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Toradora: l’incontro tra il Drago e la Tigre

È risaputo che cercare di trovare una logica nei sentimenti è pressoché impossibile.
Gli scienziati possono fare esperimenti, elaborare teorie e trovare ragioni, ma nel momento in cui la prima scintilla si accende, la mente non può fare altro che arrendersi e arretrare. Tutti almeno una volta l'abbiamo provato sulla nostra pelle, almeno una volta nella vita: cominciare una giornata con determinazione, convinti che faremo una lista di cose che ci eravamo prefissati, convinti di essere pronti a qualsiasi contrattempo. E poi avviene… un incontro casuale, o voluto dal destino che sia, e tutto ciò che avevamo programmato viene cancellato. In un solo istante, neanche il tempo di un respiro. Reagire? Inizialmente impossibile. In seguito c'è il momento della ribellione e poi viene quello della sottomissione. Un po' ci si odia, un po' si gusta la confusione, l'adrenalina, il sangue che scorre così in fretta da farti venire il capogiro. Ci si sente così vivi che, nonostante il dolore che tutto questo può portare, ne siamo costantemente alla ricerca, dal primo momento che scopriamo i sentimenti a quando arriviamo alla fine del percorso.
Ryuji ha uno sguardo truce, ereditato dal padre, e un'aura che tende ad allontanare la gente, convinta che da un momento all'altro egli possa scoppiare e malmenarli senza pietà.
Taiga è un cucciolo abbandonato, si è costruita intorno un muro invalicabile e non permette a nessuno di attraversarlo.
Trovano per caso un punto d'incontro, decidono di perseguire insieme lo scopo comune, e con normalità, vivendo insieme la vita di tutti i giorni, si avvicinano quasi senza accorgersene, come il fiume che scorre placido nel suo letto e arriva senza intoppi al mare. Il mondo esterno viene lasciato fuori, una macchia indistinta in contrasto con il loro acceso e sfavillante colore.
Non ci sono due persone più diverse ma simili, di carattere tanto differente ma così in grado di comprendersi a vicenda, di aiutarsi, di curarsi.
Il drago e la tigre, due creature importanti nella tradizione sino-giapponese, cui spesso capita di affrontarsi in scontri epici. Per i compagni di classe di Ryuji e Taiga anche il loro può essere considerato tale.
Lo stile di Takemiya Yuyuko è un po' acerbo, a volte eccessivamente ripetitivo – Taiga viene chiamata “ tigre palmare” almeno tre o quattro volte in una stessa pagina- e questo molto spesso infastidisce. Inoltre è una scrittura caotica e istintiva, quasi che fosse realmente un liceale a mettere parole su carta, espediente che se fosse voluto sarebbe anche apprezzabile, ma non è questo il caso. Le illustrazioni di Yasu si adattano alla storia e allo stile, semplici, dalle linee morbide e tondeggianti, immagini non troppo pulite, perché devono raccontare la confusione, l'incertezza, la veemenza ma la contempo la dolcezza, di questi sentimenti appena nati. Di due giovani che si sono trovati e che a fatica pensano di lasciarsi.
Li abbiamo conosciuti con l'anime, abbiamo approfondito con il manga e ora abbiamo la possibilità di completare con la light novel pubblicata da J-Pop, dal quale in realtà tutto è cominciato. Indispensabile per gli affezionati, una lettura in più per tutti gli altri.

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