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Che cosa significa lo sciopero degli attori americani?

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Inizia ufficialmente lo sciopero più importante a Hollywood dal 1960: la Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists (Sag-Aftra), il sindacato che rappresenta gli attori, ha preso la decisione di scioperare, seguendo due mesi dopo la strategia degli sceneggiatori della Writers Guild of America (WGA).

La decisione arriva dopo un lungo periodo di stallo nelle trattative tra i lavoratori di Hollywood e i dirigenti degli studios riguardo a questioni salariali, l’implementazione della tecnologia AI e la distribuzione dei profitti nell’era dello streaming digitale.

L’inizio dello sciopero da parte della SAG-AFTRA oggi, venerdì 14 luglio, segna un momento storica: è la prima volta, dopo 63 anni, che attori e scrittori di Hollywood si schiereranno insieme contro le decisioni degli studios. Ma cosa chiedono in concreto? E quale conseguenze avrà questa decisione sul mondo del cinema e della TV?

Sciopero attori di Hollywood, tutto quello che dovete sapere

“Ad un certo punto devi dire di no: non lo accetteremo più. Non puoi cambiare il modello di business tanto quanto è cambiato senza modificare anche il contratto” ha detto Fran Drescher. Che oltre a essere La Tata della celebre serie anni ’90, è anche la presidente della SAG-AFTRA, il sindacato degli attori. Che non usa mezzi termini: “Se non ci alziamo in piedi in questo momento, siamo tutti nei guai“.

Ma quali sono le richieste degli attori?

Cosa chiedono gli attori di Hollywood in sciopero?

I membri di SAG-AFTRA e WGA sono d’accordo su almeno due punti: vogliono più soldi per gli associati. In particolare, chiedono ai membri dell’AMPTP (l’associazione dei produttori) uno stipendio base più alto e migliori benefit. E soprattutto chiedono di cambiare la gestione dei pagamenti residuali.

Si tratta di pagamenti per quando un film o una serie TV vengono utilizzati oltre quanto stipulato nel contratto iniziale. Attori e sceneggiatori ricevono percentuali per quando un film finisce in DVD o Blu-Ray, per gli accordi che gli studios stipulano per le repliche dei loro telefilm – anche all’estero. Gli attori e gli sceneggiatori vorrebbero aggiustare le percentuali all’inflazione e valutare nuovi meccanismi perché lo streaming, con il suo modello on-demand, ha cambiato radicalmente la ridistribuzione dei residuali.

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Lo sciopero degli sceneggiatori

Matt Damon ne ha parlato a Variety al red carpet per l’anteprima di Oppenheimer, ultimo evento a cui ha partecipato prima di andare in sciopero: “è per gli attori che lavorano. Servono 26 mila dollari all’anno per l’assicurazione sanitaria e molte persone sono al limite e i pagamenti residuali servono per arrivare oltre quella soglia”. Insomma, il problema non è per i Matt Damon del mondo, ma per i 160 mila membri della Sag-Aftra che non guadagnano cifre astronomiche.

Inoltre, sia gli sceneggiatori che gli attori vogliono assicurarsi che il loro lavoro non venga sostituito da robot o intelligenza artificiale. Nel caso degli attori, vogliono anche garanzie che la loro immagine digitale non venga utilizzata senza il loro permesso. Abbiamo già visto che questa non sia un’ipotesi tanto impossibile, con il progetto del film di James Dean o la nuova voce digitale di Darth Vader.

La posizione degli studios

L’AMPTP, l’associazione che rappresenta gli studi cinematografici e televisivi, ha dichiarato di essere profondamente delusa dalla decisione di SAG-AFTRA di interrompere i negoziati. Secondo l’AMPTP, questa scelta di scioperare anziché cercare un accordo peggiorerà le difficoltà finanziarie di migliaia di persone che dipendono dall’industria dell’intrattenimento per il loro sostentamento. Bob Iger, CEO di Disney, ha definito lo sciopero “molto inquietante” e ha criticato l’approccio degli attori e degli sceneggiatori, definendolo “poco realistico”.

L’AMPTP dice di aver offerto gli aumenti di stipendio più alti degli ultimi 35 anni, insieme a contributi pensionistici e sanitari massimi maggiori. Hanno anche proposto un aumento del 76% dei pagamenti extra per gli spettacoli di streaming di alto budget e una “proposta rivoluzionaria” sull’intelligenza artificiale.

