disposto ad accettarlo come studente, più precisamente la Shujin Academy. I guai però non sono ancora finiti. Una volta trasferitosi, si troverà subito coinvolto in un'altra brutta faccenda, legata ad un professore di educazione fisica che molesta alcuni studenti approfittando del suo intoccabile ruolo di educatore ed ex atleta vincitore di una medaglia d’oro alle Olimpiadi. Per contrastare questo sistema corrotto, governato da adulti meschini e senza scrupoli, il nostro protagonista deciderà di fare qualcosa insieme ai suoi compagni di classe Ryuji, dall’apparenza simile a quella di un teppista, ma dal grande senso di giustizia, e Ann, una bella ragazza di origini straniere e per questo spesso vittima di voci infondate. I nostri eroi finiscono casualmente, grazie ad una misteriosa app sul telefono, nel Metaverse, il mondo delle ombre e dell’inconscio umano, dove incontrano Morgana, un gatto antropomorfo senza memoria del suo passato, ma convinto di essere stato umano. Grazie alla sua guida e alla sua conoscenza del mondo delle ombre, i nostri eroi decideranno di lottare per la propria libertà sotto il nome di Phantom Thieves, i ladri in grado di rubare i cuori delle persone.

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La storia, nelle sue oltre novanta ore di gioco, viene narrata in modo superbo sia nella main quest che nelle storie secondarie legate ai personaggi minori, nessun dettaglio viene lasciato al caso. Le tematiche vengono affrontate in modo maturo e schietto, con una vena critica indirizzata soprattutto contro la società giapponese. Chi conosce un minimo la cultura nipponica, sa che la società del Giappone non è per nulla tutta rose e fiori come può sembrare da anime e manga, ma anzi ha molti problemi legati allo stress del vivere in una realtà che richiede al singolo individuo di annullare la sua individualità per il bene comune, portando poi a molti problemi sociali come l’alto tasso di suicidi o all’esistenza di figure quali gli Hikikomori, persone che rifiutano di rapportarsi con il mondo esterno. Persona 5 si focalizza proprio su queste contraddizioni, muovendo una critica a questa parte non troppo felice del Giappone odierno. Le vicende narrate però non sono a noi estranee, ma toccano temi comuni a tutte le persone di ogni parte del mondo, perché principalmente è una storia che si basa sulle emozioni e sulla libertà che ognuno di noi ha di esprimerle. Le chiavi di lettura sono tante e il giocatore dovrà riflettere a lungo per cogliere ogni sfumatura della storia.

Durante il gioco vivremo quindi una doppia vita: di giorno saremo normali studenti delle superiori mentre di notte assumeremo la nostra identità segreta di Phantom Thieves. Il titolo unisce sapientemente questi due aspetti nel gameplay. Chi ha giocato i precedenti due capitoli della saga sa già che nel gioco il tempo scorre giorno per giorno con le sue attività quotidiane come la scuola e il lavoro. In totale avremo circa un anno da vivere per portare a termine l’avventura e durante ogni giornata avremo l’imbarazzo della scelta riguardo le attività da svolgere: potremo studiare da bravi studenti, scegliendo di farlo in biblioteca o a una tavola calda, potremo andare a vedere un film al cinema, lavorare part time in un conbini o in un ristorante, andare alle terme o uscire con uno dei nostri compagni per approfondire i legami con loro. Ognuna di queste attività non sarà fine a sé stessa, ma ci farà guadagnare punti nelle nostre skill sociali, divise in cinque categorie comprendenti coraggio, charme, intelligenza, gentilezza e competenza. Ognuna di queste skills ci servirà per migliorare i rapporti con gli altri personaggi e di rimando sarà utile anche nelle nostre incursioni nel Metaverse. Questa parte del titolo rischia di assuefarvi, tanto che spesso non vedrete l’ora di tornare dai dungeon per dedicarvi a migliorare i rapporti con un personaggio o in una delle vostre skill tramite le varie attività.

