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The Predator: il parco giochi di Shane Black

Arriva nelle sale un nuovo film dedicato a Predator, destinato a rilanciare il franchise. Vediamo insieme com'è andata...

Correva l’anno 1987 e Arnold Schwarzenegger, già forte di cult come Conan il barbaro, Terminator e Commando, arriva nelle sale con Predator. Si tratta di un film d’azione che ottiene un più che discreto successo commerciale, dando il via a un franchise che si espanderà in diversi media, tra fumetti, videogiochi e romanzi e ovviamente sequel.

Nel cast, tra i muscoli di Arnold e quelli di Carl Weathers, compare anche il giovane sceneggiatore di Arma letale, Shane Black. Era stato assunto come attore nella speranza che potesse dare un contributo allo script del film, ma non riuscirà mai a scriverne neanche una riga. Ironicamente trent’anni e una carriera da autore più tardi, sarà proprio lui a prendere le redini del quarto capitolo della saga, intitolato semplicemente The Predator.

La caccia si è evoluta in The Predator

Nei primi minuti di The Predator assistiamo allo schianto di un’astronave sulla Terra. L’alieno che era a bordo riesce a salvarsi, ma la sua strada si incrocia con quella di una squadra di militari in missione. I soldati vengono decimati, ma il Ranger Quinn McKenna, unico sopravvissuto allo scontro, riesce a immobilizzare il Predator e spogliarlo della sua armatura. Scappando per mettersi al sicuro, decide di spedire lontano la tecnologia aliena, poco prima di essere arrestato dal governo americano.

Il Predator viene portato in laboratorio per essere sedato e analizzato, con il contributo della biologa evolutiva Casey Bracket, interpretata da Olivia Munn. Nel frattempo McKenna viene interrogato e inquadrato come matto, per evitare che possa raccontare ciò che ha visto. Fa quindi la conoscenza con altri reduci con problemi mentali, a bordo del cosiddetto “bus dei pazzi”. Saranno loro ad aiutarlo quando l’alieno fuggirà dal laboratorio e si avvierà lo scontro vero e proprio…

Queste sono fondamentalmente le premesse del film, senza ovviamente entrare troppo nei dettagli. Risulta piuttosto evidente comunque come la trama sia piuttosto classica. Qualche colpo di scena minore è presente, ma per il resto il film segue a grandi linee lo schema e i cliché tipici degli action anni ’80, come il capostipite della saga. Il coinvolgimento della famiglia del protagonista è utile e necessario alla trama, ma nel complesso risulta abbastanza forzato.

Merita tuttavia una menzione la scelta di optare per un gruppo di eroi che soffre di diverse malattie mentali come protagonisti. Si tratta di un modo interessante per offrire una prospettiva nuova in questo tipo di film e gettare luce su realtà spesso ignorate. Il fatto che per quasi tutti loro la causa della malattia derivi proprio dal loro essere militari è un aspetto che da profondità al tutto, sebbene non sia stata troppo sviluppata.

Il divertimento di un autore

Parliamoci chiaro: il lato più interessante di tutto The Predator è senza dubbio Shane Black. Se da regista fa un lavoro discreto, creando sequenze coinvolgenti, è come sceneggiatore che da il meglio di sé. I dialoghi sono divertentissimi, si sente la mano di questo autore che sa cosa far dire ai suoi personaggi per renderli epici come ci si aspetta da un film di questo tipo.

the predator shane black alieno

Quasi ogni scena contiene un buon numero di battute sferzanti, lanciate praticamente da ognuno degli eroi, da McKenna a Baxley, passando anche per Rory il piccolo figlio del protagonista. Sembra quasi che Shane Black abbia affrontato la realizzazione di questo film come un progetto assolutamente personale e che si sia divertito moltissimo nel farlo. Tutto questo traspare e aiuta molto il prodotto finale.

E l’aiuto è necessario perché come dicevamo prima, nonostante qualche guizzo, il film non brilla particolarmente. A non convincere sono soprattutto le due figure femminili, che risultano un po’ insipide nel complesso, nonostante gli sforzi di Yvonne Strahovski e soprattutto Olivia Munn. Spicca sul resto del cast invece Keegan-Michael Key che offre un’ottima performance nel ruolo di Coyle.

Per quanto riguarda l’azione, che è ovviamente il punto focale del film, è ben presentata in generale. Gli scontri con l’alieno sono coinvolgenti e divertenti, anche se si ha l’impressione che avvengano sempre con il freno tirato. Forse se The Predator avesse accettato del tutto il suo ruolo di film “esagerato“, calcando molto di più la mano, il risultato finale sarebbe stato più soddisfacente.

l'alieno in predator

In conclusione quindi, questo The Predator è un film che si lascia tranquillamente guardare e per chi cerca un film d’azione grintoso è una visione piacevole. Non si tratta certo del miglior risultato possibile, tuttavia. Considerato che dovrebbe essere il primo capitolo di una trilogia, la speranza è che i prossimi film possano alzare il tiro e darci un prodotto finale più convincente. Soprattutto se Shane Black si divertirà ancora così tanto.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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