Ma queste proposte non vanno bene per gli attori. I grandi nomi di Hollywood hanno fatto sapere che sono pronti a scioperare. Alla fine di giugno, una lettera firmata da star come Meryl Streep e Jennifer Lawrence è stata inviata ai leader sindacali, chiedendo loro di non accettare un accordo mediocre in questa trattativa contrattuale che considerano di grande importanza storica.

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Quali conseguenze avrà lo sciopero per i fan?

Lo sciopero avrà un impatto significativo non solo sulla produzione di film e programmi televisivi negli Stati Uniti, ma anche su molte riprese all’estero coinvolgenti i membri del sindacato. Tuttavia, i lavori di produzione che non coinvolgono gli attori di SAG-AFTRA potranno continuare senza interruzioni.

Gli effetti dello sciopero si faranno sentire anche nelle campagne pubblicitarie dei grandi film estivi. La première di Oppenheimer a Londra, programmata per giovedì sera, sarà una delle prime ad essere boicottata a causa dello sciopero. Altre importanti pellicole commerciali come Barbie e Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One hanno già avuto le loro anteprime mondiali, ma le star coinvolte non potranno partecipare ad ulteriori eventi promozionali.

Nonostante lo sciopero, la première del film Haunted Mansion di Disney, prevista per il 15 luglio, si terrà comunque a Disneyland. Tuttavia, gli attori del film, tra cui LaKeith Stanfield, Tiffany Haddish e Jamie Lee Curtis, non saranno presenti.

È probabile che lo sciopero provochi anche un ritardo nella cerimonia degli Emmy Awards, che potrebbe slittare fino alla fine dell’autunno o addirittura all’anno successivo, secondo le pubblicazioni specializzate del settore. Anche il Comic-Con di San Diego, in programma per il 20 luglio, subirà le conseguenze dello sciopero, con possibili cancellazioni di eventi e partecipazioni ridotte di attori e professionisti del settore. Anche la Mostra di Venezia, il festival di Toronto e tutti gli appuntamenti di fine estate arriveranno senza la presenza delle star hollywoodiane.

Lo sciopero degli sceneggiatori ha già bloccato diverse serie TV, da Stranger Things a Daredevil: Born Again e altri show Marvel, oltre a film come The Batman 2. Quello degli attori potrà far saltare anche le riprese delle produzioni che hanno scelto di continuare anche senza gli sceneggiatori sul set. Inoltre, bloccherà talk show e tantissimi altri show.

Quando troveranno un accordo?

Deadline ha riportato le dichiarazioni di una fonte anonima degli studios che afferma che i produttori sono pronti ad aspettare che i membri inizino a perdere i propri appartamenti e case”. Sembra che non abbiano intenzione di tornare al tavolo con gli sceneggiatori fino almeno a ottobre. E pare che vogliano tenere la posizione anche con gli attori. Tuttavia, ufficialmente i portavoce della AMPTP assicurano di essere “determinati a raggiungere un accordo”.

La Directors Guild of America, che rappresenta i registi, ha raggiunto un nuovo accordo il mese scorso che promette di portare “miglioramenti significativi per ogni regista, assistente alla regia, direttore di produzione dell’unità, regista associato e direttore di scena della nostra gilda”. I produttori hanno quindi evitato il disastro di avere i tre principali sindacati in sciopero, che avrebbe bloccato qualsiasi produzione televisiva e cinematografica negli Stati Uniti (o quasi).

Ma lo sciopero simultaneo di scrittori e attori non accadeva dal 1960. All’epoca, ottennero la protezione dell’assicurazione sanitaria e il pagamento dei residuali. Oggi le due associazioni si trovano a lottare nuovamente per ribilanciare questi due diritti, ma anche per assicurarsi tutele sull’uso dell’AI nel cinema e nella TV. E non sembrano intenzionate a cedere.

L’impatto potrebbe essere enorme: dall’industria cinematografica dipendono moltissime persone in California del Sud e non solo (molte produzioni sono a New York, in Georgia o a Toronto in Canada). Secondo Forbes, l’impatto sull’economia potrebbe valere oltre tre miliardi di dollari. E la fine del confronto non sembra affatto vicina.

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