Altra importante meccanica è quella dei Confidant. Durante il gioco incontreremo diversi personaggi, ognuno di essi legato ad un arcano maggiore dei tarocchi. Frequentando questi rafforzeremo il nostro legame con loro e ciò porterà diversi benefici che, nell’economia di gioco, si traducono in nuove abilità o tattiche da usare in battaglia oppure in vantaggi per la nostra vita diurna, come sconti nei negozi e molto altro. Ogni confidant avrà poi una storia personale, che si svilupperà incontro dopo incontro. Ognuna di queste storie sarà interessante e ben raccontata, e approfondirà il legame fra noi e il personaggio di turno facendoci affezionare non poco ai nostri comprimari.

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L’altra metà del gioco è ambientata nel Metaverse, ossia la manifestazione dell’inconscio collettivo umano, chiaramente ispirato dai lavori di Carl Gustav Jung. Qui le emozioni di tutte le persone si mescolano in un continuo caos, ed è in questa dimensione che agiremo per punire i possessori dei desideri più perversi. Nel Metaverse ognuno dei nostri personaggi assumerà la sua identità di Phantom Thief; lo scopo del gruppo sarà entrare nei palazzi, ossia i dungeon creati dai sentimenti distorti dei nostri obiettivi, e rubare il cuore di questi ultimi. Ogni dungeon sarà caratterizzato in modo unico a seconda del desiderio dell’obiettivo; quello del già citato professore di Educazione Fisica, per esempio, sarà un castello, a rappresentazione del suo senso di onnipotenza, del suo sentirsi un re che, finché si trova all’interno della sua scuola, può fare ciò che vuole. Per rubare il cuore dell’obiettivo, da provetti ladri dovremo muoverci per la mappa furtivamente, sfuggendo alle trappole ed evitando che i nemici ci vedano per non far salire troppo il livello d’allarme, pena l’essere sbattuti fuori dal dungeon. I palazzi sono infatti molto grandi e servirà più di un giorno in gioco per esplorarli completamente, ma il tempo che avremo per portare a termine la missione sarà limitato (c’è da dire che il tempo è comunque sempre molto abbondante, e molto difficilmente non riuscirete a finire il dungeon per via di questo fattore). La furtività dunque giocherà un ruolo fondamentale nel muoversi all’interno dei palazzi presieduti dai nemici, e anche se ci sono alcune meccaniche che ricordano uno stealth game, il titolo resta fedele alla sua componente GDR, negli scontri con i nemici. Oltre ai dungeon legati alla storia principale, esiste anche il Memento, un dungeon dalle stanze generate casualmente che servirà per affrontare le sidequest relative a obiettivi secondari e utile per fare un po’ di sano grinding: non a caso, mentre i dungeon principali svaniranno per sempre una volta completati, questo rimarrà sempre a nostra disposizione.

Nel combattimento, il nostro potere principale è costituito dai Persona, le manifestazioni della nostra anima. Ogni personaggio ne avrà uno ispirato ai più famosi furfanti della letteratura; quello del protagonista, per esempio, è Arsène Lupin, Morgana avrà Zorro, Ryuji il Capitano Kidd ecc.
Il protagonista sarà però l’unico a poter avere più di un Persona al suo comando; potremo ottenerne altri convincendo i nemici a passare dalla nostra parte tramite la negoziazione, meccanica caposaldo della serie. Torna anche Igor, il carismatico padrone della Velvet Room, stanza in cui potremo fondere i nostri Persona per ottenerne di più potenti, o potenziarli in altri modi che verranno sbloccati man mano che procederemo nel gioco. Interessante l’idea che i nemici (e di conseguenza i Persona che potremo utilizzare) siano rappresentazioni dei sentimenti dell’inconscio umano manifestate in creature tratte dalle mitologie e dal folklore di tutto il mondo, riprendendo a grandi linee la teoria degli archetipi sempre del famoso Carl Gustav Jung.

