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The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia – dall'anime al videogioco

Nel mondo di manga e anime nulla è più facilmente traslabile in formato videoludico degli Shonen, nome dato, in Giappone, ai prodotti per ragazzi, ormai sinonimo di “fumetti con mazzate ed elementi sovrannaturali”. Certamente con Shonen si intende una categoria di manga più vasta, che comprende anche generi sportivi, commedie romantiche e altro ancora, ma è innegabile che la maggior parte dei fumetti di questo tipo sia realizzata sullo stile di Dragon Ball. In questi giorni è uscito, in esclusiva PlayStation 4, The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia, il videogioco ispirato al manga di Nakaba Suzuki, che da noi ha riscosso particolare successo grazie alla presenza della prima serie animata su Netflix, mentre in Giappone viene trasmessa attualmente la seconda stagione. Seven Deadly Sins è un’opera che rientra in tutto e per tutto nei canoni dello shonen: abbiamo un’ambientazione fantasy medievale con cavalieri dai poteri elementali, un protagonista dal passato misterioso e con un potere demoniaco nascosto e, ovviamente, combattimenti sempre più esagerati. La ricetta perfetta per farne un buon picchiaduro. Bandai Namco ha dunque colto l’occasione per realizzare questo Knights of Britannia, titolo che si rifà soprattutto alla prima stagione dell’anime e che abbiamo provato.
Dopo il filmato iniziale di presentazione, che introduce in modo dinamico i vari personaggi, ci ritroviamo di fronte alle uniche due scelte del menu: Avventura e Duello.
Duello è la classica modalità VS che ci permette di selezionare scontri 1vs1 o 2vs2, sia in single player che in multiplayer locale o online, ma all’inizio, dei 28 totali, saranno disponibili solo due combattenti, mentre gli altri dovrete sbloccarli giocando alla corposa modalità Avventura.
Questa rappresenta un vero Story Mode che ripercorre nel dettaglio tutta la saga dei cavalieri sacri della prima stagione dell’anime (più qualche anticipazione della seconda, ma non vi sveliamo oltre). All’inizio ci troveremo nella taverna del Boar Hat, dove Elizabeth, la principessa del regno di Lionesse, si rifugia dopo aver compiuto un colpo di stato ai danni di suo padre, per sfuggire ai cavalieri lanciati al suo inseguimento. L’unica speranza della fanciulla sono i Seven Deadly Sins, sette potentissimi guerrieri accusati di aver tentato di rovesciare il regno dieci anni prima, anche se le voci sul loro conto sono sempre state vaghe. Così Elizabeth incontra Meliodas, capo dei Peccati Capitali, e insieme decidono di riunire il vecchio gruppo e salvare il paese.
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Le vicende seguono fedelmente quanto succede nella storia originale, raccontandoci gli eventi tramite scene statiche realizzate con la grafica del gioco. I dialoghi, in realtà, sono molto brevi e il risultato finale è molto simile a un riassunto della trama originale, dunque, se non conoscete già il manga o l’anime in questione, probabilmente farete fatica a capire alcuni passaggi. La cosa interessante della modalità avventura è che non si limiterà a coprire linearmente le vicende dell’anime, ma vi darà la possibilità di andare in giro per il regno di Lionesse, in sella al gigantesco maiale dove il Boar Hat sorge. Oltre alle quest principali potrete affrontare anche diverse missioni secondarie,  che si dividono in: combattimenti contro altri personaggi del gioco; combattimenti contro diversi nemici minori in stile musou; le prove, dove dovrete completare delle battaglie soddisfando particolari condizioni; le missioni raccolta, in cui, utilizzando Elizabeth, dovrete raccogliere degli oggetti sparsi in un’area, facendovi aiutare dal maiale parlante Hawk in caso ci siano dei nemici. Le missioni secondarie saranno parecchie e molte si sbloccheranno una volta conclusa la trama principale. Presto però si sentirà il peso della ripetitività, dato che sostanzialmente si faranno sempre le stesse cose. Le missioni in cui affronterete più avversari minori, di solito soldati semplici o mostriciattoli, sono davvero troppo facili e basterà anche premere un solo pulsante per avere ragione degli avversari. Le missioni di Elizabeth rappresentano un curioso diversivo ai combattimenti, ma dopo averne fatte due o tre capirete che sono sempre uguali e vi verranno a noia. Alla fine, gli scontri contro gli altri personaggi saranno quelli più interessanti, semplici fino ai capitoli finali, ma almeno con un po’ di varietà anche per la possibilità di scontri 1vs1 o 2vs2.
Molto interessante la meccanica delle dicerie, che, a seconda dei danni inferti in combattimento, vi permetterà di aumentare le voci su di voi sbloccando nuove missioni, sia principali che secondarie.
La modalità Avventura vi consente anche di potenziare i vostri personaggi: trovando alcuni oggetti nelle sidequest, potrete poi convertirli in potenziamenti equipaggiabili che miglioreranno le statistiche principali dei vostri eroi e gli oggetti di potenziamento potranno anche essere riutilizzati nella modalità Duello. L’Avventura durerà fra le sei e le sette ore, a seconda del vostro stile di gioco, e potrà arrivare anche alla decina se vorrete completare ogni cosa al 100%, facendo tutte le sidequest magari col grado S. Obiettivamente, una volta finita questa modalità, non resterà molto da fare, se non gli scontri online.
