Intrattenimento

Un romantico a Milano: la città vista da Sergio Gerasi

Un romantico a Milano è l'ultima graphic novel realizzata da Sergio Gerasi, pubblicata da BAO Publishing qualche settimana fa. Racconto intimista e toccante, parla del disegnatore Drogo Colombo in un momento di difficoltà della sua vita, alle prese con il suo apparato assorbente spugnoso ormai pieno di dolori, incapace di sopportarne ancora, e il continuo desiderio di rivedere il mare. A guidarlo in questo viaggio per le vie (e i locali) del capoluogo lombardo saranno alcuni degli esponenti più importanti della vita artistica della città, come Alda Merini e Piero Manzoni, in forma di visioni che compaiono al protagonista.
Si tratta di un'opera emozionante, che tocca tanti diversi temi dalla concezione dell'arte e soprattutto del fumetto nella società moderna, al rapporto con il ricordo, la responsabilità, la genitorialità e altro ancora, il tutto nella magnifica cornice milanese, ritratta dall'autore attraverso piccoli e grandi scorci, con lo sguardo di chi conosce bene Milano e sa valorizzarne la bellezza. 
Qualche giorno fa abbiamo avuto la possibilità di parlare con Sergio Gerasi della sua opera e del suo lavoro e abbiamo raccolto tutto nella breve intervista che trovate di seguito.
ON: Partiamo con una domanda forse un po’ ovvia, ma necessaria. Quanto c’è di Sergio in Drogo?

SG: La storia non è autobiografica, fortunatamente la mia vita scorre un po’ meglio di quella del protagonista. Però naturalmente quando si crea una storia così intima, penso sia naturale che ci finiscano dentro un po’ della propria propria e delle proprie esperienze. E poi, fondamentalmente molto spesso le cose vengono in mente e si scrivono perché capitano in qualche modo, anche se vengono rielaborate. Lo spunto di questa storia è stato il mio passaggio dall'essere un vecchio giovane a un giovane papà. Da qui arriva l'idea di fondo, poi i personaggi hanno preso la loro strada. Quindi per rispondere alla domanda direi… poco. In Drogo c'è poco di me, in Fermo forse qualcosa di più. 
ON: Parlando invece dei personaggi che il protagonista incontra, sono sicuramente uno degli aspetti più interessanti del racconto. Quello che ci incuriosisce però è più quello che magari è stato lasciato fuori: quelli che sono presenti nella versione finale sono sempre stati la tua scelta iniziale o ce ne sono alcuni che sono stati scartati?

SG: Direi che fin dal principio i personaggi sono stati questi. A dire il vero, all'inizio la storia era più concentrata sull'arte, doveva essere una specie di viaggio attraverso Milano con Piero Manzoni e altri dell’avanguardia artistica di quel periodo, pittorica se vogliamo. Ma volevo che il protagonista avesse un dialogo figurato con la città e ho allargato il raggio d’azione, così sono entrati la Merini e Buzzati. Anche Munari è sempre stato abbastanza presente in altre mie storie. Avevo pensato di inserire qualche esponente della musica di metà Novecento, ma sarei finito su Gaber, Jannacci e quel filone che avevo già sviscerato in libri precedenti, perciò ho scelto quelli che trovi ora nel libro.
ON: A proposito di musica che è un’altra tua grande passione, ovviamente: quale colonna sonora consiglieresti per accompagnare la lettura di Un Romantico a Milano?

SG: Direi di partire da Un Romantico a Milano dei Baustelle che è l'ispirazione del titolo, anche se la storia non c’entra tematicamente con la canzone. Il libro poi si apre con una citazione di Giorgio Canali da Precipito. Se dovessi indicare altri pezzi, suggerirei qualcosa dei Tre Allegri Ragazzi Morti perché sono fisicamente dentro al racconto. Altri due pezzi che per me sono importanti sono All’una e trentacinque circa di Capossela, soprattutto la frase che dice “Ma il grande mito ci ha fregato che sei un eroe se sei suonato”. L’altra è un pezzo dei Dunk, un gruppo uscito da poco, che ispirandosi a Carmelo Bene ha scritto “Noi non siamo, siamo quello che ci manca”, la ricerca di qualcosa che non abbiamo è alla base della storia del romanzo.
1530619233 Romantico Milano Sergio Gerasi Intervista Cont
ON: Parliamo di fumetto digitale, una tendenza in sviluppo continuo. Il tuo romanzo è molto legato alla dimensione cartacea, perché c’è una pagina che va tagliata. Il fumetto nasce ovviamente cartaceo, ma si stanno sviluppando anche fumetti interattivi, pensati per lo scorrimento e la fruizione su device di vario tipo. Quanto secondo te questa evoluzione verso il digitale è un vantaggio o meno per il fumetto?