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Il Combat System è basato sul classico sistema a turni dei JRPG, ma qui espresso nella sua forma migliore. Atlus, ormai veterana nel genere, sa quali sono i punti deboli del sistema e lo ha migliorato in modo che le parti più noiose vengano velocizzate. Potremo, ad esempio, mandare avanti in flash forward il combattimento con un tasto, mentre il nostro party attaccherà solo fisicamente, ottimo sistema per non perdere troppo tempo contro i nemici più deboli. Le azioni che potremo svolgere saranno le classiche: attacco fisico, oggetti, guardia, attacco con armi da fuoco e Persona, che ci consentirà di scatenare le varie abilità magiche delle nostre controparti. La strategia avrà un’importanza fondamentale nel combattimento; potremo infatti iniziarlo in vantaggio se riusciremo a cogliere il nemico di sorpresa, così da garantirci i primi turni d’azione, ma bisogna fare attenzione, perché anche i nemici potranno fare lo stesso con noi e in quel caso un combattimento facile all’apparenza potrà diventare parecchio ostico. Per avere il controllo del campo di battaglia, la priorità sarà scoprire la debolezza del nemico; gli attacchi si dividono infatti in varie tipologie, da fisiche a elementali, e una volta scoperto il punto debole dell’avversario, colpendolo lo stordiremo e questo ci garantirà un turno extra in cui agire. Se riusciremo a stordire contemporaneamente tutti gli avversari potremo o attaccarli con un All Out Attack, in cui il party si esibirà in uno spettacolare attacco congiunto che causerà loro ingenti danni, o parlarci e far partire la negoziazione, grazie a cui sarà possibile ottenere oggetti, denaro o, come spiegato prima, chiedere al nemico di passare dalla nostra parte come nuovo Persona. Altra meccanica interessante è il Baton Pass, che ci permette, una volta stordito un nemico, di passare il turno a un nostro compagno, in possesso magari di attacchi più efficaci.
Atlus è riuscita dunque a rendere il combattimento davvero dinamico ed avvincente, così da non fare mai annoiare il giocatore anche dopo decine di ore di gioco.
Graficamente Persona 5 propone un cel-shading davvero superbo, nonostante sia un titolo tecnicamente trattenuto dalla sua versione per PlayStation 3. La cosa che più salta all’occhio è, già solo nei vari menù di gioco, uno stile molto accattivante, che dà prova di grande personalità. Anche il comparto sonoro è ottimo, con musiche d’atmosfera spesso di tipo Jazz, davvero riuscite e orecchiabili, in particolare quelle che accompagnano i combattimenti. Per quanto riguarda il doppiaggio, abbiamo avuto la possibilità di provarlo sia in inglese che in giapponese e dobbiamo dire che sono entrambi ben fatti, anche se personalmente prediligiamo la versione nipponica perché si adatta meglio a questo tipo di gioco.

Persona 5 ci porta una storia matura e avvincente, fra le migliori scritte negli ultimi anni.  Se amate i JRPG, o meglio, se amate le storie fatte bene in generale, Persona 5 è uno di quei titoli che non potete lasciarvi scappare. Atlus ha ideato uno dei migliori giochi di ruolo mai realizzati, con un cast che vi resterà nel cuore; anzi, Persona 5 e i suoi Phantom Thieves vi ruberanno il cuore.

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Silvio Mazzitelli

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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Commenti

  1. A me dispiace molto ma io sono uno di quelli che ha abbandonato, in questa espansione veramente hanno toppato, c’è stato un boom iniziale di vendite ma dopo pochi mesi i realm si erano già dimezzati. Personalmente spero che abbiano ancora qualcosa da proporre che possa riportare WoW ai livelli di un tempo, ma espansioni come TBC e WotLK sono ineguagliabili, oltre a questo il gioco non conta più i vecchi player che ci mettevano l’anima e quei GL carismatici che ti rendevano lo stesso gioco il doppio più interessante e divertente. La traduzione in italiano poi ha contribuito ad alzare la già consistente presenza di bimbiminchia. Tutto ciò ha portato a quello che stiamo vedendo ora, gente che, come me, si stanca e abbandona e la cara vecchia Blizzard che tenta in tutti i modi di farli restare facendo uscire mount, pet e cavolate varie… Speriamo che si sveglino prima che il danno diventi irreparabile.

  2. Mi piace pensare che la gente abbia deciso di spendere soldi in un modo migliore. Sia chiaro, con tutti i soldi che butto in videogames non posso parlare, ma pagare mensilmente per un gioco ormai mediocre…anche no. Io ci ho giocato solo per il mese gratuito, non mi ha convinto a pagare la “bolletta”.

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