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Passando al gameplay, ci troviamo di fronte a un picchiaduro in arene 3D piuttosto semplice. Dimenticate i tecnicismi alla Street Fighter o, per restare in tema anime, al recente Dragon Ball FighterZ. Knights of Britannia prende molto dalla serie Naruto Ultimate Ninja Storm; avremo un tasto per gli attacchi leggeri, che vi permetterà di fare delle combo se premuto ripetutamente, un altro per quelli pesanti e un terzo per gli attacchi a distanza. Con la pressione del tasto R1, più uno quelli appena elencati, potremo attivare gli attacchi speciali del personaggio in uso, con il conseguente consumo della barra mana; inoltre, col tasto R2 sarete in grado di richiamare un potentissimo attacco, che rappresenterà la tecnica definitiva dell’eroe o villain di turno. Anche questo attacco avrà bisogno di riempire una barra apposita per poter essere utilizzato. Il tasto X servirà a saltare o a scattare verso l’avversario in stile Naruto. Premuto insieme a R1 vi permetterà di portarvi alle spalle dell’avversario consumando del mana, proprio come la tecnica del Kawarimi no Jutsu o il vanish di Dragon Ball. L’unico accenno di tecnicismo è dunque la possibilità di concatenare delle combo tramite la sparizione al momento giusto, ma per il resto il gioco tiene fede alla sua origine shonen prediligendo un’azione basata sulla spettacolarità piuttosto che sul bilanciamento.
I personaggi sono divisi in tre categorie: Potenti, lenti ma che picchiano come un fabbro; Magici, in grado di colpire soprattutto dalla distanza e con attacchi speciali più potenti; Veloci, in grado di muoversi rapidamente e di concatenare attacchi con maggior facilità. Il bilanciamento del roster, come avevamo già visto in prodotti simili (il già citato Naruto ad esempio), è un optional. I personaggi veloci hanno una marcia in più (fra i nostri preferiti, ad esempio, c’è Ban, che è un “macellaio” in grado di fare combo davvero lunghe e potenti) e questo va un po’ a ledere il divertimento del multiplayer online, che siamo sicuri vedrà molto presto la presenza dei soliti due o tre personaggi utilizzati, cosa che rende inutile l’ampio roster presente e che smorza l’entusiasmo del confrontarsi con altri giocatori umani. Interessante la possibilità di combattere in 2 contro 2, fattore che renderà gli scontri più appassionanti e spettacolari, ma anche più caotici.
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Purtroppo in questo titolo la telecamera ha dei grossi limiti e, se già fatica nell’1VS1, nel 2VS2 spesso vi ritroverete a vivere momenti dominati dal caos più totale, a meno che non abbiate aperto il terzo occhio e vediate il mondo al rallentatore (sempre per restare in tema shonen). Le arene sono piuttosto ampie e con elementi distruttibili che rilasceranno a volte anche delle trappole, che, se colpite, potranno attivare effetti come attacchi ad area o freezing dei personaggi, un elemento tattico extra che in realtà è abbastanza superficiale, dato che spesso e volentieri le subirete voi per sbaglio e preferirete evitarne l’attivazione. Bisogna riconoscere che l’azione è veloce e gira sempre sui 60fps, risparmiando per lo meno una legnosità delle animazioni che per fortuna qui non abbiamo riscontrato. Il risultato finale è un picchiaduro spensierato e fin troppo semplice nelle meccaniche, che piacerà principalmente ai fan della serie animata, i quali non vedranno l’ora di scatenare in battaglia la potenza dei propri beniamini.
Graficamente il titolo è piuttosto sottotono rispetto ad altre produzioni simili. Il cel-shading è sufficiente per quanto riguarda i personaggi, mentre le arene sono povere di dettagli e con delle texture davvero obsolete. Il comparto sonoro gode della presenza, sempre gradita, del doppiaggio originale giapponese e di una colonna sonora orecchiabile ma che non resta impressa.
The Seven Deadly Sins: Knights of Britannia è un titolo dedicato quasi esclusivamente ai fan dell’opera originale, che potranno avere il piacere di rivivere le fasi salienti dell’anime in maniera più interattiva. Per il resto è un titolo tratto da un anime come ne esistono tanti, sufficiente, ma che non porta nessuna grande innovazione.

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Silvio Mazzitelli

Di stirpe vichinga, sono conosciuto soprattutto con il soprannome “Shiruz”, tanto che quasi dimentico il mio vero nome. Videogiocatore incallito sin dall’alba dei tempi, adoro il mondo videoludico perché dopo tanto tempo riesce sempre a sorprendermi come la prima volta. Scrivo ormai da diversi anni di questa mia passione per poterla condividere con tutti. Sono uno dei fondatori di Orgoglio Nerd e sono anche appassionato di tutto ciò che riguarda la cultura giapponese e la mitologia (in particolare quella nordica).

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