SG: Penso che non sia un vantaggio e credo che il mercato abbia ormai stroncato questo processo. Ci hanno provato già da tempo a proporre questo tipo di fumetti. Mi ricordo una Lucca Comics & Games dove arrivò Stano, ex-copertinista di Dylan Dog, che esaltatissimo faceva vedere questi fumetti nati solo per iPad. Stiamo parlando però di diversi anni fa, non ne vedo molti in giro. Secondo me il fumetto quando diventa così interattivo, come nel digitale, perde un po’ della sua natura. Sembra che debba rincorrere il cartone animato o il videogioco e trovo che non ne abbia assolutamente bisogno, anzi perderebbe molto rincorrendo altri linguaggi. Ovviamente se compri un fumetto per Kindle si legge comunque, io ho provato con il mio libro precedente In Inverno Le Mie Mani Sapevano di Mandarino, però è un’altra cosa. 
ON: Come cambia il rapporto con Milano da cittadino e da disegnatore?

SG: È consecutivo, perché le esperienze quotidiane molto spesso ricadono nella scrittura, le due cose sono concatenate. Ho la fortuna di vivere Milano in un modo piuttosto privilegiato, perché lavoro a casa o vicino a casa, quindi non mi infilo nel traffico e fondamentalmente esco di sera. 
ON: Diciamo che Milano te la godi, più che subirla?

SG: Sì, esatto.
ON: Parlando sempre di Milano, al quartiere Ortica stanno facendo una riqualificazione con murales alcuni dei personaggi che hai citato. Cosa ne pensi di un progetto di questo tipo, dal punto di vista anche artistico ovviamente?

SG: Li ho visti, non ho ancora bene capito come li facciano, dato che ci sono gli stessi in zona Quadronno. C’è una piazzetta dove ci sono i murales con Gaber, Jannacci, Fo e così via… Credo siano la riproduzione in grande di qualche foto. Comunque molto belli, mi piacciono.
ON: Chiudiamo con la domanda che facciamo a tutti i nostri ospiti: un superpotere che vorresti avere? 

SG: Io da piccolo ho sempre immaginato di poter fermare tutti, tranne me. Non il tempo, ma fermare tutti gli altri. 
Prima di chiudere, rivolgiamo un ringraziamento sentito a Sergio Gerasi per la sua disponibilità e all'ufficio stampa di BAO Publishing per l'opportunità che ci hanno offerto.
Testi a cura di Mattia Chiappani e Gabriele Porro

Da non perdere questa settimana su Orgoglionerd

👨‍🦯 Jon Bernthal ci mostra una reunion di Daredevil
 
🏄‍♀️ Fantastici 4: chi è la nuova Silver Surfer?
 
🦇  The Batman è stato accusato di plagio, ma l’accusa si è ritorta contro
 
✒️ La nostra imperdibile newsletter Caffellattech! Iscriviti qui 
  
🎧 Ma lo sai che anche Fjona ha la sua newsletter?! Iscriviti a SuggeriPODCAST!
  
📺 Trovi Fjona anche su RAI Play con Touch - Impronta digitale!
  
💌 Risolviamo i tuoi problemi di cuore con B1NARY
  
🎧 Ascolta il nostro imperdibile podcast Le vie del Tech
  
💸E trovi un po' di offerte interessanti su Telegram!

redazioneon

La Redazione di Orgoglio Nerd, sempre pronta a raccontarvi le ultime novità dal mondo della cultura Nerd, tra cinema, fumetti, serie TV, attualità e molto altro ancora!

Ti potrebbero interessare anche:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button