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Risvegliate cellule di Yuka, un mammut vissuto 28 mila anni fa

Una volta ibernati nel ghiaccio pare proprio che la nostra vita sia finita, e invece come ci insegna Capitan America, non sempre è così. Questo è il caso di Yuka, un mammut lanoso rimasto mummificato nel permafrost siberiano circa 28 mila anni fa. I suoi resti, rinvenuti nel 2010, hanno dato il via allo studio del team della Kindai University guidato da Akira Iritani che è riuscito a riportare in vita alcune sue cellule.

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I resti del mammut Yuka. Credit: Cyclonaut, Wikipedia

Riportare in vita delle cellule?

Sì, esatto. Non immaginatevi nessun dottor Frankenstin che urla “SI PUÒ FARE!”, né l’arrivo di un Jurassic Park pieno di proboscidati. La realtà è molto lontana, ma le implicazioni per la biologia sono assai importanti.

Il team di scienziati, con una tecnica molto simile a quella usata per clonare la pecora Dolly, ha estratto delle cellule dal midollo osseo e dai tessuti muscolari del mammut per isolarne il nucleo ed impiantarle in un ovocita di topo. Degli 88 nuclei recuperati da 273.5 milligrammi di tessuto, una parte ha mostrato segni di riattivazione tipici del momento prima della divisione di una cellula.

“Ottenendo nuclei cellulari in condizioni migliori potremmo arrivare alla divisione cellulare” ha detto Kei Miyamoto, del dipartimento di Ingegneria Genetica della Kindai University, all’Asashi Shimbun. Un’altra limitazione viene sicuramente dallo stato di sviluppo della tecnologia, un tentativo simile era stato già effettuato nel 2009, sfociando tuttavia in un insuccesso.

Potremo arrivare a far camminare di nuovo questi pelosi amici sulla Terra? La strada è ancora lunga da percorrere e ci si sta muovendo in direzioni diverse: in Giappone e Corea del Sud si sta tentando con la clonazione, in Europa e Stati Uniti invece si parla di genome editing. Aspetteremo con ansia.

 

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