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Venerdì 12: come una storia prende vita

La serie di Leo Ortolani merita di essere riscoperta periodicamente

Prendete un pizzico di fantasma dell’Opera, un paio d’etti di Jason Voorhees, 15 kg di Igor di Frankenstein Junior, un quadro e tanta delusione d’amore e otterrete Venerdì 12. O meglio, questo è quello che si potrebbe pensare, ma in realtà la serie cult di Leo Ortolani è molto di più. Dietro le citazioni, dietro le ispirazioni (artistiche e personali), dietro quel quadro, si nasconde un’opera complessa, che merita di essere periodicamente riletta, analizzata e riscoperta. Questa saga è decisamente più della somma delle sue parti e mette in luce meccanismi e raffinatezze uniche, nello sviluppo della narrazione anche e non solo a fumetti. Vediamo insieme cosa rende quest’opera così speciale e imperdibile.

Venerdì 12 ritrae una storia in evoluzionevenerdi 12 opera ortolani storia

Tanti autori parlano del processo di creazione di un’opera come di un’evoluzione naturale, una crescita fluida che si può controllare solo fino a un certo punto. La storia prende la propria direzione, i personaggi decidono autonomamente e fanno le proprie scelte, come se avessero vita propria. L’autore li segue e ne raccoglie le testimonianze, lottando per avere un qualche tipo di dominio, ma mai definitivo.

Leo Ortolani ha raccontato come per molte sue storie il processo alla base sia proprio questo. Non solo, ma lo ha anche visualizzato in un una versione personale de Il vecchio e il mare (nel numero 56 di Rat-Man Collection). Un racconto dove l’autore è un pescatore di storie e si trova imbrigliato in una sfida impegnativa con una grande e splendida creatura (o creazione?).

Ecco, Venerdì 12 è uno dei migliori esempi possibili di questo concetto. Lungo la narrazione delle complesse vicende di Aldo, Giuda e Bedelia si vede l’inesorabile evoluzione da quel semplice concept iniziale in un racconto che piano piano spinge sui bordi della pagina e diventa grande, non solo metaforicamente.

Venerdì 12 sembra partire come un’idea semplice, un incrocio di suggestioni (fra cui quelle citate in apertura) in salsa umoristica. Una storia leggera, che infila a raffica gag e battute una dietro l’altra, ironizzando su una situazione destinata a essere ricorrente. Il conflitto eterno fonte di tante avventure nella storia della narrativa, tanto più seriale. Aldo e Giuda avrebbero potuto tranquillamente restare una coppia alla Mignolo e Prof. (peraltro tutti debuttano a metà anni ’90), chiamati ogni giorno a “tentare di conquistare il mondo“. Ma poi qualcosa è cambiato.

Una scintilla che diventa fiamma

venerdi 12 opera ortolani storiaLentamente, ma costantemente, quei due bizzarri figuri diventano sempre più pregni di personalità. Soprattutto il loro mondo si allarga, introducendo nuovi luoghi, nuovi personaggi e sempre più elementi della mitologia. Ogni pagina si fa sempre più piena di contenuti, di spessore finché si arriva al punto in cui le vicende sono troppo grandi per restare confinate in sole sei tavole.

E così piano piano il racconto si fa più ambizioso. Le storie non sono più autoconclusive, si dividono in due appuntamenti e a volte neanche questo basta, con dei veri e propri minicicli da quattro capitoli. È un processo affascinante, che avviene in maniera fluida ma impossibile da ostacolare. La storia ha iniziato a crescere e agitarsi e finalmente arriva esprimersi in tutta la sua forza in un gran finale, che in qualche modo era già lì dall’inizio ma doveva solo maturare.

Aldo, l’incarnazione del Venerdì 12 di tutti noi

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Aldo, il mostruoso protagonista di Venerdì 12, è un alter ego non solo dell’autore, ma di tutti noi. Tra i tanti personaggi creati da Leo Ortolani nella sua carriera, questo è probabilmente quello con cui più persone possono identificarsi. Aldo è l’incarnazione del concetto della delusione d’amore,  dei venerdì 12, un’esperienza che in modo più o meno intenso è comune a virtualmente chiunque.

