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Stranger Things: Ritirata la denuncia per plagio

I fratelli Duffer, creatori di Stranger Things, si sono risparmiati una bella bega. Qualche tempo fa Charlie Kessler aveva denunciato i due fratelli con l’accusa di plagio, in quanto affermava che i Duffer gli avevano rubato l’idea da cui poi è nata la loro famosa serie televisiva (se volete rinfrescarvi la memoria e tenervi aggiornati sulle puntate precedenti, ne avevamo già parlato qui). L’accusatore ha ritirato la denuncia all’ultimo secondo, proprio alla vigilia dell’acclamato processo.

Stranger Things è un plagio! Ah no, scusate, mi sono sbagliato

Stranger Things

Il giorno prima del processo, dunque, Charlie Kessler ci ripensa:

‘Dopo aver ascoltato le deposizioni dell’ultima settimana dell’esperto legale che avevo ingaggiato, mi è apparso chiaro che, nonostante quanto avessi creduto in passato, il mio lavoro non ha nulla in comune con lo sviluppo e la creazione di Stranger Things. Alcuni documenti del 2010 e del 2013 provano che i Duffer hanno creato in modo indipendente lo show’.

Naturalmente i fratelli Duffer, non avevano alcuna intenzione di presentarsi impreparati al processo, e nei giorni precenti hanno richiesto qualche informazione sui vari membri della giuria che avrebbe dovuto valutare la loro causa, come ad esempio se usassero piattaforme streaming, se avessero mai visto Stranger Things, se avessero una buona infarinatura riguardo le leggende metropolitane, insomma, tutte le informazioni che avrebbero dovuto possedere per valutare al meglio i fatti. 

Fortunatamente tutta questa preparazione non è servita, e i fratelli Duffer possono dormire sonni tranquilli.

Netflix, completamente estranea alla causa (anche se si sentiva indirettamente coinvolta), ha voluto dare man forte ai creatori di Stranger Things rilasciando un comunicato in cui afferma che si rallegra che tutto sia finito per il meglio, “come abbiamo sempre detto, Stranger Things è una creazione originale dei fratelli Duffer”.

Lo studio legale Greenberg Glusker, specializzato in questa tipologia di cause, ha spiegato che se il processo fosse andato avanti “nessuno sarebbe più andato a una festa. Se chiedere a qualcuno ‘a cosa stai lavorando’ e dire ‘dovremmo lavorare insieme’ avesse portato a un risarcimento economico, avremmo avuto tutti dei problemi”.

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