Intrattenimento

Sherlock: Watson is not gay

La questione è talmente sottile che perfino loro ci scherzano su. Watson non è gay! La sindrome di Batman e Robin colpisce anche il serial Sherlock e Moffat, ovviamente, non perde occasione di veicolare il fandom (già visionario da quel punto di vista) verso l'assoluta disperazione.
Watson e Sherlock non sono amanti, sono amici fraterni uniti dalla necessità e dall'avventura. Chiaro no? Allora perchè migliaia di fans vanno oltre la realtà per ingigantire l'apparenza? La risposta è molto complicata e irrisolvibile. Tumbrl è un covo di fangirl che valuta e soppesa ogni sguardo inquadrato nel serial per trasformarlo in canone, legittimo? Mistero. In questa giornata particolare, è San Valentino, parliamo di Sherlock, di quello che accadrà e della sua conclusione!
*Spoiler Alert*  E insomma eccoci qui, di nuovo in attesa. La terza stagione di Sherlock BBC (la serie TV ideata da Mark Gatiss e Steven Moffat che racconta le avventure di uno Sherlock Holmes del ventunesimo secolo) si è fatta tanto attendere, ma quando finalmente è iniziata è sembrata finire in un batter d’occhio. Tre episodi nel giro di meno di due settimane ad una velocità tale da non darci neppure il tempo di fare il punto della situazione tra un episodio e l’altro, e lasciarci in stato di shock alla fine dell’ultima puntata.
La stagione si prospettava particolare sin dal primo episodio, The Empty Hearse, che in un precedente articolo vi avevamo descritto come “molto diverso da tutto ciò a cui siamo stati abituati”. I produttori ci avevano promesso molti mesi fa una stagione “personale”, ricordandoci che questa è "una serie su un detective, non una serie sull'investigazione”. Ci eravamo lasciati (qui) dopo The Empty Hearse con un giudizio un po’ sospeso, constatando che questa stagione si stava avviando in una determinata direzione e chiedendoci se i prossimi episodi la avrebbero seguita, in che modo, e soprattutto dove questa strada ci avrebbe portati. 
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Le cose sono cambiate dalle prime due stagioni, e dovevamo aspettarcelo. Le scelte fatte da Moffat e Gatiss possono piacere o meno, ma raramente in questa serie le cose succedono per caso, e anche questa sorta di cambiamento di rotta nello stile della serie aveva un suo perché, impossibile da comprendere senza avere visto l’ultimo episodio. Questo perché porta il nome di Charles Augustus Magnussen, Milverton nei racconti di Arthur Conan Doyle, un antagonista terrificante e rappresentato in modo estremamente brillante, di quelli che ti fanno accapponare la pelle. Magnussen non ha attentati terroristici da mettere in atto o cecchini al suo servizio pronti a sparare, soltanto una mente fuori dal comune che gli permette di avere sempre, e solo figurativamente, il coltello dalla parte del manico. L’unica cosa su cui fa leva sono quelli che lui chiama “punti di pressione”, i rapporti umani. Lo Sherlock di qualche anno prima sarebbe stato invincibile contro un villain di questo tipo, ma dopo i due episodi precedenti, dopo l’esilio di due anni, dopo il matrimonio e tutto ciò che ne è derivato Magnussen ha molto su cui fare leva per arrivare al suo obiettivo, Mary, moglie di John. Da questo deriva un episodio carichissimo di suspance e colpi di scena, un grande nemico e delle misure drastiche per sconfiggerlo. Un episodio che in un certo senso collega gli altri due e li valorizza, ma non si può di certo dire che chiuda il cerchio, anzi, questa terza stagione ci ha lasciato con ancora più interrogativi di quanti non ne avessimo prima. Uno di questi è sicuramente Mary Morstan, personaggio che ha fatto un cambiamento a 360° nel giro di 5 minuti e che probabilmente ha ancora molti assi nella manica, soprattutto in vista del bambino in arrivo. Un altro punto ancora non chiarito è come Sherlock possa essere sopravvissuto a quella che ormai tutti chiamano “the Fall”. Nei contenuti extra del DVD c’è un intero capitolo ad essa dedicato in cui inizialmente il regista di The Empty Hearse, Jeremy Lovering, definisce “corretta” la terza teoria mostrata nel primo episodio, quella del materasso blu. Che sia davvero quella giusta? Probabile, tuttavia alla fine della clip Gatiss e Moffat ammettono di “voler lasciare il dubbio”, ancora una volta. 
Ma un dubbio ancora più grande ci affligge: Moriarty. È davvero sopravvissuto? La fine di His Last Vow sembra riaprire una pagina che credevamo chiusa con The Reichenbach Fall, ma sarà riaperta davvero? Sulla quarta stagione ancora non si sa praticamente nulla, girano voci riguardanti uno speciale di Natale ma nulla di confermato, e ci sembra poco probabile. Moffat e Gatiss hanno dichiarato che cercheranno di stringere i tempi il più possibile, ma gli impegni professionali degli attori protagonisti e di Moffat sono un grosso ostacolo, e ci assicurano di non avere intenzione di sacrificare la qualità per la quantità. "Se dovranno aspettare due anni, aspetteranno due anni", da questo punto di vista Moffat è irremovibile.
Ormai sembra essere destino, ancora una volta l’attesa per la prossima stagione verrà accompagnata da un dilemma, “Come è sopravvissuto?”. Ma soprattutto, continueranno a dire, nonostante il matrimonio, di Sherlock e Watson?

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Giada Rossi

Laureata in Astronomia, aspirante Astrofisica. Curiosa di natura. Scrivo soprattutto di scienza, ma preferisco parlare di cani buffi.

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