Si tratta di una trasposizione quasi letterale dei sentimenti attraverso cui si può passare in situazioni di questo tipo. Tutte le insicurezze che vengono a galla, le difficoltà del rifiuto, il desiderio di rinchiudersi in sé stessi si traducono nella trasformazione di Aldo, nel suo diventare (o forse voler diventare) un mostro.

Al contempo però Ortolani non è affatto indulgente con il protagonista di Venerdì 12. Perché se è vero che Bedelia (almeno fino all’opera a lei dedicata) è crudele e spietata senza appello, questo non assolve Aldo dalle sue colpe. La sua mostruosità quindi non è solamente un parto delle sue insicurezze, ma è anche una concreta immagine di tutto ciò che si deve lasciare alle spalle per diventare un uomo migliore.

Ed è affascinante seguire la sua crescita, che prosegue di pari passo con la storia di Venerdì 12 nel suo complesso. Mentre la vicenda si fa sempre più grande e ambiziosa, Aldo diventa sempre più personaggio e sempre meno archetipo e contemporaneamente diventa un uomo migliore. La crescita del protagonista è quindi doppia. Aldo si evolve, sia da un punto di vista narrativo, che da uno interno al racconto in un’ascesa sempre più vertiginosa fino alla conclusione.

Far ridere è complesso

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Un altro aspetto dove Leo Ortolani si supera, se possibile, in Venerdì 12 è quello umoristico. Il punto non è solamente che questa serie faccia ridere (sebbene lo faccia davvero tanto), ma come riesca in questo obiettivo. Nel corso delle vicende si assiste a un complesso campionario di esperimenti comici riusciti, spaziando dalla semplice gag a espedienti più articolati.

Ortolani qui gioca in maniera eccezionale con i tempi comici, alternando i ritmi continuamente. Ci sono momenti in cui le battute si susseguono in maniera costante e continua, seguiti magari da altri in cui la sequenza accelera improvvisamente e ci si ritrova travolti da gag che si impilano l’una sull’altra, arrivando a costringere a una pausa nella lettura per riassorbire la risata (e asciugare le lacrime agli occhi). In altri casi poi ci sono invece battute che richiedono più respiro, che offrono un payoff a pagine e pagine di distanza.

Soprattutto poi ci sono alcuni casi in cui l’autore sfrutta a pieno il mezzo attraverso cui racconta la sua storia. Nell’economia dei tempi comici di Venerdì 12, nella costruzione stessa delle gag, Ortolani fa proprio l’elemento fumetto, integrando non solo dei buffi momenti metanarrativi, ma approfittando pienamente delle pause che derivano dalla necessità fisica di girare pagina. Un aspetto che si ritroverà anche nelle opere successive dell’autore ma che qui trova applicazione in maniera potentissima.

Venerdì 12 ha ancora molto da dire a oltre 15 anni dalla sua conclusionevenerdi 12 opera ortolani storia

Non c’è solo ancora molto da scoprire dal mondo di Venerdì 12, come la recente uscita di Bedelia ci ha dimostrato, ma dalla storia stessa. Quel racconto partito in maniera semplice, è esploso in qualcosa che regala ancora consigli e suggerimenti (magari non su come gestire delusioni d’amore al meglio) ed è pieno di aspetti da esplorare e analizzare. Un’opera che offre sempre nuove possibilità di approfondimento, senza mai perdere nulla in termini di risate e intrattenimento, anche all’ennesima rilettura (in concomitanza magari con la release di una nuova edizione, come quella fresca fresca di BAO Publishing).

Riscoprire Venerdì 12 è un’operazione che andrebbe fatta periodicamente, per imparare sempre qualcosa di nuovo. Fortunatamente è l’opera stessa a facilitarci perché, come e forse più di altre dello stesso autore, le bastano un paio di vignette per accalappiare il lettore e costringerlo a proseguire nella lettura. E in fondo è anche questo parte del suo fascino.

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Venerdì 12
  • Editore: Bao Publishing
  • Autore: Leo Ortolani
  • Collana:
  • Formato: Libro rilegato
  • Anno: 2020

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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