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Quibi, i piatti da lavare e il futuro dello streaming

Ragioniamo sul futuro dell'intrattenimento, partendo da uno degli ultimi player arrivati sul mercato

Qualche giorno fa, per essere precisi il 7 aprile, il mondo dello streaming si è arricchito di un nuovo player. Si chiama Quibi e offre una formula decisamente innovativa per il settore. Ovviamente nei primi giorni della sua uscita l’ho voluto testare, per scoprire cosa avesse da offrire, approfittando del periodo di prova estremamente ampio di ben novanta giorni. Ed effettivamente ha delle caratteristiche interessanti, che potrebbero avere un impatto non indifferente sull’entertainment. Ma prima di avventurarci nella speculazione, è il caso di fare un passo indietro e spiegare meglio di cosa stiamo parlando.

Che cos’è esattamente Quibi?

Quibi Futuro Streaming 3Questo nuovo servizio di streaming nasce dall’impegno di Jeffrey Katzenberg, noto produttore cinematografico, per lungo tempo in forze a Disney e poi passato allo studio da lui fondato, la DreamWorks. Dopo circa un anno e mezzo di sviluppo, la piattaforma ha fatto il suo debutto lo scorso 7 aprile come dicevamo, in tantissimi Paesi del mondo fra cui l’Italia (sebbene i contenuti siano ancora solamente in lingua inglese).

Il concetto alla base di Quibi è semplice ed è tutto nel suo nome. Questo è una contrazione di Quick Bites, cioè ‘bocconcini’, esattamente come le diverse puntate delle serie sulla piattaforma. Si tratta infatti di contenuti molto brevi, con puntate inferiori ai dieci minuti di durata di norma. Storie veloci che si possono guardare per un attimo veloce di pausa e staccare un attimo, magari in una sala d’aspetto o sui mezzi di trasporto.

Già, perché l’altra caratteristica chiave di Quibi è il fatto che il suo utilizzo è estremamente orientato ai dispositivi mobili, tanto che non esiste una versione desktop. Particolarmente interessante è la capacità della piattaforma di adattarsi all’orientamento del device. Ruotando il dispositivo dalla posizione orizzontale a quella verticale, anche l’immagine cambierà, permettendo una visualizzazione sempre a tutto schermo senza perdere dettagli.quibi-futuro-streaming-5

Se avete ad esempio un dialogo con due personaggi inquadrati, ruotandolo in verticale il focus si sposterà alternativamente solo su quello che sta parlando. Il sistema è effettivamente molto raffinato ed è affascinante scoprire come riesce sempre ad adattarsi al meglio. Soprattutto però è molto comodo.

La mia esperienza con Quibi

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Ora che siamo tutti preparati sull’argomento, torniamo all’inizio. È arrivata la nuova piattaforma in Italia, quindi bisognava testarla. Scarico l’applicazione, mi registro molto rapidamente e sono dentro. Scorro un po’ il catalogo finché non trovo quello che più mi incuriosiva: 50 States of Fright, serie horror sui vari stati americani, con il primo episodio a cura di Sam Raimi. Clicco play, metto il telefono sulla scrivania (in orizzontale) e tiro indietro lo schienale della sedia. Ma qualcosa non funziona.

Sì, perché c’è una vocina che nel retro della mia mente si chiede dove sia il senso di vedere uno show su un display da 6 pollici e qualcosa quando davanti a me ho due monitor molto più grandi, spenti. E allora ho cambiato tutto, ho tirato su il mio telefono e sono andato a lavare i piatti.

Non l’ho fatto perché la consideri un’attività zen per staccare la spina e riflettere in tranquillità (anche se ha il suo perché come idea) ma perché ho capito che quello poteva essere il modo migliore per comprendere al meglio Quibi. Questa piattaforma richiedeva infatti un approccio alla visione diverso da quello tipico, proprio per le sue particolarità.

