Intrattenimento

Terrace House: voyeurismo o ricerca antropologica?

Ormai scrivo questa rubrica da qualche anno. Alcuni di voi mi seguono anche su facebook.
Insomma è da un po' che vi parlo di me.
Ora è il momento di rivelare uno dei miei "guilty pleasure", anche se è solo di recente acquisizione.
Poichè Netflix è fonte di grandi scoperte e proposte interessanti, ho trovato a disposizione una serie che si intitola “Terrace House” e che, se un'amica non mi avesse detto “Guarda che è divertentissima e affascinante!”, non avrei mai iniziato. L'avevo, infatti, notata mesi fa e scartata subito.
Ah i pregiudizi! Colpiscono sempre, anche quando si cerca di essere obiettivi e lasciare spazio ad ogni cosa.
Sebbene cominciata nel lontano 2012, quella che abbiamo a portata di sguardo è la versione “Boys and Girls in the city” del 2015 e ambientata a Tōkyō. 
Sei giovani, di cui tre ragazzi e tre ragazze, si trasferiscono in una casa fornita dal programma e devono convivere per 18 settimane, mentre dallo studio un gruppo di presentatori commenta le loro vicende.
I protagonisti hanno la possibilità di portare avanti normalmente la loro vita, vanno a lavorare, ad allenarsi, possono uscire quando vogliono e usufruire di tutti i loro dispositivi elettronici. Rimangono quindi in contatto col mondo, l'unica variante della loro quotidianità è che abitano con degli sconosciuti e si è sempre sotto controllo… un po' come quando si va in trasferta per studiare all'università insomma.
Un misto tra il Grande Fratello (senza eliminazioni e votazioni) e Jersey Shore (senza la parte volgare).
Un reality, sì, e nonostante i preconcetti che si possono avere è una finestra sulle interazioni dei giovani giapponesi nella società moderna. Con tutte le interferenze dovute alla consapevolezza di essere osservati da mezzo mondo, naturalmente.
Posso utilizzare tutti gli abbellimenti che voglio, tirare in ballo addirittura l'antropologia, ma alla fine si tratta pur sempre di una specie di voyeurismo, abbastanza trash anche.
Lcqas
Sono, letteralmente, come 6 pesci presi dal fiume e lasciati a boccheggiare su un pavimento gelido.
Li vedi sforzarsi tantissimo, annaspare e muoversi alla cieca per cercare di far funzionare la situazione, per cercare di parlare tra di loro ed esternare i loro sentimenti.
Che già può essere difficile per una persona abituata ad essere libera di sfogarsi a piacimento, ma lo è ancor di più per degli esseri umani che sono cresciuti in un ambiente che “chiede” (tra virgolette perché la parola corretta è “pretende” ma volevo lasciare il beneficio del dubbio… ops!) di rimanere distaccati e di analizzare il miglior modo per andare d'accordo.
Quindi il disagio è tangibile, così come l'imbarazzo. 
Sono come dei bambini che hanno appena imparato a camminare e un po' si muovono a tentoni perché è una cosa nuova, un po' si arrischiano per lo stesso motivo.
È davvero affascinante.
E lo staff in studio dà il meglio di sé, in maniera quasi crudele, come se stessero osservando uno spettacolo di bunraku (teatro giapponese nato nel XVII secolo). Oppure come se fossero in visita allo zoo.
Loro siamo noi, pronti a giudicare e a ridere delle situazioni imbarazzanti in cui i ragazzi si trovano.
Perché ridendo di loro, si ride anche della nostra stessa goffaggine.
Non è una novità, né un segreto che il Giappone sia una nazione vecchia, in cui la natalità cala ogni giorno di più. Il Japan Times per esempio evidenzia come, da ricerche fatte, tra il 60 e il 70 % delle persone non ancora sposate non sono neanche in una relazione, e di questi circa il 40% sono ancora vergini (dati di settembre 2016 in un range di età tra i 18 e i 34 anni).
Quali sono le motivazioni?
Una società alienante? Incapacità relazionali dovute ad un assopimento fisico indotto da troppi stimoli? Semplice, pura e paralizzante paura?
In questo articolo ho un po' scherzato sul disagio nella socializzazione, ma può seriamente diventare un problema. 
Nella società giapponese, ma anche in tutte le altre.
Parlando di viaggi, proprio oggi parte il primo giappotour dell'estate, da me capitanato. Vi terrò aggiornati e potrete seguire le nostre avventure sia sulla mia pagina facebook sia sul profilo instagram Ontheroad!
Per qualsiasi curiosità e domanda non dovete far altro che mandarmi una mail al mio indirizzo: onigiricalibro38@orgoglionerd.it oppure scrivetemi un pm sulla mia pagina facebook Onigiri Calibro 38
See you space cowboy!

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Commenti

  1. E’ uno scandalo!! Dovevano dedicargli una mantide!! Storico insetto a cui viene associato Sheldon!! 😛

  2. Grazie Simone. ricordo perfettamente che in un paio di episodi Sheldon viene paragonato al suddetto insetto a causa del suo aspetto “alto,magro e che somiglia a una gigantesca mantide religiosa”. =D

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