E così ho pensato che se abitualmente lavo i piatti mentre guardo qualche video su YouTube forse gli show di Quibi potevano funzionare ugualmente bene. Dopotutto c’erano diversi elementi di comunanza tra i due formati, sebbene i prodotti della piattaforma di streaming avessero un valore di produzione decisamente più alto.

Come previsto, ha funzionato alla perfezione. Spugna alla mano, mi sono goduto tutte le tre parti della storia raccontata da Sam Raimi e poi ho proseguito con altri show. Non solo in quel pomeriggio, ma anche nei giorni successivi, le serie di Quibi mi hanno accompagnato in vari momenti della vita quotidiana, dal caffè mattutino in poi. Era raro che mi venisse davvero voglia di vedere un episodio, ma ogni volta che avevo bisogno di qualcosa che alleggerisse le mie attività, aprivo l’app.

Cosa significa per il futuro dello streaming?

Quibi Futuro Streaming 4Ora, la domanda: quanto può funzionare un modello del genere? Forse non molto. Per quanto possano essere piacevoli e di compagnia, è difficile sviluppare con uno show visto ‘di sfuggita’ lo stesso coinvolgimento emotivo che ha dato vita al successo di tanti altri prodotti recenti nel campo dell’intrattenimento. Inoltre, sebbene il prezzo sia contenuto (si parla di 5-8$ al mese) e i vari prodotti abbiano, come si diceva, un valore di produzione apprezzabile, è difficile credere che ci siano così tante persone che sceglieranno di pagare quando esistono alternative gratuite.

Questo però non significa che Quibi sia un fallimento, anzi. Il concetto alla sua base è importantissimo ed arriva in un momento chiave dell’evoluzione dell’intrattenimento. Si ripete da tempo come siamo ormai alla soglia della vera era dello streaming con sempre più piattaforme pronte a invadere il mercato. Se già negli ultimi anni il numero di show realizzati è schizzato a livelli incredibili, è probabile che questo numero continui a salire ancora.

È impossibile prevedere cosa succederà e ancora di più farlo sul lungo periodo. Però con così tanti progetti interessanti a disposizione è probabile che arriveranno a riempire tantissimo del nostro tempo libero. Molti spettatori aumenteranno ulteriormente il numero di serie che seguono e contemporaneamente ridurranno il livello di attenzione dedicata a ciascuna. C’è già chi sfrutta espedienti come una velocità di riproduzione maggiore (ebbene sì) per poter vedere più episodi in minor tempo e fenomeni del genere non possono che diventare più comuni con l’aumento dei contenuti a disposizione.

Ed è qui che entra in gioco il modello di Quibi. Puntate corte, da seguire per riempire i momenti qua e là, con serie che difficilmente diventeranno le nostre preferite di sempre, ma che sapranno ritagliarsi un posto nella nostra vita. Uno spazio piccolo ma a modo suo significativo, che questa piattaforma ha trovato come sfruttare al meglio.

Non è facile immaginare quale potrà essere il futuro del servizio. Le variabili in gioco sono troppe e può essere che si tratti di un fuoco di paglia, così come del prossimo leader di mercato. Però è possibile (se non probabile) che questo nuovo approccio al mondo dello streaming abbia un impatto concreto. Chissà che un domani altre piattaforme non decidano di implementare l’innovativo sistema di rotazione dello schermo o addirittura di creare contenuti ad hoc per un consumo rapido. Non come proposta esclusiva, ma integrativa, che accompagni tutti gli altri show ‘classici’. Un modo per entrare sempre di più nella nostra quotidianità e creare un nuovo, ulteriore modo di vivere l’esperienza televisiva. Che ormai di televisivo in senso stretto ha ben poco.

Insomma, il mondo dello streaming è sicuramente davanti a una grande rivoluzione. Se questa passerà da Quibi lo scopriremo solo in futuro, ma sicuramente vale la pena di buttargli un occhio. E ora vi lascio, che devo lavare i piatti e c’è una certa serie horror che devo finire…

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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